2021-09-29
Per colpa dei sussidi alle rinnovabili le bollette ci costano il 33% in più
L’energia solare ed eolica non serve e ha prezzi alti: per imporla è stato creato un sistema di incentivi che paghiamo tutti noiC’eravamo lasciati notando che la massima potenza elettrica che un Paese chiede (per l’Italia quasi 50 Gw intorno alle 7 della sera) deve essere tutta convenzionale (idroelettrico, nucleare, carbone, o gas): ai fini del computo della stessa, la potenza eolica o fotovoltaica conta zero. A che servono allora codesti impianti? Servirebbero a risparmiare «combustibile» convenzionale (sia esso l’acqua dei bacini, o uranio, o carbone, o gas naturale) quando il vento soffia o il sole brilla. Per comprendere perché fotovoltaico ed eolico sono un enorme danno, consentitemi un’analogia. Se vogliamo spostarci in modo adeguato alle nostre necessità, con l’auto abbiamo la garanzia di farlo e non abbiamo bisogno d’altro. Perché, allora, abbiamo anche una bicicletta? Perché la bicicletta costa 200 euro e aggiungerli ai 20.000 di un’auto ci consente ogni tanto - se il tragitto è breve, se la strada è pianeggiante, se non piove, se non dobbiamo accompagnare la figlia all’asilo, se non dobbiamo far la spesa e se non abbiamo problemi di prostata - di risparmiare benzina usando la bicicletta. Ma se questa costasse quanto l’auto - o, peggio, il doppio o dieci volte più dell’auto - ce ne doteremmo? Io no. Orbene, questo è il punto. Se per produrre un gigawatt elettrico bisogna impegnare miliardi 1 sull’impianto a gas, miliardi 2 sull’impianto a carbone e miliardi 3 su quello nucleare (che sono l’auto della nostra analogia), di miliardi bisogna impegnarne almeno 5 sull’impianto eolico e almeno 30 su quello fotovoltaico (eolico e fotovoltaico sono la bicicletta della nostra analogia). La convenienza economica di questi impianti è fuori discussione: non ve n’è alcuna. Ecco perché le tecnologie convenzionali contribuiscono per oltre il 90% alla produzione elettrica mondiale mentre eolico e fotovoltaico meno del 10%. I quali esistono grazie a una sola cosa: sovvenzioni con il denaro delle nostre bollette gonfiate.La nostra disgrazia cominciò con il ministro Pier Luigi Bersani, che con decreto ministeriale del 16/3/99 introdusse, da un lato, i cosiddetti certificati verdi, titoli elargiti gratuitamente dal Gestore del sistema elettrico (Gse) a chiunque producesse elettricità farlocca, e, dall’altro, l’obbligo per chiunque producesse energia elettrica che almeno il 2% (minimo che con il tempo aumentò) fosse da fonti farlocche. L’obbligo poteva essere ottemperato anche acquistando i certificati verdi elargiti ai produttori di elettricità farlocca. Ne conseguì da allora un travaso di miliardi nelle tasche di quest’ultimi da parte dei primi, i quali si rivalsero sull’utente. La bolletta elettrica cominciava a salire, con pochi furbetti che si arricchivano a spese di tutti noi.Negli anni successivi gli ignari utenti elettrici sono stati vieppiù spremuti grazie a un ginepraio sempre più fitto di forme d’incentivazione mirate a foraggiare le tecnologie farlocche. Per esempio, il conto energia a favore del fotovoltaico, istituito in modo pesante dal governo Prodi per insistenza del ministro Alfonso Pecoraro Scanio: il chilowattora prodotto da fotovoltaico veniva remunerato per legge oltre quattro volte di più del suo prezzo alla borsa elettrica. Altri incentivi sono quelli in conto capitale con finanziamenti a fondo perduto elargiti - ora dallo Stato, ora da enti locali -a chi realizza tali impianti farlocchi. Un altro elemento di aumento delle bollette elettriche potrebbe forse interessare la magistratura. Gli incentivi all’elettricità farlocca sono erogati anche a chi la importa. Per esempio nel 2018 l’Italia importava oltre il 13% d’energia elettrica dall’estero, che però era tutta nucleare, quasi tutta dalla Francia. Se però l’importatore dichiara che è energia rinnovabile, il Gse s’accontenta della dichiarazione e quell’energia viene remunerata come se fosse farlocca, cioè con tutti gli incentivi del caso. V’è infatti discordanza tra i dati del Gse, secondo cui, ad esempio nel 2018, i consumi italiani d’elettricità da nucleare d’importazione ammontavano al 4% del totale, mentre al gestore della rete elettrica risultava quasi il 14%. Insomma, la quota di rinnovabili del mix italiano risultava gonfiato, di quasi 10 punti percentuali, al 41%. La cosa è spiegata nei dettagli in un illuminante capitolo, a firma dell’ingegner Ugo Spezia, nel mio L’Illusione dell’Energia dal Sole (21mo Secolo editore, 2021).Alla fine della fiera, mettendo tutto insieme, nel 2018 il Gse corrispondeva agli impianti farlocchi quasi 14 miliardi, ma dalla corrispondente vendita a prezzi di mercato incassava poco meno di 2 miliardi, e questo è quindi il vero valore di mercato dell’elettricità farlocca. La differenza di quasi 12 miliardi è stata spalmata nelle nostre bollette elettriche sotto la voce «oneri di sistema», che contribuiscono per circa il 20% alla bolletta. Posta questa pari a 100, si hanno 20 punti di oneri di sistema, cui dobbiamo aggiungere per le rinnovabili il 41% dei rimanenti 80 punti, sommando così a 53 punti la quota di bolletta per le rinnovabili (47 quindi è la quota di non rinnovabili). La quota di rinnovabile, però, come detto sopra, è gonfiata, avendo queste contribuito per meno del 35%. Pertanto, il rapporto del costo del chilowattora elettrico tra le fonti farlocche e fonti non rinnovabili è equivalente al rapporto tra 53/35 e 47/65, cioè al rapporto tra 1.5 e 0.7.Detto diversamente: il chilowattora farlocco ci costa il doppio di quello convenzionale! Ogni 3 euri di bolletta, 2 sono per l’elettricità farlocca e 1 per quella convenzionale. Se si cancellasse ogni sovvenzione a solare ed eolico, questi non reggerebbero il mercato, la loro quota verrebbe coperta da elettricità convenzionale e ogni 3 euro in bolletta diventerebbero 2: le bollette elettriche si ridurrebbero di un terzo, le imprese energivore non scapperebbero dall’Italia, diminuirebbe la disoccupazione e, con la maggiore disponibilità d’energia abbondante e a buon mercato, godremmo tutti di maggiore benessere. (3. Fine)
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