2024-09-16
Pd e magistrati: «Salvini eversivo»
Dura nota dell’Anm. Elly Schlein critica, il M5s esonda: «Peggio di Capitol Hill». Intanto Giuseppe Conte, che guidava il governo all’epoca dei fatti contestati, continua a tacere.Il vicepremier Matteo Salvini non si arrende. Lo ribadisce sui social, dove scrive: «Grazie a tutti per il sostegno. Arrendermi? Mai. Io non mollo». E convoca d’urgenza per oggi pomeriggio il consiglio federale della Lega «Un unico punto all’ordine del giorno: iniziative della Lega per difendere la democrazia, il voto popolare e la sicurezza dei cittadini messi a rischio da una sinistra anti-italiana che usa i Tribunali per le sue vendette politiche».Si difende spiegando come sono andate le cose, sottolineando che nella vicenda lui non ha fatto altro che applicare l’articolo 52 della Costituzione: «La difesa della patria è sacro dovere del cittadino». La richiesta di condanna a sei anni nell’ambito del processo Open arms, lo spiega in un estratto di Processo a un italiano, aggiornamento di due capitoli del suo libro Controvento, pubblicato per Piemme da Mondadori libri nel 2024, arriva nel contesto di «una crisi di governo che aveva provocato la rottura della Lega con il Movimento 5 stelle, proprio M5s si era unito alla sinistra (Matteo Renzi compreso) per darmi in pasto alla magistratura». Poi ricorda: «Durante il governo Conte 1, emergerà in seguito e l’ho già rammentato, l’allora capo dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara intratteneva conversazioni telefoniche con alcuni colleghi in cui attaccava pesantemente il sottoscritto e, a proposito degli sbarchi, arrivava a dire: «Salvini ha ragione, ma va attaccato». In questo scenario va letta la nota diffusa dall’associazione nazionale magistrati che accusa esponenti politici e di governo, senza fare nomi di rivolgere «nei confronti di rappresentanti dello Stato nella pubblica accusa insinuazioni di uso politico della giustizia e reazioni scomposte [...] dichiarazioni gravi non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, indifferenti alle regole che disciplinano il processo, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche e che costituiscono indebite forme di pressione sui magistrati giudicanti». Il riferimento è chiaro. Le toghe si rivolgono al premier Giorgia Meloni, al vicepremier Antonio Tajani e al presidente del Senato Ignazio La Russa che si sono «permessi» di difendere l’operato di Salvini. Non una parola, invece, dal capo del governo di allora, Giuseppe Conte che sui fatti di Open arms ritiene di tacere, essendone pienamente coinvolto da leader dell’esecutivo nei giorni della vicenda. Un silenzio che non deriva da un momento di riflessione, perché nel frattempo manda avanti i suoi. «Un vicepresidente del Consiglio, nonché ministro della Repubblica, accusa pubblicamente l’intero sistema giudiziario del Paese di essere manipolato e manipolabile, e quindi traditore». Attacca Alessandra Maiorino, vicepresidente del gruppo Movimento 5 stelle al Senato. «Salvini si rende conto che diramando questo video sui social ha fatto qualcosa di più grave che impedire alla Open arms di attraccare? Che mina le basi del sistema democratico e costituzionale, abiura al suo giuramento [...] Salvini si rende conto di essere sovversivo? Questo video ha la stessa valenza dell’assalto a Capitol Hill» accusa l’esponente dei 5 stelle che ne ha anche per il presidente del Consiglio: «Meloni, anziché cacciarlo a pedate, per preservare la propria credibilità e quella delle istituzioni democratiche che rappresenta gli dà la sua solidarietà? Questo non è solo un governo di cialtroni, ma è pericoloso per la tenuta sociale». Non solo il Movimento 5 stelle, anche Alleanza verdi sinistra attacca il vicepremier. «A destra si difendono dal processo invece che nel processo» dichiara Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana. «Ci si difende nel processo portando le proprie ragioni e non scatenando una campagna di delegittimazione della magistratura, questo definisce un Paese civile».Il Pd, dopo le parole della segretaria Elly Schlein, ieri interviene con la senatrice Sandra Zampa. «C’è di che essere seriamente preoccupati per le scomposte reazioni della destra ma soprattutto di esponenti del governo, in testa a tutti Giorgia Meloni e il ministro Nordio, contro il pubblico ministero che a Catania ha rigorosamente svolto il proprio lavoro».
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Carlo Cambi
iStock
Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
Continua a leggereRiduci