Mentre crescono precarietà e impieghi saltuari, la sinistra preferisce occuparsi di Ius scholae e ddl Zan. Così i lavoratori, traditi da chi dovrebbe rappresentarli, cercano tutela a destra. A partire dalle pensioni, sulle quali Enrico Letta difende l’odiata riforma Fornero.
Mentre crescono precarietà e impieghi saltuari, la sinistra preferisce occuparsi di Ius scholae e ddl Zan. Così i lavoratori, traditi da chi dovrebbe rappresentarli, cercano tutela a destra. A partire dalle pensioni, sulle quali Enrico Letta difende l’odiata riforma Fornero.Il mondo slabbrato del lavoro non guarda più al Pd e si focalizza su stipendi e pensioni. L’ultima conferma della virata a destra arriva da Torino, ovvero da quel che resta di Mirafiori, dove gli operai dell’ex Fiat si schierano con Giorgia Meloni, dopo essersi sentiti traditi da un centrosinistra sempre più fighetto e collinare, concentrato su Ius scholae e ddl zan anziché sulla tutela della classe lavoratrice. Ma un segnale al limite della follia arriva anche dalla locale Università, roccaforte «progressista» da cui arriva il sindaco Stefano Lo Russo che, con un bando che sembra ideato da un personaggio di Antonio Albanese, cerca giovani partite Iva pronte a lavorare come tecnici specializzati per otto euro l’ora e con orari da masochisti. Il tutto mentre le ultime rilevazioni dell’Inps confermano che cresce soltanto il lavoro intermittente e occasionale. Ad andare a tastare il polso del voto operaio ai mitici cancelli di Mirafiori, ieri, è stata la Stampa, il giornale di proprietà degli Agnelli Elkann che hanno il 14% di Stellantis, ma non comandano, e soprattutto hanno spostato sedi legale e fiscale tra Londra e Amsterdam. Il titolo è già tutto un programma: «Mirafiori, la fabbrica vira a destra. Fuori dallo stabilimento simbolo di Torino gli operai si schierano con Meloni. Il grande timore sono le pensioni: “Lei vuole quota 41, il Pd difende la Fornero”». Dentro, le voci di una forza lavoro che ha mediamente 55 anni e teme di non avere davanti 10 anni di nuove macchine da costruire per arrivare alla pensione. Luigi, 57 anni, racconta all’inviato del quotidiano: «Ho cominciato a lavorare a vent’anni e oggi sarei in pensione già da due. Sai di chi è la colpa? Della Fornero. Che ci costringe ad andare in pensione con 42 anni di contributi e 67 anni di età… Perché io dovrei votare quelli lì?». La sua collega Elena, che di anni ne ha 58, è anche più esplicita: «La Meloni promette quota 41 e il Pd dice che non cambierà la legge Fornero. Secondo te chi dovrei scegliere?». Poi passa il carrellista Michele, 56 anni, che fa notare come la leader di Fdi abbia «promesso di tutelare gli imprenditori che investono in Italia e pagano qui tutte le tasse». Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale. Ce n’è anche per Enrico Letta, come racconta il cinquantunenne Armando, montatore: «Vuole mettere l’obbligo di andare a scuola fino a 19 anni. Ma siamo impazziti? Siccome non sono stati capaci a creare i posti di lavoro, adesso ci lasciano i figli per casa fino a vent’anni». Chiude la carrellata la sintesi amara di un sindacalista come Edy Lazzi, per anni capo della V Lega Fiom: «Chi ha una grande preoccupazione vota per esclusione. Ormai (gli operai ex Fiat, ndr) hanno votato tutti…manca la Meloni, proviamo la Meloni». Poco lontano, sempre dal capoluogo piemontese, arriva un’altra storia emblematica. Non un datore di lavoro arcaico e ferocemente capitalista, ma l’illuminata UniTorino ha pubblicato un avviso di lavoro che più precario e malpagato non si può. Se n’è accorto il sito d’informazione Volerelaluna. Si tratta di un bando per «la predisposizione di un elenco aperto di operatori/trici economici/che per l’affidamento di servizi di assistenza tecnica veterinaria destinati alla Struttura Didattica Speciale Veterinaria». Sono 22 pagine in cui si specifica che la procedura di selezione non configura nessuna graduatoria per assunzioni future e che gl’interessati devono avere una partita Iva, farsi una polizza assicurativa e accettare una paga di sette euro l’ora, che diventano ben otto se in possesso di «elevata specializzazione». Bisogna essere pronti anche al lavoro notturno e all’orario spezzato. Per avere le famose «competenze altamente specialistiche» servono «diploma di un corso di laurea triennale in “Produzioni e gestione degli animali in allevamento e selvatici» o corsi della stessa Classe di laurea». E possono fare richiesta anche «operatori/trici economici/che in possesso di titolo di studio di grado superiore attinente» e con «esperienza professionale certificabile di almeno tre anni presso strutture pubbliche oppure cinque anni presso strutture private». Qui davvero la fantasia del lavoro precario e sottopagato non ha lasciato nulla al caso con una precisione «di livello universitario». Questo mondo del lavoro, balcanizzato e tradito da chi del lavoro aveva fatto una bandiera di partito, accoglie anche gli ultimi numeri Inps. Nei primi cinque mesi del 2022 sono state assunte 3.381.000 persone, con un incremento del 37% rispetto al medesimo periodo 2021. Nello stesso arco temporale, le cessazioni dei rapporti di lavoro sono state 2.642.000, in aumento del 44% rispetto a un anno prima. Il saldo annualizzato, ovvero la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi, ha messo in evidenza l’aggiunta netta di 797.000 posizioni di lavoro. Ma è un’illusione ottica. Per quanto riguarda le assunzioni, l’Istat conferma che tendono a prevalere i lavori intermittenti e stagionali. La crescita dei contratti, pur interessando tutte le tipologie contrattuali, è stata più consistente per le i lavori intermittenti (+62%) e per quelli stagionali (+60%). Per le altre tipologie, gli aumenti sono stati meno significativi: per il tempo indeterminato +40%; per l’apprendistato +35%; per il tempo determinato +33% e per i «somministrati» +21%. Insomma, c’è ben poco da festeggiare.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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