2021-04-23
Per sanitari, professori e fragili il green pass scadrà già in estate
(Marco Ravagli/Barcroft Media via Getty Images)
Il vincolo dei sei mesi penalizza chi ha ricevuto prima il siero. Dubbi su una terza dose.Il decreto varato dal Consiglio dei ministri sulle riaperture dal 26 aprile prevede l'introduzione delle cosiddette certificazioni verdi Covid-19, «comprovanti lo stato di avvenuta vaccinazione o la guarigione dall'infezione o l'effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo», si legge nella nota diramata da Palazzo Chigi. Dove viene aggiunto che le certificazioni di vaccinazione e quelle di avvenuta guarigione avranno una validità di sei mesi. Cosa succederà alla scadenza? Sarà rivisto il piano vaccinale, per il richiamo del vaccino a personale sanitario e anziani vaccinati a gennaio e febbraio? Dovranno essere programmati terzi richiami? «È tutto da vedere. Se il vaccino dovesse coprire le varianti, un'ipotesi realistica sarebbe quella di fare un controllo degli anticorpi» per prorogare il certificato», ha detto ieri il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, in audizione al Senato. Sileri ammette il problema ma non sa dare una soluzione chiara. Anzi, azzarda un'ipotesi realistica» precisando però che parla «da medico», non da sottosegretario. Ma se nemmeno Sileri ne sa nulla, chi è che ha deciso di fissare la scadenza in sei mesi? E, soprattutto, ha pensato alle conseguenze?L'aver stabilito con un decreto la durata legale dell'immunizzazione da vaccinazione, infatti, è una mina che rischia di scoppiare in piena estate. Il vincolo legale di sei mesi inserito nel decreto non ha alcuna base scientifica (anzi, dai primi studi su Moderna si parla di un'efficacia di nove mesi). Non solo. Se lo Stato non è in grado di garantire una nuova immunizzazione prima della scadenza, creerà una disparità di trattamento tra i cittadini italiani. E la nostra Costituzione (all'articolo 3) vieta discriminazioni sulla base delle condizioni personali e sociali. La scadenza legale comporta inoltre un vincolo a livello di campagna vaccinale (se lo Stato non provvede, potrebbero scattare ricorsi o class action) e rischia di aprire la strada a vertenze sindacali con conseguenze imprevedibili sul fronte organizzativo soprattutto in quei settori immunizzati in via prioritaria. Gli operatori sanitari sono stati tra i primi a essere vaccinati e i loro certificati «verdi», della durata di sei mesi dal richiamo, scadono a cavallo tra luglio e agosto. Il tema è già sul tavolo della commissione Covid dell'Ordine dei medici di Roma che sono già allarmati: avendo l'obbligo di vaccinazione, non potranno stare più vicini ai pazienti finché non riceveranno la terza dose. Sul fronte sindacale potrebbero muoversi anche i docenti vaccinati tra gennaio e febbraio, chiederanno un terzo shot di vaccino entro settembre altrimenti le scuole non potranno riaprire? La questione va chiarita al più presto. Intanto, nella nota diffusa da Palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri si legge anche che «le certificazioni rilasciate negli Stati membri dell'Unione Europea sono riconosciute come equivalenti, così come quelle rilasciate in uno Stato terzo a seguito di una vaccinazione riconosciuta nella Ue». Proprio ieri, a un mese dalla proposta della Commissione Ue per un certificato verde digitale, i rappresentanti degli Stati membri hanno concordato le linee guida sulla struttura dei dati e i meccanismi di codifica, compreso il codice QR, che garantirà che i certificati, digitali o cartacei, possano essere letti e verificati in tutta l'Unione. Le linee guida descrivono infine la piattaforma istituita dalla Commissione che consentirà la condivisione delle chiavi di firma elettronica affinché venga verificata l'autenticità dei certificati verdi digitali. Nessun dato personale dei titolari del certificato passerà attraverso la piattaforma, poiché non necessario per la verifica, viene assicurato da Bruxelles. Vedremo.
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