
Reduce dalla squalifica per il caso Clostebol, il numero uno del tennis torna in campo e agli Internazionali di Roma spazza via Navone. Avanzano pure Berrettini e Paolini.Jannik è tornato. E lo ha fatto alla sua maniera: con classe, determinazione e un sorriso che dice tutto. Dopo tre mesi lontano dai campi a causa della squalifica per il caso Clostebol - un periodo difficile ma vissuto con la calma e la maturità di un veterano - Jannik Sinner ha ripreso il suo posto nel cuore degli italiani e sulla terra del Foro Italico. Il ritorno è stato da copione: una vittoria netta, pulita, convincente contro l’argentino Mariano Navone, superato con il punteggio di 6-3 6-4.Un sabato sera da ricordare, con il Foro Italico vestito d’arancione per festeggiare il ritorno del suo beniamino. I biglietti erano esauriti da giorni, il clima da finale, le aspettative altissime. La pallina del tennis che mette in ombra il pallone dell’Olimpico dove giocano Lazio e Juve. Jannik non ha tradito: in poco più di un’ora e mezza ha messo in fila game e vincenti, lasciando intendere che sì, nel tempo lontano dalla racchetta ha solo ricaricato le pile. Alla faccia del ritmo partita da ritrovare: il numero uno del mondo ha dominato il match con intelligenza tattica e una tranquillità che ha contagiato anche il pubblico, pronto a sostenerlo in ogni scambio.Va comunque dato merito a Mariano Navone, che ci ha provato con le sue armi: corsa, resistenza e quella grinta tipica degli argentini di scuola terraiola. Classe 2001, come l’italiano, Navone è attualmente numero 99 del mondo, ma meno di un anno fa era arrivato fino alla posizione 29. Il soprannome, «La Navoneta», racconta molto del suo stile: un tennista che macina chilometri e non molla mai, soprattutto sulla terra battuta, sua superficie preferita.Per Sinner questa vittoria non è solo un passaggio di turno, ma una vera rinascita sportiva. Nei giorni scorsi, il suo arrivo a Roma è stato accolto da un entusiasmo quasi commovente. In tantissimi hanno affollato gli allenamenti sul campo 5, dove il campione altoatesino ha rifinito la preparazione. Sessioni intense ma sorridenti, dove ogni colpo vincente era accompagnato da un «Olé olé olé Sinner Sinner» da stadio.Lui ha risposto come sempre, con la testa bassa e il cuore aperto. «Mi amano perché penso di essere una persona semplice che non dimentica da dove è arrivata», ha detto pochi giorni fa. E sul Centrale, ha dimostrato di non aver dimenticato nemmeno come si vince.Il pubblico, il suo pubblico, gli ha restituito tutto l’affetto con applausi, cori e standing ovation. Roma ha abbracciato il suo campione, e Jannik ha ripagato con una prestazione che vale più di mille parole. Ora lo attende un percorso impegnativo ma affascinante, con lo sguardo già rivolto al Roland Garros.Sinner è tornato, e non solo con la racchetta in mano. È tornato con l’entusiasmo, la fame e la lucidità di chi sa che ogni caduta è un’opportunità per rialzarsi più forte. Roma lo ha capito e lo ha accolto come un re. Il tennis ha di nuovo il suo numero uno. E chissà che questo rientro non sia l’inizio di una nuova, entusiasmante stagione da raccontare.Ma non c’è solo il campionissimo a illuminare il cielo del Foro Italico a Roma. Matteo Berrettini approda al terzo turno dove affronterà Casper Ruud e Jasmine Paolini che per la prima volta arriva agli ottavi dopo aver battuto in un’ora la tunisina Ons Jabeur (6-2, 6-3). Berrettini che salva due set point, riuscendo così a chiudere in due set contro l’inglese Fearnley. «Mi siete mancati», scrive poi sull’obiettivo della telecamera in campo. Dal 2021 mancava dagli Internazionali. «Per troppo tempo mi è mancata questa atmosfera». La sua speranza è che duri a lungo anche se adesso sulla sua strada ci sarà Ruud, fresco vincitore di Madrid. Ma Berrettini ci penserà lunedì.
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Lo speciale contiene due articoli e una gallery fotografica.
Siska De Ruysscher
La giovane fu vittima di abusi durante la scuola primaria e dai 14 anni in poi ha provato a suicidarsi diverse volte. Ora Bruxelles ha accolto la sua richiesta di eutanasia. Ma lei stessa denuncia le carenze del servizio sanitario: «Io lasciata sola con matti e tossici».
Massimo Fini (Ansa)
Il giornalista: «Bevo ancora vodka, fumo e la notte frequento bettole. Milano è diventata una città di merda. Stimo la Meloni ma non voto. Il titolo del mio coccodrillo? Fu ingenuo».





