2024-05-01
Per attutire il flop delle auto elettriche Stellantis prova a colonizzare l’Africa
Deludente il primo trimestre: - 10% in Borsa. Accelera l’Algeria, Europa in difficoltà. Pomigliano sciopera, Maurizio Landini non partecipa.«Siamo molto contenti dei progressi del nostro “terzo motore” (Medio Oriente, Africa, Asia Pacifico) che pensiamo genererà in futuro i margini più alti del gruppo». Nelle parole di Nathalie Knight, direttore finanziario di Stellantis, durante la call con gli analisti, c’è l’esplicita indicazione di una direzione di marcia, quella che spinge la multinazionale dell’auto a insistere sui territori dove il costo del lavoro è più basso e il mercato è meno saturo, ma anche un’implicita ammissione degli errori strategici commessi quando si è deciso di puntare praticamente tutto sull’elettrico. Tant’è che le aree geografiche tradizionali dove le vetture a batteria avrebbero dovuto attecchire prima, Europa e America, sono quelle che soffrono di più. Inutile nasconderselo, i dati del primo trimestre 2024 della casa italo-francese non sono positivi. Lo dicono i vari segni meno che caratterizzano la trimestrale, (ricavi fermi a 41,7 miliardi in diminuzione del 12% rispetto allo scorso anno) e i numeri delle consegne di veicoli, pari a 1,335 milioni, in flessione del 10%. E lo confermano sia la reazione della Borsa (-10%) sia il segno più dell’elettrico (vendite globali aumentate dell’8%) che evidentemente ne è decisamente più basso rispetto al tasso di sostituzione rispetto ai veicoli diesel e benzina. Di fronte a queste percentuali spicca l’Africa che ha messo a segno una serie di risultati superiori alle aspettative. Le consegne delle Fiat in Algeria sono aumentate di ben 7 volte rispetto ai numeri di 12 mesi fa, mentre i veicoli commerciali Stellantis Pro One hanno raggiunto la leadership nella regione del Medio Oriente e Africa con il 26% di quota di mercato. Ma più in generale sono quasi tutti i dati delle vendite ai clienti finali a crescere, portando l’area Medio Oriente e Africa a un +23% su base annua. Non che «la colonizzazione» africana arrivi come un fulmine a ciel sereno, ma un accelerazione del genere era difficile da prevedere e tutti i trend lasciano pensare che nei prossimi mesi saranno le produzioni e le vendite in Algeria e Marocco a trascinare i conti e a mettere una toppa rispetto alle difficoltà sui mercati europeo ed americano. In Algeria, per esempio, Stellantis ha deciso di anticipare di ben due anni il programma di ampliamento del sito di Tafraoui, nei pressi di Orano, completato ad agosto 2023. La nuova casa della Fiat 500 ibrida. A regime lo stabilimento darà lavoro a circa 2.000 persone con una capacità produttiva di 90.000 veicoli all’anno.Tutt’altra la storia nel Vecchio Continente. «In Europa il mercato è stato più difficile», ha ricordato la stessa Natalie Knight, «ma abbiamo fiducia nel fatto che saremo in grado di navigare in acque turbolente procedendo sulla via dell’elettrificazione». Fiducia che però si scontra con i fatti. Quelli che vedono, per esempio, l’Italia sempre più in difficoltà. Di Mirafiori (praticamente ferma) sappiamo tutto, mentre ieri lo sciopero ha toccato Pomigliano, con una partecipazione diffusa e i sindacati compatti. Tutti tranne uno. La solitamente barricadera Fiom, l’ex sigla del segretario generale Maurizio Landini, il metalmeccanico da salotto che è sempre pronto ad annunciare proteste contro il governo, eppure ieri su Stellantis si è dissociato. Ma i problemi europei sono generalizzati e riguardano anche Francia e Gran Bretagna. Spiega molto bene l’andazzo, una notizia riportata in queste ore dalla Reuters. Secondo l’agenzia tre delle maggiori fabbriche di Stellantis si sono fermate per mancanza di componenti. La causa non è da ricercarsi nelle guerre o in un altro fattore geopolitico, ma gli stabilimenti di Poissy e Hordain in Francia e il sito di Luton nel Regno Unito soffrono per lo sciopero di alcuni fornitori. Motivo? Le aziende che vendono componenti per le vetture del gruppo hanno deciso di far sentire la loro voce dopo le voci che danno per quasi certo, il totale o parziale spostamento in Polonia delle produzioni “francesi”. Insomma, torniamo al punto di partenza. Se la transizioni verso l’auto elettrica diventa una sfida quasi esclusivamente sulla riduzione del costo del lavoro, trasferendo gli assemblaggi nei Paesi, Africa in testa, dove gli operai vengono pagati circa 500 euro al mese, diventa una gara al massacro, che avrà probabilmente dei vincitori, pochi, e milioni di sconfitti già in partenza. La dice lunga il fatto che i manager della multinazionale e gli analisti vedano una speranza di crescita per Stellantis dalla collaborazione con i cinesi di Leapmotor. La casa di auto elettriche con sede a Hangzhou potrebbe iniziare le vendite in Europa da settembre e aiutare quindi il gruppo guidato dal manager portoghese Carlos Tavares a chiudere l’anno in recupero, togliendo però altro lavoro ai siti del Vecchio Continente.