2019-11-28
Per farsi la villa da 1,4 milioni Renzi ha chiesto 700.000 euro al finanziatore della sua Open
I soldi dalla madre di Riccardo Maestrelli. Lui conferma: «Li ho restituiti in pochi mesi grazie ai miei compensi extra politici». Ben 830.000 euro nel 2018 e oltre il milione per questo anno. Una mail mette nei guai Luca Lotti. L'ex sottosegretario aveva a disposizione anche una prepagata della fondazione. Lo speciale comprende due articoli. La cassa e la casa. Dietro una «s» si nasconde l'ultimo mistero sulle finanze del senatore semplice Matteo Renzi, ex premier e conferenziere di successo all over the world. Oltre che proprietario di una splendida villa, a Firenze, acquistata nel giugno 2018 - come raccontato in esclusiva dal nostro giornale - per 1,4 milioni di euro. Così suddivisi: 400.000 euro in assegni circolari del Banco di Napoli e mutuo restante da oltre 900.000 euro. Oggi si scopre chi ha dato le provviste finanziarie all'ex Rottamatore per la caparra e come Renzi è riuscito, nel giro di un anno, a moltiplicare del 3.400 per cento le sue magre entrate. È tutto scritto nelle segnalazioni dell'unità di informazione finanziaria su cui sta indagando la polizia economico-finanziaria del capoluogo toscano nell'ambito del procedimento penale 13966/2017. A prestargli i soldi è stata la signora Anna Picchioni, vedova di Egiziano Maestrelli e matriarca della ricca schiatta di imprenditori toscani che con Matteo ha sempre avuto ottimi rapporti. Con lui a Palazzo Chigi, uno dei figli, Riccardo Maestrelli, ottenne un posto nel Cda della Cassa depositi e prestiti immobiliare. I Maestrelli sono anche i proprietari dell'hotel extralusso Villa Roma Imperiale di Forte dei Marmi dove l'allora premier riposava le stanche membra durante le ferie estive con famiglia al seguito, e compaiono nella lista dei finanziatori di Open, la fondazione finita nell'inchiesta per finanziamento illecito ai partiti insieme al suo ex presidente, Alberto Bianchi. Torniamo ai conti. La signora Picchioni ha girato ai Renzi 700.000 euro frutto di un finanziamento ricevuto da una impresa di famiglia, la Pidas spa. I denari sono stati utilizzati per l'acquisto della villa e restituiti interamente, come ha sottolineato lo stesso ex presidente del Consiglio, in data 6 novembre 2018 dal conto cointestato dei coniugi. Dall'analisi dei flussi finanziari è stato possibile accertare che i soldi per il rientro del prestito sono arrivati (per 500.000 euro) dal conto personale di Renzi, acceso presso un istituto di credito di Palazzo Madama. Su questo conto corrente sono stati accreditati bonifici provenienti da varie società italiane ed estere. La Verità è in grado di rivelare quali sono: 119.000 euro sono arrivati da Minds agency e da Celebrity speakers, la società che ha ingaggiato Matteo come speaker internazionale sotto l'attenta guida di Marina Leo, imprenditrice napoletana con un passato di interprete e traduttrice. Altri 454.000 euro sono stati erogati invece dalla società di produzione Arcobaleno 3 srl di Lucio Presta per la serie, in onda nel dicembre scorso su Nove, dal titolo Firenze secondo me. Un fiasco in technicolor inchiodato al 2 per cento di share e superato anche dalle mirabolanti avventure di Rapunzel, la ribelle principessa Disney dai lunghi capelli. Disavventura televisiva che non ha frenato comunque l'ascesa di Presta, promosso quest'anno grande regista della Leopolda 10, la prima senza il Pd. Altri soldi sul conto corrente di Matteo Renzi sono infine arrivati dal fondo Algebris Uk che fa riferimento al finanziere David Serra, munifico storico finanziatore dell'ex premier. Dunque, lasciato Palazzo Chigi, Renzi ha visto esplodere la propria dichiarazione dei redditi nel giro di un biennio. La stessa che per l'anno di imposta 2017 arrivava a 29.000 euro e che, parole sue, per il 2019 sfonderà quote ben più elevate. «Nel 2018 ho ricevuto un importante ritorno economico dalle mie attività, fino a 2018 ho fatto solo politica», ha spiegato in diretta Facebook il senatore annunciando di aver incassato «830.000 euro» in quell'anno, lo stesso in cui diceva di avere sul conto corrente appena 15.000 euro. «Nel 2019 saranno più di un milione, sono i miei proventi», ha aggiunto. «Dovendo effettuare un anticipo bancario ho fatto una scrittura privata con un prestito concesso e restituito nel giro di qualche mese». Il che corrisponde a verità. Quel che lascia perplessi è la colonnina delle addizioni: come ha fatto a raggiungere 1 milione di euro nel 2019 senza la miniserie su Firenze e contando solo sulle ospitate all'estero? I compensi per quest'attività sono sempre stati indicati in circa 20.000 euro a evento, una cifra evidentemente non veritiera considerato che Matteo avrebbe dovuto prendere parte a una manifestazione a settimana per 12 mesi consecutivi. Quindi, è chiaro che il cachet è più alto. Perché però non lo dichiara? Altre fonti di reddito potrebbero essere legate ad attività di consulenza all'estero, magari nei Paesi Arabi, dove l'ex Rottamatore è sempre più spesso. Certo è che, nel maggio scorso, l'ex premier ha deciso di dare una sterzata «imprenditoriale» alla sua carriera creando a Firenze la Digistart con capitale sociale di 10.000 euro versati cash. Una Srl che si occupa di «attività di analisi dei processi comunicativi che collegano cittadini e imprese. Anche mediante l'organizzazione e/o partecipazione a convegni, seminari, incontri sia in Italia che all'estero». La società che sviluppa inoltre «consulenza aziendale e assistenza nella pianificazione strategica a favore di imprese. In particolare l'elaborazione di piani strategici industriali». Il suo è quasi una sorta di procacciamento d'affari: «L'attività di consulenza tecnica (business advisor) nell'ambito delle operazioni straordinarie d'impresa, quali fusioni, acquisizioni, joint ventures industriali e commerciali, attività di attrazione e ricerca investimenti». La Srl si offre anche per l'«individuazione di possibili partner e/o sinergie per creare valore, ricerca e studio di possibili acquisizioni o cessioni per migliorare il rendimento». Una società che è una garanzia visto quant'è stato bravo Renzi a creare valore per sé stesso. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/per-farsi-la-villa-da-1-4-milioni-renzi-ha-chiesto-700-000-euro-al-finanziatore-della-sua-open-2641468472.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="particle-1" data-post-id="2641468472" data-published-at="1758000097" data-use-pagination="False"> Una mail mette nei guai Luca Lotti. Indagato per traffico di influenze Nell'inchiesta sulla fondazione Open spunta il primo nome di politico. Nel copioso decreto di sequestro consegnato all'ex presidente Alberto Bianchi viene citata a supporto anche una mail intercorsa tra lo stesso legale e l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, già consigliere di Open insieme con Maria Elena Boschi e l'imprenditore Marco Carrai. Da tempo il nome del deputato pd circolava collegato alla delega al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), organismo chiave per lo sblocco dei fondi destinati alle infrastrutture. In effetti a Bianchi viene contestato il reato di traffico di influenze illecite e il finanziamento illecito in relazione ai suoi rapporti con concessionari autostradali come il gruppo abruzzese Toto e quello piemontese Gavio, società perquisite nell'ambito del fascicolo fiorentino in corso. Dunque per la prima volta emerge un documento che dimostrerebbe l'«influenza» di Bianchi presso un politico nell'interesse di un suo cliente e finanziatore della Open. Il nome di Lotti emerge anche nella questione delle carte di credito rimborsate da Open. L'ex ministro dello Sport aveva in consegna una prepagata non nominativa che non è chiaro se fosse in uso solo a lui o anche a terzi. Lotti ha dichiarato che «comunque, ovviamente, è tutto rendicontato e messo nero su bianco». La Fondazione rimborsava pure viaggi, cene, alberghi e altre spese di Matteo Renzi, costi che sarebbero stati legati alla sua attività politica. Per la difesa questa era un'attività prevista dallo statuto, per l'accusa, invece, la prova che la fondazione era in realtà un'«articolazione politica». Martedì mattina è stato perquisito anche Carrai che è rimasto stupefatto per l'accusa di finanziamento illecito che gli è stata contestata. L'attenzione investigativa si sarebbe concentrata sui rapporti instaurati da Carrai con una decina di esponenti del mondo imprenditoriale e finanziario italiano. L'imprenditore avrebbe convinto alcuni capitani d'azienda a donare soldi alla Open. A quanto risulta alla Verità Carrai avrebbe parlato di finanziamenti alla fondazione con l'imprenditore Corrado Fratini, il quale gli avrebbe chiesto l'iban della Open. Martedì è stato perquisito anche Leonardo Bassilichi, della cui azienda Carrai è stato consigliere d'amministrazione. Ha ricevuto la visita dei finanzieri pure Marco Bernabè già socio di Carrai in aziende come Cambridge Management Consulting e YourFuture. Carrai alle agenzie ha dichiarato: « So di non aver commesso reati e di aver sempre svolto i miei compiti rispettando la legge». Ieri anche l'imprenditore Alfredo Romeo si è fatto sentire e ha negato di essere mai stato perquisito, al contrario di quanto riportato dai media. Alla fine sono state oltre 30 le perquisizioni disposte dalla Procura di Firenze in 48 ore per far luce sui flussi di denaro finiti nelle casse della fondazione Open.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
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