2020-03-31
Al diavolo l'Ue, facciamo da soli un megabond per salvare l'Italia
Ursula von der Leyen (Ansa)
Matteo Renzi lo ha detto come il solito a modo suo, con quel misto di improntitudine e arroganza che è la sua caratteristica, e di conseguenza ha ricevuto in risposta una serie di pernacchie. Tuttavia, a prescindere dal tono usato dal leader di Italia viva, è innegabile che prima o poi si debba pensare a come riaprire il Paese e, in particolare, come far ripartire l'economia. Il rischio infatti è che, se si sta ancora un po' con le mani in mano, evitando di decidere le misure da mettere in campo per per risollevare le attività commerciali e industriali, quando l'emergenza finirà scopriremo di non essere morti di coronavirus, ma di essere prossimi a tirare le cuoia per fame. Lo dico un po' brutalmente, ma se non si fa in fretta da questa crisi usciremo tutti più poveri, con molti posti di lavoro in meno e con numerose imprese che saranno costrette a portare i libri in tribunale. C'è poco da illudersi infatti: ogni giorno che passa la curva dei contagi rallenta ma aumenta quella delle imprese in difficoltà. Aziende già in affanno per molte ragioni, a cominciare dalla stretta del credito derivata dalle solite regole europee (leggi Bce), con il blocco imposto per decreto potrebbero non riaprire più i battenti. Pagare i debiti, le tasse e pure contributi e stipendi (le moratorie promesse dal governo al momento non si sono trasformate in denaro, ma sono rimaste lettera morta) senza riuscire a fatturare niente o quasi, come è capitato a molti, è un esercizio di equilibrismo che può reggere al massimo un mese. Ma poi, se non si intravedono prospettive di ripresa e non si ha liquidità, è facile immaginare le conseguenze. Sì, Renzi può anche non piacere e come è noto noi apparteniamo alla schiera di chi non si fida dell'uomo di Rignano. Tuttavia, discutere di quando riaprire il Paese e come non è del tutto insensato. Forse l'ex presidente del Consiglio avrà parlato di revocare lo stop alle imprese su sollecitazione degli imprenditori che vedono crollare i loro fatturati oppure la sua uscita sarà stata determinata dalla necessità di conquistare un titolo in un momento in cui l'informazione è dominata dal governo e i sondaggi danno i partiti minori in forte calo. Sì, forse Renzi avrà un secondo fine, ma a prescindere dai calcoli dell'ex segretario del Pd, prima o poi, anzi più prima che poi, dovremo fare i conti con la realtà, ovvero con un dato semplice: quanto può resistere l'Italia, anzi gli italiani, se tutto, l'industria come la scuola, la finanza come la circolazione, è fermo? Un Paese di 64 milioni di abitanti e 2.300 miliardi di debito può rimanere per mesi in surplace senza crollare? La risposta è no. Si può decidere di sospendere ogni attività per un mese, forse per due, ma poi se non si vuole fallire bisogna ricominciare a produrre e a far ripartire i consumi. E la cosa non riguarda solo le imprese, ma anche lo Stato, perché se le aziende non fatturano, il fisco non incassa e le entrate dell'erario (Iva, Irpef, eccetera) possono crollare.Tutto ciò per dire che ora più che mai servono idee chiare in politica economica e questo è proprio ciò che manca a un tipo come Giuseppe Conte. Il presidente dalla parlantina sciolta non ci risparmia conferenze stampa quasi quotidiane, ma ciò che ci servirebbe in questo momento sono le decisioni senza tentennamenti per riaccendere il motore del Paese. Non ci serve un signore che cambia opinione con la stessa facilità con cui cambia la pochette, abbiamo bisogno di un leader che abbia coraggio e sia credibile. Ma ancor più dell'uomo (Mario Draghi o altri), ora ci servono soldi e anche tanti, da spendere subito e non fra mesi o anni come vorrebbero Bruxelles o i Paesi del Nord. Lo abbiamo immaginato fin da subito, dall'Europa non ci arriverà alcun aiuto concreto se non l'offerta di assoggettarci alle regole del Mes, ossia svendere la nostra sovranità nazionale. No, se vogliamo salvarci e ripartire dobbiamo contare sulle nostre forze. Inutile perdere tempo a inseguire inutili trattative: meglio concentrarci su una soluzione. E l'unica possibile, al momento, è un'emissione di titoli di Stato dedicata principalmente a investitori italiani con lo scopo preciso di far ripartire il Paese. Sui conti bancari c'è una liquidità immensa e credo che molti risparmiatori potrebbero sottoscrivere dei bond se l'operazione fosse chiara e ben mirata. Certo, servirebbe un leader capace di parlare al Paese e anche di chiedere aiuto. Cioè un uomo credibile e carismatico, una persona che non divida, ma rassicuri gli italiani, chiedendo loro di aiutare l'Italia. Insomma, avete capito. Se vogliamo fare un appello che rimetta in moto l'economia dopo il coronavirus, ci serve un nuovo presidente del Consiglio.
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
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