2019-02-15
Per rendere onore ai morti dei gulag la data giusta c’è già: è il 26 di agosto
Quel giorno del 1953 il regime «svelò» inavvertitamente l'orrore dei campi. Tre anni dopo uscì il rapporto Kruscev.Continua la raccolta firme per istituire una giornata della memoria dei crimini comunisti. Per aderire scrivete a lettere@laverita.info con oggetto «Orrori rossi» o commentate con il vostro nome e cognome sulle pagine Facebook e Twitter. Firme orrori rossi from La Verità È stato relativamente facile individuare una data per la Giornata della memoria della Shoah. Il 27 gennaio 1945 l'Armata rossa entrò nel campo di sterminio di Auschwitz, trovandovi solo scheletri umani, sopravvissuti alla barbara follia nazista. Per i gulag il discorso è molto diverso. Questi lager, ufficialmente di «rieducazione attraverso il lavoro», vennero fittiziamente chiusi subito dopo la morte di Stalin. Ma rimasero i milioni di detenuti dell'Urss, compresi quelli prelevati nei Paesi dell'Est e in altri Paesi (polacchi, cechi, italiani, francesi, tedeschi e altri ) provenienti dalla guerra di Spagna e dalla Resistenza in Europa, considerati dissidenti e quindi nemici dello Stato sovietico. Fra questi c'era anche Jacques Rossi, comunista francese, naturalizzato polacco finito in un gulag. Nella sua autobiografia, ha confessato di «essere stato colpevole di omicidio involontario. Di questo crimine sono stato punito». La sua testimonianza sugli anni del gulag è veramente impressionante, anche perché la sua peregrinazione per «i campi di lavoro» durò per vent'anni, da un capo all'altro dell'Urss: condannato con accuse infamanti e quasi sempre false (spionaggio e altri reati ). Eppure era stato un combattente repubblicano in Spagna contro le milizie franchiste; conoscendo dieci lingue, aveva girato l'Europa portando messaggi riservati del Cremlino ai leader dei partiti comunisti, a ministri e capi di Stato. Sopravvissuto ai gulag, Jacques Rossi scrisse un prezioso Manuale del gulag, un dizionario storico (pubblicato in Italia nel 2006 dall'editrice L'ancora del Mediterraneo) che rappresenta un importante chiave di lettura sugli intricati misteri del lager sovietici. A differenza dei campi di sterminio nazisti (su cui esiste una vastissima letteratura, fatta anche di testimonianze, resoconti, diari e racconti delle stesse vittime e dei carnefici ) sui gulag , a parte alcune voci isolate (Aleksandr Solzenicyn con Arcipelago Gulag, Varlam Salamov con i Racconti di Kolyma) ,il silenzio e la disinformazione dominavano. Lo stesso Jacques Rossi scrive nel suo Manuale: «La mia esperienza del gulag mi consente di dire che è soprattutto grazie al terrore messo in atto contro lo stesso popolo sovietico, e grazie alla menzogna e alla dissimulazione esercitati senza limiti e senza vergogna nei confronti del mondo intero, che l'utopia ha potuto durare così a lungo». Nel dizionario storico-politico vengono meticolosamente ricostruiti tutti i passaggi articolati della graduale chiusura dei campi di lavoro in Siberia e nelle altre regioni asiatiche, dove i lavori forzati diventavano spesso di «liquidazione fisica» (per l'estrema pesantezza dei lavori, le temperature artiche, con riscaldamenti quasi inesistenti, lo scarsissimo cibo a disposizione, le malattie non curate, le torture quotidiane e le fucilazioni per scoraggiare le fughe e punire chi non rispettava il più piccolo ordine). Dopo la morte, ancora oggi misteriosa, di Stalin (gli storici propendono per un complotto dei potenti uomini del Cremlino, che si erano accordati per gestire il potere dopo la scomparsa del dittatore), tutte le direzioni dei gulag vengono concentrate - 26 agosto del 1953 - nel nuovo ministero dei Trasporti e delle strade rotabili. Questa decisione fu presa per mascherare come una scelta tecnica la diversa gestione (con altri nomi) dei gulag, visto che la maggior parte di questi campi di lavoro si occupava di costruire strade, ferrovie e altre infrastrutture. Per la verità i detenuti lavoravano anche nelle miniere; nei gulag siberiani venivano impiegati anche nell'estrazione dell'oro, dello stagno e anche dell'uranio, ovviamente senza alcune tutela per la loro salute. Nell'autunno 1956 il gruppo dirigente sovietico decise di cancellare i «campi di lavoro», trasformandoli in «colonie di lavoro correzionali». Tutto, però, viene attuato con disposizioni amministrative, senza dare troppa pubblicità. I gulag «riverniciati» vengono inquadrati nell'ambito del ministero della Giustizia, destinati però gradualmente (sino agli anni Ottanta) a essere smantellati con la liberazione dei detenuti sopravvissuti. Una documentazione completa della realtà delle centinaia di gulag (forse un migliaio, perché il numero esatto non si è mai saputo) la si trova nel libro fotografico di Tomasz Kizny, Gulag (con testi di Norman Davies, Jorge Semprun e Sergej Kovalev, Bruno Mondadori editore).George Semprun, ex ministro della Cultura in Spagna e deportato a Buchenwald, in un testo scritto per il libro affermò che «i cittadini sovietici deportati nei campi nazisti non vennero liberati al crollo del regime hitleriano. Nella maggior parte dei casi i sopravvissuti vennero mandati nei campi sovietici dell'arcipelago gulag: direttamente da Buchenwald o da Dachau nei campi della Kolyma. Semprun racconta poi una pagina di grande interesse storico-politico. Nel 1937 il lager di Buchenwald, vicino a Weimar, viene aperto dai nazisti. Otto anni dopo, nel 1945, dopo la liberazione da parte dell'esercito americano del generale George Smith Patton, il lager si svuota, ma non per questo viene chiuso. Tre mesi più tardi le truppe di occupazione sovietiche riaprono il lager. Per questa ragione nel lager oggi sono stati allestiti due musei: quello del campo nazista e quello del regime comunista dell'ex Urss. Nello stesso libro, Gulag, di 500 pagine, quasi tutto fotografico (del reporter Kizny, che ha girato per molti anni i luoghi sperduti dove erano stati collocati i gulag, con le immagini raccolte negli archivi dei sopravvissuti) un ex detenuto della Kolyma, Sergej Kovalev, scrive: «Allo scoppio della seconda guerra mondiale cominciarono ad arrivare nei campi del Gulag anche cittadini dei Paesi conquistati dall'Urss: lituani, lettoni, estoni, polacchi. Dopo la morte di Stalin, la maggior parte dei prigionieri politici venne liberata. Ma i campi del gulag si riempirono presto di nuovo di tutti i rinnegati, i dissidenti, gli scrittori, i militanti dei movimenti religiosi o nazionali: ucraini, tatari, armeni… La repressione durò sino alla metà degli anni Ottanta, epoca della perestrojka di Michail Gorbaciov». Appare certo, però, che tutte le responsabilità dei crimini contro l'umanità nei Paesi dell'ex Urss non sono mai state accertate. Nessuna Corte internazionale ha promosso indagini e inchieste giudiziarie sugli autori e i mandanti di questi milioni di vittime, il cui numero (gigantesco) è ancora sconosciuto. Giustamente, osserva Sergej Kovalev, «in prima fila tra i responsabili del gulag ci sono il Partito comunista, i servizi di sicurezza, il sistema. Ma non bisogna dimenticare che siamo stati noi, i cittadini di questo Paese (l'Urss), a creare questo sistema».La data della Giornata della memoria? Il 26 agosto, perché quel giorno del 1953, dopo la morte di Stalin, fu all'origine del Rapporto Kruscev, che tre anni più tardi avrebbe rivelato al mondo l'orrore dei crimini comunisti. E segnò la fine dei gulag e dei crimini del regime dell'ex Urss.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)
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