
Dopo aver fatto spallucce per mesi davanti agli articoli della cronaca locale, il vertice regionale del partito ci attacca con una nota. E si spinge a dire che se i reati fossero confermati il candidato sarebbe una vittima.Quando il Pd e gli esponenti della sinistra non sanno come rispondere alle inchieste dei giornali che cosa estraggono dal cilindro? La celeberrima «macchina del fango» tanto cara a Roberto Saviano. Ma mentre accusano gli altri di utilizzarla, sono proprio loro a spargere letame su chi dà notizie. In questo caso a tirare fuori dall’arsenale dem il potente lanciamissili di palta è stato il Pd marchigiano. Per mesi i giornali locali, a partire dal Resto del Carlino che ha dato il via all’inchiesta, hanno pubblicato decine di articoli sul sistema opaco degli affidamenti ai tempi in cui il candidato governatore Matteo Ricci era sindaco. Ma in questo caso il Pd non ha mai attaccato i cronisti, anche perché i media non avevano ancora dato la notizia dell’iscrizione dell’ex sindaco di Pesaro sul registro degli indagati con l’accusa di corruzione.Ma poi è scesa in campo La Verità, che ha realizzato diversi scoop indigesti per i dem, a partire dalla pubblicazione del colloquio con Massimiliano Santini, l’ex factotum di Ricci che con noi aveva anticipato la sua volontà di «raccontare tutto ai pm». Il giorno successivo alla nostra esclusiva il candidato governatore aveva perso la trebisonda e aveva divulgato un comunicato in cui si leggeva: «L'articolo è pieno di fango e falsità, per questo ho dato mandato ai miei avvocati di tutelare in tutte le sedi l'onorabilità della mia persona». Ma quando gli abbiamo chiesto, anziché insultare, di entrare nel merito e di rispondere alle domande, l’ex sindaco è sgusciato via con l’agilità di un’anguilla: «Io nel comunicato non ho attaccato il giornale, sono rispettoso del vostro lavoro» aveva assicurato. E che Ricci, almeno a parole, sia solidale con i cronisti non deve sorprendere, infatti, risulta direttore responsabile di «Governare il territorio», mensile online dei Riformisti italiani, lavoro part-time per cui percepisce 32.725 euro annui.Meno rispettosi si sono dimostrati gli esponenti del Pd marchigiano che, ieri, dopo il nostro resoconto dell’interrogatorio di Santini, hanno perso i freni inibitori, diffondendo una nota così aggressiva che definirla macchina del fango è riduttivo. L’intestazione è degna di un comunicato di un politburo sovietico: «Documento politico. Pd Marche (firmano l’Unione regionale e, ad abundantiam cinque federazioni provinciali): totale solidarietà a Matteo Ricci vittima di una campagna politica di odio e illazioni», nonché «falsa nelle argomentazioni, da parte della destra a tutti i livelli». Per il partito di Elly Schlein non si sarebbe «mai visto un accanimento mediatico come quello rivolto a Ricci». Forse i dirigenti del Pd dimenticano le paginate contro i politici di centro-destra pubblicate da giornali a loro vicini.Per i dem «c’è chi ha costruito ad arte una strategia della menzogna per mascherare i problemi irrisolti della Regione governata da Acquaroli (Francesco, ndr)» e la campagna elettorale «è ormai condizionata da un attacco mediatico nazionale che tende a gettare discredito sulla figura del candidato del centrosinistra». Per i compagni, sprezzanti del ridicolo, l’unica colpa del loro campione, indagato per corruzione dalla Procura di Pesaro e non certo dalla Verità, è «quella di essere un amministratore capace e autorevole, un leader conosciuto e stimato a livello locale, regionale, nazionale ed europeo» che «può facilmente raggiungere la vittoria per il centrosinistra alle regionali». E la destra cosa fa di fronte a cotanto fuoriclasse? Cerca di «“demolirlo” con falsità».Il comitato centrale lancia il suo avvertimento: «È bene che tutti, ma proprio tutti, lascino lavorare serenamente la magistratura evitando di amplificare la vicenda con illazioni false, diffondere notizie riservate perché oggetto di indagine e in mano agli organi inquirenti, al fine di trarre un vantaggio politico dall’indagine stessa». L’italiano zoppica, ma lo scempio della lingua non è finito: «In merito a questo il livore di alcune testate nazionali politicamente orientate e soprattutto il ruolo “particolare” del signor Bocchino a supporto di Acquaroli sono un attacco mediatico denigratorio e sistematico che le Marche non meritano».Gli estensori del documento, lanciati all’assalto «di una destra impaurita e aggressiva, dai politici ai media orientati», arrivano a questa conclusione: «È entrato in azione un tribunale mediatico che punta a spostare la discussione su un campo perverso, dove quello che non si dice o si vuol far capire è più importante del reale accertamento dei fatti, e gli articoli che escono a raffica, le allusioni, il dire e non dire, fanno più notizia della verità». Il Pd, a questo punto, mette le mani avanti e si dice «convinto che la “macchina del fango” contro Ricci vomiterà ogni giorno e fino alla data delle elezioni regionali». Per tutto questo il partito «difende con convinzione il proprio candidato dichiarando sin d’ora di non avere nessuna intenzione di subire questa vergognosa aggressione politica». E come farà? Chiuderà la Procura? Macché. I dem, in piena sindrome bipolare, dopo avere attaccato la destra brutta e cattiva, mandano messaggi di pace ai pm che hanno messo sulla graticola il loro esponente in piena campagna elettorale (gli inquirenti avrebbero potuto rinviare avvisi di garanzia e interrogatori a dopo le elezioni): «Il Pd condivide con Ricci il massimo rispetto per il ruolo della magistratura, atteggiamento che il centrosinistra esprime in ogni occasione, qualunque sia la sua posizione». Anche quelle più scomode e sconsigliate. Come quella da iscritto sul registro degli indagati. Una delle più praticate dai dem nell’ultimo periodo. Al punto che al Nazareno deve esserci uno specifico corso yoga. Di cui il candidato governatore non può che essere maestro: «Il Pd ringrazia Ricci per la trasparenza, l’onestà e la correttezza di metodo visto che si è messo subito a disposizione della magistratura rispondendo e fornendo tutti gli elementi utili». Alla fine del comunicato i dem ribadiscono la «massima fiducia nella magistratura» e si augurano che «i tempi dell’indagine possano essere i più brevi possibile». Dunque per gli inquirenti solo applausi e un’«umile» richiesta di rapidità. Le uniche stilettate vengono riservate alla «destra nazionale» che avrebbe trovato «un elemento di distrazione di massa», ossia «gettare discredito» su Ricci. Per i dem «il fango e le illazioni» contro l’europarlamentare «rappresentano una brutta pagina che si spera non sdogani una modalità di battaglia politica». Anche perché, altra chicca, se fosse confermata la corruzione, Ricci sarebbe una vittima: «In caso di accertamento di reati sulla vicenda che riguarda l’inchiesta sull’ex collaboratore di Ricci, quest’ultimo sarebbe parte lesa per aver dato fiducia e opportunità ad una persona sbagliata». L’indagato di destra è un mariuolo, l’indagato di sinistra è un compagno che sbaglia. Ma solo i collaboratori.
A fine novembre si vota in tre regioni. Ma Il centrodestra prende tempo. Meglio far presto.
Il presidente colombiano Gustavo Petro (Ansa)
Sta salendo la tensione tra Washington e Bogotà. Venerdì, gli Stati Uniti hanno reso nota la cancellazione del visto al presidente colombiano Gustavo Petro.
- Comunicazioni, pagamenti, comandi militari: il 95% del traffico digitale globale passa sui fondali marini. Una infrastruttura delicata, difesa da (scarsi) investimenti privati.
- L’esperto Elio Calcagno: «La miglior protezione è la ridondanza: va aumentato il numero di collegamenti per evitare che da un solo snodo dipendano troppi scambi di dati. La Cina sta investendo ingenti risorse per mappare la rete».
Lo speciale contiene due articoli.
(Getty Images)
- Lo prevede il numero uno di Rheinmetall, colosso tedesco delle armi. Il rapido calo dei prezzi e lo sviluppo delle capacità di intercetto potrebbero dargli ragione.
- L’Intelligenza artificiale rivoluzionerà il settore. Nell’Ue Berlino detta i tempi. L’Italia con Piaggio Aero ha perso un’occasione.
- Nel 2024 il settore è cresciuto del 10%. Dietro al leader Leonardo, ci sono altre 656 imprese. Investimenti per ispezionare le linee elettriche e monitorare il territorio.