2024-01-16
Il Pd infanga l’Italia: porta in Europa l’emergenza del fascismo che non c’è
Per attaccare Giorgia Meloni, imposto a Strasburgo un ordine del giorno lunare sulla lotta alle camicie nere. Le stesse sinistre, tuttavia, votano contro la proposta di far luce sui delitti impuniti degli anni di piombo.L’Europa mostra i muscoli al fascismo immaginario. Accade oggi a Strasburgo, dove il Parlamento tiene la plenaria più fantasmagorica della settimana mettendo all’ordine del giorno la «lotta contro la rinascita del neofascismo, anche sulla base del corteo svoltosi a Roma il 7 gennaio». Il titolo della mozione, da film di Lina Wertmüller, è mutuato dalla richiesta del Pd, accolta e rilanciata dal gruppo dei Socialisti europei dopo i fatti di via Acca Larenzia, con saluti romani annessi, nella commemorazione delle tre vittime degli omicidi di 46 anni fa.Il dibattito non riguarda gli anni di piombo italiani (in questo caso bisognerebbe partire dai responsabili mai individuati), ma si concentra sui riverberi emotivi del filmato visto da tutti, e di conseguenza sulla mancata «presa di distanza ufficiale» della premier Giorgia Meloni che sulla vicenda non ha emesso un suono, forse per non dover esibire la patente democratica a pranzo e a cena. Per lei aveva parlato chiaramente il vicepresidente del Comitato sicurezza e responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli: «La mitraglietta che ha sparato ad Acca Larenzia è stata ritrovata anni dopo in un covo delle Br. Riflettiamo su questo prima che su duecento imbecilli che fanno il saluto romano, utili solo alla sinistra. Tra l’altro non ho sentito Elly Schlein condannare Marcello Degni, che il Pd ha messo alla Corte dei Conti e inneggiava a Toni Negri». Per la premier aveva aggiunto il capogruppo di Fdi alla Camera, Tommaso Foti: «Se qualcuno andasse a leggere un dibattito parlamentare che c’è stato nel 2021 dopo l’assalto alla sede della Cgil potrebbe leggere tutte le risposte. L’allora ministro dell’Interno Luciana Lamorgese cosa ha fatto della mozione approvata dal Parlamento italiano nella quale si chiedeva lo scioglimento delle organizzazioni con comportamenti contrari alla Costituzione?».Tutto questo evidentemente non è bastato e oggi l’Europa non trova di meglio che discutere una mozione - senza risoluzione - contro l’Italia. Con un effetto surreale in caso, molto probabile, di condanna: le eventuali sanzioni verbali dovrebbero coinvolgere una trentina di governi passati (compresi quelli democristiani, socialisti, renziani, grillini, montiani e draghiani) poiché la commemorazione avviene con le medesime modalità da 46 anni senza scandalizzare nessuno. Proprio come il 28 aprile a Giulino di Mezzegra davanti a Villa Belmonte, con 20 nostalgici e 40 poliziotti. Lo show di Bruxelles resta un momento di massimo godimento per il Nazareno, che non avendo né un progetto politico, né una visione di prospettiva, si aggrappa a qualche eccesso simbolico residuale per ottenere un’allegorica (e insignificante) bastonatura del proprio Paese. Risibili soddisfazioni, come quella che lo stesso Pd cercò qualche mese fa quando portò in lacrime a Bruxelles lo «strategico» tema della cacciata di Roberto Saviano dalla Rai dopo una campagna contro l’azienda che lo pagava profumatamente.È singolare notare la tempistica di un argomento (lo pseudo-ritorno dello pseudo-fascismo in Europa) che concentra le attenzioni dell’intero parlamento mentre il continente è coinvolto in due guerre (Ucraina e Medio Oriente con l’appendice navale); è alle prese con un Green Deal contestato in ogni sua forma; è alle porte di una campagna elettorale fra le più divisive; è attraversato da ribellioni collettive (la Germania paralizzata dagli agricoltori); è percorso da crisi politiche nei Paesi cardine (Francia e Germania). Ma il problema è il saluto romano di 110 estremisti a Roma, signora mia. Lo è non solo per progressisti, post-comunisti e Verdi, ma anche per la parte di Ppe succube della sinistra, che non vorrebbe rivali a destra alla vigilia delle elezioni. E ha tutto l’interesse nel delegittimare i Conservatori (con Meloni leader) e Identità e Democrazia, con la Lega in pancia. Non a caso è stato proprio Manfred Weber, segretario del Ppe, a fare sponda con i Socialisti lanciando lo scontato anatema: «In Europa non c’è posto per il saluto fascista».La mozione arriva in aula, con la presidenza di turno belga, anche per uno scherzetto procedurale degli alleati. Proposta dalle sinistre unite, è passata con l’aiutino del Ppe e senza l’opposizione di Id, che non si è espressa. L’unico gruppo contrario, quello dei Conservatori (Ecr), non è bastato a evitare la trappola. Il senso di tutto è riassunto da Michael Strauss, portavoce di Ecr: «Da 46 anni ogni 7 gennaio si svolge la commemorazione delle vittime di Acca Larenzia, e in questo lungo periodo si sono susseguiti governi diversi di tutte le convinzioni e combinazioni politiche. Questo dibattito è un attacco ingiustificato, mirato a danneggiare l’attuale governo italiano». Non solo: a Strasburgo le sinistre hanno bocciato la richiesta di Fdi e del gruppo Ecr per un dibattito urgente sui delitti ancora impuniti degli anni di piombo, mentre Ppe e Id hanno votato a favore. Il copresidente del gruppo Ecr, Nicola Procaccini, e il capodelegazione di Fdi, Carlo Fidanza, commentano: «Siamo alle solite, il Pd preferisce strumentalizzare gli inesistenti allarmi neofascisti in Europa pur di attaccare il governo italiano e lo fa nel peggiore dei modi, dimostrando di non avere a cuore una memoria condivisa». Fa loro eco l’eurodeputato di Fdi- Ecr, Vincenzo Sofo: «Se vogliamo che finalmente si arrivi a una memoria condivisa per evitare che il passato continui a essere fonte di divisioni e di rancori è necessario arrivare a una piena giustizia su questi omicidi efferati».
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco