2021-06-25
Il Pd ostaggio degli attivisti Lgbt va verso l’harakiri in Parlamento
Il Nazareno rifiuta il dialogo e vuole la conta a Palazzo Madama, dove la norma anti omofobia sarà affossata dai cattodem. Defezioni possibili pure nel M5s. Pietro Parolin conferma: «Francesco sapeva della nostra iniziativa».Il Pd non intende aprire nessun tavolo di discussione sul ddl Zan: la linea del segretario Enrico Letta, quella di bypassare la commissione Giustizia di Palazzo Madama, negare ogni mediazione e andare in Aula al Senato con il testo attuale, ovvero quello approvato dalla Camera, finirà per affossare il disegno di legge. Il prossimo 6 luglio il Senato voterà per la calendarizzazione, la data scelta per la discussione sarà con ogni probabilità la settimana successiva, tra il 13 e il 16. Lì, in Aula, salvo clamorosi imprevisti, il ddl Zan verrà affondato a colpi di voti segreti. A quanto apprende La Verità, la tigna con la quale Letta sta rifiutando ogni proposta di mediazione, anche dopo l'intervento del Vaticano, si spiega con la necessità di non scontentare le associazioni e gli attivisti di sinistra che tengono in pugno il Pd. «Il voto segreto», sussurra un parlamentare dem di primissimo piano, «ammazzerà la legge, e molti voti contrari arriveranno dal nostro gruppo e dal M5s. Ci sono tanti senatori che non sono insensibili alle richieste del Vaticano, sia tra i nostri che tra i grillini, e sarà anche l'occasione per dare una bella legnata a Enrico Letta, che è totalmente paralizzato dal terrore di perdere i voti della sinistra, delle associazioni e degli attivisti favorevoli al ddl Zan». Dunque, si va alla conta, o meglio all'eutanasia di una legge che potrebbe, con qualche modifica, essere approvata senza problemi, e che invece - meglio così - sarà cancellata a causa della smania propagandistica di Letta, che preferisce usare il ddl Zan come un ariete per sfondare il portone del consenso degli attivisti più radicali, anche se questa strategia rischia di concludersi con l'affossamento della legge. Letta, in questo caso, ha già pronto anche il capro espiatorio: i soliti renziani. «L'ipotesi di arrivare a un testo condiviso», fanno sapere fonti del Nazareno, «diverso da quello che ha avuto il via libera della Camera è altamente improbabile. La strada maestra è approvare al Senato il testo così com'è uscito dalla Camera, senza modifiche, senza riaprire alcun fronte. Con i voti di Iv», concludono dalla segreteria dem, «la maggioranza c'è». L'ultima frase dice tutto: Letta è pronto, in caso di disfatta in Aula, a dare la colpa al solito Matteo Renzi. Il quale, invece, assicura che il voto di Italia viva non mancherà, e fa capire che la prospettiva è quella di un crollo: «Dico solo», sottolinea a Repubblica il senatore di Rignano, «a chi di dovere: fate bene i conti. Il Concordato non è un problema, una bocciatura in Aula sì. Fossi nei promotori cercherei un consenso largo e mi preoccuperei», aggiunge Renzi sibillino, «delle critiche fatte da una parte del Pd su scuola e femminismo». «Il ddl Zan», insiste Enrico Letta, «ha al suo interno tutte le componenti e le garanzie e credo che sia il momento di portarlo in Parlamento e ognuno dirà la sua: la nostra è di approvarlo così com'è». Il segretario del Pd respinge al mittente qualunque tentativo di intesa. «Domani», spiega il leader della Lega, Matteo Salvini, «sono disponibile a chiudere la partita: se c'è la volontà del dialogo noi ci stiamo a migliorare il testo. Il mio è lo stesso appello del Papa. Se invece ognuno si chiude nel proprio recinto la legge non si approva. La palla sta nel campo del Pd: noi, la Lega e tutto il centrodestra», aggiunge Salvini, «siamo pronti a sederci attorno a un tavolo per risolvere tutti i problemi di questa legge». «Ho convocato per mercoledì prossimo alle 11», annuncia il senatore leghista Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia a Palazzo Madama, «un tavolo di lavoro, con i presidenti dei gruppi di maggioranza. Vediamoci, anche in streaming, per agevolare tutti, confrontiamoci nel merito del testo e insieme troviamo la soluzione migliore». Niente da fare: «Dopo gli atti, le parole e i comportamenti di ostruzionismo totale tenuti in questi mesi», risponde la segreteria del Pd, «è evidente che l'offerta di dialogo della Lega non è credibile. È solo un atteggiamento strumentale finalizzato a far impantanare il provvedimento. In ogni caso, la prima cosa da fare è votare l'approdo del ddl Zan in Aula». Intanto, si fa sentire il segretario di Stato del Vaticano, Pietro Parolin, che conferma che il Papa era a conoscenza della nota verbale con i rilievi sul ddl Zan: «Il principio è che di tutto quello che si fa si informano sempre i superiori», spiega Parolin. «Lo Stato italiano è laico», aggiunge, «non confessionale. Concordo pienamente con il presidente del Consiglio Draghi sulla laicità dello Stato e sulla sovranità del parlamento italiano. La Santa Sede non vuole bloccare la legge ma esprime una preoccupazione su possibili interpretazioni. Avevo approvato la nota verbale trasmessa all'ambasciatore italiano», dice ancora Parolin, «e certamente avevo pensato che potevano esserci reazioni. Si trattava, però, di un documento interno, scambiato tra amministrazioni governative per via diplomatica. Un testo scritto e pensato per comunicare alcune preoccupazioni e non certo per essere pubblicato. L'intervento è stato preventivo», sottolinea il Segretario di Stato, «proprio per fare presenti i problemi prima che sia troppo tardi. Il disegno di legge è stato già approvato, peraltro, da un ramo del Parlamento. Un intervento solo successivo, una volta cioè che la legge fosse stata adottata, sarebbe stato tardivo. Alla Santa Sede», argomenta Parolin, «si sarebbe potuto imputare un colpevole silenzio».