2022-08-26
Pd in fissa con la superiorità morale: i fasci da una parte e i buoni dall’altra
Enrico Letta lancia i nuovi manifesti e torna a categorie novecentesche: le idee di destra sono nere, quelle di sinistra rosse. Anche a costo di barare: Vladimir Putin non c’entra nulla con Fdi e per le centrali a carbone si rivolga a Mario Draghi.Va bene, la foto di Enrico Letta scelta per l’occasione è per lo meno inquietante, con quell’espressione trattenuta che non si capisce se sia un sorriso maligno o un moto intestinale. E sì, la grafica non è che sia fenomenale, certi volantini promozionali della Coop sono molto più curati. Però - questo bisogna ammetterlo - nel complesso l’idea è semplicemente perfetta. I nuovi manifesti della campagna elettorale del Partito democratico sono riusciti a cogliere la quintessenza dei progressisti italici, ne hanno sintetizzato lo spirito in maniera strabiliante, e li spiegano meglio di qualsiasi analisi politologica. La trovata geniale consiste nell’aver improntato l’intera campagna sul vero fulcro dell’odierno pensiero di sinistra: il binarismo. I manifesti sono divisi a metà: da una parte il nero, dall’altra parte un rosso che sfuma nell’arancione. Cristallino: da una parte c’è il fascismo, dall’altra parte il vermiglio sol dell’Avvenire. Il nero è Giorgia Meloni, il rosso Enrico Letta.Su dai, trattenete le risate. È vero: sulle prime viene da pensare che si tratti di una caricatura grottesca. E in effetti fa sganasciare che il Pd ripiombi in pieno biennio rosso-nero, e riproponga una contrapposizione ideologica novecentesca dopo aver sproloquiato per anni riguardo la fine delle ideologie. I dem, infatti, non hanno mai smesso di bollare come fascisti i loro avversari, ma al contempo hanno fatto di tutto per prendere le distanze dal comunismo e persino dal socialismo, hanno rinnegato le proprie radici e la propria storia, dunque che oggi si riapproprino del vessillo della Comune di Parigi del 1871 è quasi offensivo. Soprattutto se si considera che il rosso ha rappresentato, nel secolo passato, orrori e genocidi a non finire, ma - nella sua versione meno oscura - ha pure accompagnato le lotte dei lavoratori e degli operai. Mentre oggi i liberal, se proprio devono lottare, lo fanno contro i suddetti operai e lavoratori.In ogni caso il punto non è l’uso subdolo e abbastanza ridicolo dei simboli né l’abuso della memoria. Il centro di tutto, qui, è precisamente la contrapposizione. Ciascuno dei manifesti ne presenta una diversa: «Con Putin/Con l’Europa», «Discriminazioni/diritti», «Combustibili fossili/Energie rinnovabili», «Lavoro sottopagato/Salario minimo», «Più condoni per gli evasori/Meno tasse sul lavoro», «No vax/Scienza e vaccini». Se le esaminiamo una per una, scopriamo che sono tutte caricature. Prendiamo il cartello sulla Russia: da una parte ci sarebbe la destra spietata che sta con Putin, dall’altra il dolce Enrico che sta con l’Europa. Ebbene, forse è sfuggito a Letta e soci quanto Giorgia Meloni si sia esposta contro i russi e a favore della Nato e dell’Ucraina. Discorso analogo si potrebbe fare per il manifesto a tema ambientale: il Pd millanta di essere il vessillifero delle rinnovabili contro la destra ferma ai combustibili fossili. Eppure a noi sembrava che il governo Draghi a trazione dem avesse addirittura implementato il ricorso alle centrali a carbone per far fronte all’emergenza energetica, ma forse si trattava del proverbiale passo indietro utile a fare un più grande balzo in avanti.Concentrarsi sui singoli punti, tuttavia, risulta fuorviante: si tratta evidentemente di mistificazioni, di balle. Ma ciò, ai fini della campagna di comunicazione, è del tutto secondario. Non importa che le affermazioni contenute nei manifesti siano vere: ciò che conta è che esse stabiliscano una divisione fra il bene e il male, ed è esattamente in tale discriminazione che si disvela il messaggio profondo del progressismo.Questi cartelloni comunicano che è in corso una lotta fra i buoni e i cattivi, laddove i cattivi sono i fasci di destra e i buoni sono quelli del Pd. Il segreto sta tutto qui, nel ribadire la superiorità morale. Per i dem non ci sono sfumature, non esiste dialogo possibile, c’è solo il «con noi o contro di noi». I rossi sono gli eletti, i neri le forze oscure della reazione. Il manifesto più emblematico in questo senso è quello con su scritto «Discriminazioni/diritti». Notate la meravigliosa contraddizione: esso sostiene che la destra sia portatrice di razzismo, e si opponga a una sinistra accogliente e tollerante. Ma, allo stesso tempo, questo cartello è totalmente discriminatorio: diffama la destra, la denigra, le toglie agibilità politica, le nega il diritto di esistere. E ribadisce che non esistono avversari legittimi, bensì nemici da abbattere.Se ci caliamo ancora un po’ più a fondo, nel cuore della campagna, non possiamo non osservarne la totale aderenza alla gnosi progressista. Enrico Letta si mostra ai nostri occhi come Morpheus di Matrix, e sussurra all’elettore: «È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel Paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio». Si tratta di parafrasare leggermente: pillola nera, ti consegni al male antico e feroce; pillola rossa passi con noi, con gli illuminati, i risvegliati (woke, come li chiamano negli Usa). E pazienza se anche l’alternative right americana faccia largo uso di questo immaginario: in tempo di elezioni i liberal nostrani non si fanno scrupoli ad appropriarsi del linguaggio degli odiati avversari.Lo slogan del Pd sembra partorito dalle sorelle trans Wachowski: «Scegli». Ma è evidente che non ci sia alcuna vera scelta, alcuna vera libertà semplicemente perché una delle due opzioni proposte è squalificante, odiosa, disumana. È come se Letta, fissandoci dal manifesto, ci dicesse: «Volete stare con me o volete fare schifo?». In sostanza, il Pd non ha altro da offrire se non la propria presunta diversità antropologica, quasi biologica. Non è in grado di fornire una ricetta seria, non può approfondire nulla, non ha un vero cavallo di battaglia, al massimo ricicla luoghi comuni. Però rimedia promettendo un avanzamento sociale: «Scegli di entrare nel novero dei presentabili». Non a caso tra le «scelte» possibili c’è quella fra no vax (di destra) e scienza (di sinistra).Rosso/nero, bene/male, illuminati/ignoranti. Dicono «scegli», ma hanno già scelto per noi. Se dovessero vincere le elezioni, non avranno esitazioni: tra la pillola rossa e quella blu, opteranno per quella rossa e lucente. Ma in formato supposta extralarge.
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