2024-04-25
Patto di stabilità, l’Italia verso l’astensione
Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)
Lunedì ultima ratifica al Consiglio Ue dei ministri dell’Agricoltura: Francesco Lollobrigida potrebbe non esprimersi per assecondare il voto di Strasburgo ed evitare di contrapporsi al governo, sperando nella futura Commissione. Giancarlo Giorgetti: «L’accordo? Un compromesso».Patto di stabilità, croce e delizia, anzi solo croce, del governo italiano: lunedì prossimo, 29 aprile, in occasione del Consiglio europeo dei ministri dell’Agricoltura, ci sarà l’ultima ratifica delle nuove regole economiche europee, dopo un passaggio al Coreper, l’organo preparatorio dello stesso Consiglio, di venerdì. L’altro ieri, lo ricordiamo, i partiti del centrodestra italiano si sono astenuti, così come il Pd, sull’approvazione del Patto al Parlamento europeo, mentre il M5s ha votato contro. L’ok è arrivato comunque, a larga maggioranza: 367 voti favorevoli, 161 contrari e 69 astenuti, la maggior parte dei quali italiani. Una decisione, quella di astenersi, dettata sia per quel che riguarda il centrodestra sia per il Pd da motivi di opportunità elettorale: alle porte delle Europee dell’8 e 9 giugno nessuno vuole assumersi la responsabilità di mettere la firma su queste nuove regole, tutte all’insegna dell’austerità e che conferiscono alla Commissione un potere enorme sulle procedure di infrazione. Eppure, la firma su questo nuovo Patto, lo scorso dicembre, ce l’avevano messa, seppure molto controvoglia, per scongiurare il ritorno alle vecchie regole e dopo aver bocciato la riforma del Mes, sia il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sia il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: «Nonostante posizioni di partenza ed esigenze molto distanti tra gli Stati», aveva dichiarato la Meloni all’indomani della ratifica unanime dell’Ecofin, «il nuovo Patto risulta per l’Italia migliorativo rispetto alle condizioni del passato», aveva scritto il premier in una nota di Palazzo Chigi. Che farà, lunedì prossimo, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida? Se dicesse sì, sconfesserebbe la maggioranza che si è astenuta all’Europarlamento; se si astenesse, ipotesi a questo punto assai probabile, il Patto sarebbe approvato lo stesso, ma l’Italia si ritroverebbe con il ministro dell’Agricoltura che vota in modo diverso da quello dell’Economia e che contraddice il suo capo del governo, anche se c’è da evidenziare che ormai il Patto è stato approvato, e quindi i prossimi passaggi sono puramente formali. Perché pensiamo che l’ipotesi dell’astensione sia al momento la più probabile? Innanzitutto, perché l’astensione metterebbe a verbale, per la prossima Commissione, che uno dei Paesi fondatori è estremamente critico su queste regole messe a punto da un esecutivo europeo ormai a fine corsa. Altro indizio: commentando il voto del giorno prima al Parlamento europeo, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, fa esercizio di equilibrismo pronunciando una specie di apologia dell’astensione: «Astenersi», dice Tajani, «non vuol dire essere contro, significa dire che questo Patto si può migliorare, ed è giusto che si possa migliorare in una situazione molto complicata, penso ad esempio allo scorporo delle risorse per la Difesa: siamo tutti impegnati anche per sostenere l’Ucraina, siamo impegnati con la Nato che ci chiede di aumentare i nostri investimenti, siamo impegnati in missioni di pace, come in Libano, nei Balcani, in Africa, in Kuwait o in Iraq. Questa è una delle cose che si dovrebbe fare nel Patto di stabilità, cominciare a escludere le spese per la Difesa quando si deve fare una valutazione nel rapporto deficit/Pil. Nessun passo indietro», aggiunge Tajani, «l’astensione non è un voto contro. Significa solo che si possono correggere delle cose. Non c’è nessuno scontro e nessuna divisione da parte italiana sulla possibilità di poter migliorare questo Patto di stabilità anche in considerazione di quello che sta accadendo nel mondo e intorno a noi, visto che non si tiene conto degli ultimi mutamenti degli scenari geopolitici, come il Mar Rosso». E Giorgetti? «Quello che è stato ottenuto», argomenta alla Camera il ministro dell’Economia, «è sicuramente un passo in avanti rispetto alle regole di bilancio che sarebbero entrate in vigore esattamente a partire dall’anno prossimo. Questo Patto di stabilità e crescita non risponde esattamente ai criteri di coloro che pensano che la crescita dipenda dal modello Lsd e cioè lassismo, debito e sussidi». Una affermazione lisergica, quella di Giorgetti, che aggiunge: «Il Patto di stabilità che è stato approvato ieri (martedì, ndr), «è sicuramente un compromesso. Non è la proposta italiana, la proposta che il sottoscritto ha portato avanti ripetutamente in sede europea. È un compromesso», aggiunge Giorgetti, «tra una proposta che avevamo fatto noi, e che ribadisco, a noi sembrava coerente, perché andava a premiare gli investimenti che sono esattamente gli obiettivi politici strategici dell’Europa ripetutamente declamati, come la transizione green e digitale, e adesso si sono aggiunti anche Difesa e sicurezza. Ma quando si è in 27 a discutere bisogna riuscire a ottenere quello che è possibile e ragionevole. Questa è la politica», filosofeggia Giorgetti, «e non è filosofia, e quello che è stato ottenuto è sicuramente un passo in avanti rispetto alle regole di bilancio che sarebbero entrate in vigore esattamente a partire dell’anno prossimo».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)