2019-08-22
Pedofilia, respinto l’appello di Pell. Il cardinale sconterà la pena di sei anni
Lo ha deciso a maggioranza la Suprema corte australiana. Il Vaticano: «Attendiamo l'esito di tutti i gradi di giudizio».«A maggioranza (2 a 1), la Corte ha respinto l'appello del cardinale George Pell contro la sua condanna per la commissione di reati sessuali. Egli continuerà a scontare la sua condanna a 6 anni di reclusione. Rimarrà idoneo a richiedere la libertà sulla parola dopo aver scontato 3 anni e 8 mesi della sua condanna». Ieri alle 9.30 di Melbourne il giudice Anne Ferguson, presidente della Corte Suprema di Victoria, ha quindi respinto il ricorso del cardinale australiano condannato da una giuria lo scorso dicembre con una sentenza annunciata a marzo 2018 (con un suppression order era stata impedita la divulgazione del risultato, anche se la notizia era comunque già trapelata).L'attesa sentenza di appello era stata preceduta da una pressione mediatica enorme, che ha accompagnato sempre i processi contro il cardinale ex arcivescovo di Sidney, dal febbraio 2014 prefetto della neocostituita segreteria per l'economia in Vaticano. Quando nel giugno 2017 il cardinale venne formalmente incriminato per «reati sessuali storici» Pell, che si trovava a Roma, dichiarò la sua innocenza e chiese e ottenne da Francesco un congedo per tornare in Australia a difendersi. Nel dicembre scorso, quindi, è arrivata la condanna da parte di un tribunale di Melbourne per un'aggressione sessuale nei confronti di due minori, uno di 12 e l'altro di 13 anni, quando Pell era arcivescovo di Melbourne nel 1996, nella sacrestia della cattedrale dopo una messa domenicale del mattino. La sentenza ritiene colpevole Pell di altri quattro capi d'accusa riguardanti atti osceni sempre nei confronti di minori. Questa sentenza, come ha rilevato il giudice Ferguson ieri, era arrivata dopo che un precedente processo nell'agosto 2018 non aveva dato esito, perché i giurati non erano riusciti a raggiungere un verdetto unanime o a maggioranza.La condanna aveva sollevato molte perplessità per i fatti successi nella sagrestia della cattedrale più di 20 anni fa. Tanto che anche al momento della discussione dell'appello, il 5 e 6 giugno scorsi, l'accusa si era scusata per non essere riuscita a «spiegare bene» come erano andate le cose. La difesa aveva lavorato sul fatto che le accuse sono portate da un unico testimone (l'altro è morto di overdose nel 2014) contro una ventina di altre testimonianze che, invece, mostravano l'innocenza di Pell. Sui tre motivi di appello portati dalla difesa il risultato non unanime tra i giudici (2 a 1) si è avuto proprio su quello che riguarda la questione se le prove presentate contro Pell fossero irragionevoli e impossibili; verso gli altri due motivi, di carattere procedurale, invece, i tre giudici hanno respinto all'unanimità. Il giudice Mark Wienberg ha spiegato il suo dissenso dal parere della maggioranza, affermando che non è stato d'accordo sul fatto che il giudizio di colpevolezza della giuria avrebbe potuto essere al di là di ogni ragionevole dubbio sulle prove presentate. «Secondo il punto di vista del giudice Weinberg», ha detto il presidente Ferguson, «c'era una significativa quantità di prove convincenti e, in alcuni casi, impressionanti che suggerivano che il racconto del denunciante era, in un senso realistico, impossibile da accettare. Tuttavia», ha concluso, «il ricorso per irragionevolezza è stato respinto perché gli altri due giudici hanno avuto una visione diversa dei fatti».Il porporato ha assistito in silenzio alla lettura della sentenza di appello, immobile. «Il cardinale Pell è ovviamente deluso dalla decisione di oggi», ha detto la portavoce del cardinale Katrina Lee. «Tuttavia, il suo team legale esaminerà a fondo la sentenza al fine di determinare una richiesta di libertà speciale all'Alta corte», ha aggiunto Lee. «Mentre prende atto della decisione non all'unanimità di 2-1, il cardinale Pell mantiene la sua innocenza. Ringraziamo», ha concluso la portavoce, «i suoi numerosi sostenitori». La difesa ha ora 28 giorni per accedere all'Alta corte. Intanto Pell, che non chiederà una pena abbreviata, subito dopo la sentenza è stato ricondotto in carcere (è in isolamento da 176 giorni) e verosimilmente verrà trasferito in altra struttura, sempre a Victoria.Il Vaticano, con una dichiarazione del neo direttore della sala stampa, Matteo Bruni, si mette significativamente in atteggiamento prudenziale. Dopo aver ribadito il «rispetto» per le autorità giudiziarie australiane «la Santa sede prende atto della decisione di respingere l'appello del cardinale George Pell. In attesa di conoscere gli eventuali ulteriori sviluppi del procedimento giudiziario, ricorda che il cardinale ha sempre ribadito la sua innocenza e che è suo diritto ricorrere all'Alta corte». Vengono ribadite le misure cautelari già emesse dal Papa nei suoi confronti al momento del suo rientro in Australia, vale a dire «la proibizione dell'esercizio pubblico del ministero e il divieto di contatto in qualsiasi modo e forma con minori di età». Rispondendo alle domande dei giornalisti, Bruni ha specificato che «come per altre vicende, la Congregazione per la dottrina della fede attende gli esiti del processo in corso e la conclusione definitiva di tutti i gradi di giudizio prima di occuparsi del caso» dal punto di vista canonico.