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2024-03-17
Il patto delle piramidi tutela il Mediterraneo
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi (Ansa)
In generale, l’interesse nazionale italiano sia di sicurezza sia geoeconomico, in una fase storica di turbolenza globale, è quello di portare il più possibile di risorse delle sue alleanze per stabilizzare le aree rilevanti per Roma. Per riuscirci con lo status di potenza solo media, pur non piccola, e con limiti di bilancio, deve dare in cambio una postura di maggiore impegno contributivo alle alleanze stesse, cioè Ue, Nato, G7 e compatibili. La conduzione di Giorgia Meloni sta perseguendo questo metodo pragmatico, definibile come «neocavouriano», e ci sta riuscendo. In particolare, ora è in priorità l’Egitto come nazione chiave per la stabilizzazione del Mediterraneo e per la connessione tra Mediterraneo e Pacifico.
L’Ue ha relazioni di partenariato con l’Egitto dal 2004, ma finora, nonostante l’avvio di un approfondimento nel 2023, sono rimaste più di consultazione per motivi di buon vicinato che di convergenza economica e geopolitica sostanziale. L’incontro di oggi tra Ursula von der Leyen, accompagnata dal premier italiano e greco, nonché dal presidente di turno belga dell’Ue, e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi promette un esito concreto di convergenza in prospettiva. Entro questa relazione tra Ue ed Egitto l’Italia potrà costruire un partenariato bilaterale con l’Egitto stesso, così come la Grecia (che sta migliorando la convergenza bilaterale con l’Italia), più profondo e compatibile con il linguaggio degli alleati europei, reso credibile dallo stanziamento notevole di soldi dell’Ue, iniziando, sembra, con un miliardo di euro. L’Egitto ha un bisogno estremo di questi soldi e di maggiore convergenza economica in generale con l’Ue e le sue nazioni mediterranee perché in crisi economica profonda: inflazione alta, svalutazione di quasi il 50% della moneta locale, impatto negativo della riduzione dei proventi per il traffico navale via Suez a causa degli attacchi da parte dei proxy iraniani Houthi all’imbocco del Mar Rosso, nonché crollo del turismo. Sostenere l’Egitto non è solo una priorità dell’Ue sollecitata da Italia e Grecia, ma anche degli Stati Uniti che hanno informalmente fatto pressione sul Fondo monetario internazionale (Fmi) per la concessione di un prestito importante all’Egitto stesso, finora rimasto bloccato. Anche su questo lato delle alleanze, il recente bilaterale Italia/America ha avuto un certo peso. Ma è anche interesse di tutta l’Ue sostenere l’Egitto, e le altre nazioni della costa meridionale del Mediterraneo, per farle diventare zona di confine avanzato e di contenimento contro le migrazioni illegali verso l’Ue stessa, motivo dell’accordo siglato mesi fa tra Ue e Tunisia su forte spinta italiana.
Il problema è che sul piano delle risorse il presidio a Sud dell’Ue e della Nato è in conflitto con quello a Est. Inoltre è osservabile un fastidio crescente, pur silenziato, della Francia - infatti non presente nella missione Ue ad Il Cairo, ma lì attiva come fornitore di armamenti e in cerca di influenza - per l’aumento dell’attivismo dell’Italia nella regione. Quindi Roma ha fatto bene ad insistere per l’ingaggio di tutta l’Ue perseguendo una forte convergenza politica e personale tra Meloni e Von der Leyen che probabilmente ha come sottostante la possibile alleanza tra conservatori e popolari europei nel dopo elezioni europee di giugno. In cambio di cosa? Dell’appoggio netto all’Ucraina. E, verso l’America, di una convergenza con l’azione moderatrice di Washington nel conflitto palestinese - israeliano. Ma che è anche funzionale alla convergenza con le nazioni arabe sunnite i cui governi - pur odiando Hamas e gli altri proxy iraniani sciiti, Hezbollah e Houthi - sono esposti ad un dissenso popolare anti israeliano che li blocca. In sintesi, la postura italiana è la migliore nelle circostanze: non nega ad Israele il diritto di difendersi, ma prende una posizione moderata e si caratterizza per interventi umanitari importanti, per esempio l’ammissione di bambini gazawi sofferenti negli ospedali italiani, preparando un eventuale ospedale a ridosso della zona bellica. Tale postura è coerente con il piano Mattei - la cui governance è stata appena strutturata a Palazzo Chigi - che ha come scopo la creazione di relazioni di reciproca utilità con le nazioni africane, e dei dintorni rilevanti, e non coloniali di sfruttamento. La convergenza con Ue e Stati Uniti, nonché con il G7 (pur con posizione ambigua di Parigi) fornisce la giusta potenza a questa strategia nazionale.
L’Egitto è rilevante per l’Italia e la Grecia non solo per contenere i possibili 9 milioni di esuli espulsi dal Sudan per il conflitto lì in corso, ma anche per il raffreddamento della crisi in Libia e per la stabilizzazione del lato sud-occidentale del Mar Rosso. Sia Atene sia Roma devono fare attenzione alla Turchia. Ankara ha una divergenza sostanziale con l’Egitto perché promotrice dell’Islam politico (presente in Tripolitania e Tunisia) contrapposto all’Islam filo-saudita (presente in Cirenaica) in nome del quale al-Sisi ha guidato un golpe contro il precedente governo.
Roma e Atene hanno recentemente cercato e parzialmente ottenuto dalla Turchia una certa moderazione. Ma è una relazione complicata. Tuttavia, evitare che il traffico via Suez sia sostituito da quello che circumnaviga l’Africa con sbocco nei porti atlantici europei a scapito di quelli mediterranei è una priorità esistenziale per l’economia italiana e non solo egiziana, greca ed adriatica che impone una convergenza bilaterale Italia/Egitto, coinvolgendo America, Regno Unito, Emirati, Arabia, India, Giappone e Australia, e nell’Ue la Germania, per la sicurezza del Mar Rosso. Pertanto al primo passo di convergenza con l’Egitto dovrà seguirne un secondo con dimensioni più ampie.
www.carlopelanda.com
Oggi la Meloni in missione al Cairo. Accordi su energia e piano Mattei
Missione di fondamentale importanza strategica, quella della nostra presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, oggi in Egitto. La Meloni sarà protagonista della missione congiunta europea che incontrerà il leader egiziano Abdel Fattah al-Sisi: presenti al Cairo anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il presidente di turno del Consiglio Ue e primo ministro belga Alexander De Croo, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, il cancelliere austriaco Karl Nehammer e il primo ministro cipriota, Nikos Christodoulidis. L’agenda della visita è suddivisa in una parte europea e un bilaterale Italia-Egitto. Per quel che riguarda la prima parte, ci sarà la firma della dichiarazione congiunta che porrà le basi per un partenariato strategico Ue-Egitto. I rapporti tra Ue ed Egitto, è bene ricordarlo, sono regolati a livello bilaterale dall’Accordo di associazione, firmato il 25 giugno 2001 ed in vigore dal 1° giugno 2004.
L’Egitto, con la Giordania, è uno dei due soli paesi del vicinato Sud con cui sono state approvate delle priorità di partenariato per il periodo finanziario 2021-2027. Le relazioni Ue-Egitto saranno elevate al livello di «partenariato globale e strategico», a partire dalla dichiarazione comune che sarà firmata durante la visita. L’obiettivo è accompagnare le riforme economiche e sociali dell’Egitto e contribuire a mitigare l’impatto delle attuali crisi in corso in Africa e nel Medio Oriente con azioni a 360 gradi. Estremamente importante anche l’aspetto delle relazioni bilaterali tra Italia e Egitto: la missione della presidente del Consiglio rappresenta infatti anche l’occasione per uno scambio di intese bilaterali riconducibili alla realizzazione del Piano Mattei per l’Africa. Gli accordi che saranno siglati tra Italia ed Egitto interessano i sei pilastri del Piano: istruzione/formazione; sanità; acqua e igiene; agricoltura; energia; infrastrutture. La strategia del dialogo non i Paesi africani è forse la cifra di maggior significato della azione geopolitica della Meloni. L’Egitto del resto, come viene fatto notare da Palazzo Chigi, rappresenta un partner fondamentale per la gestione delle crisi regionali (conflitto israelo-palestinese, Libia) e la stabilizzazione geopolitica dell’area mediterranea. È inoltre un interlocutore di primaria importanza su migrazioni, energia e partenariato economico.
A seguito delle scoperte di gas dell’Eni, l’Egitto è divenuto nazione esportatrice, sta aumentando le forniture di gas all’Italia e sostiene l’utilizzo comune delle risorse di gas nel Mediterraneo orientale, anche attraverso la sua partecipazione all’East Mediterranean Gas Forum, di cui è membro fondatore come l’Italia. L’Egitto, viene inoltre sottolineato, è fortemente impegnato nella produzione ed esportazione di energia rinnovabile: ha creato uno degli impianti fotovoltaici più grandi al mondo, il Benban solar park, e sta investendo in impianti eolici in diverse parti del Paese e nell’avvio della produzione di ammoniaca e idrogeno verde. Sul tavolo, oggi al Cairo, anche come è ovvio il dossier migranti naturalmente. L’Egitto è una delle principali Nazioni di origine e di transito dei migranti diretti in Italia ed in Europa. A livello europeo, la Commissione Ue, rimarca ancora Palazzo Chigi, sostiene l’Egitto nel rafforzamento delle capacità di controllo delle frontiere terrestri e marittime nonché nella conduzione di operazioni di «Search and Rescue». L’Egitto ha espresso la volontà di collaborare per contrastare il transito di migranti irregolari.
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Roma ha capito che il buon vicinato con l’Egitto non è più sufficiente: servono profonde convergenze geopolitiche per frenare l’esodo dei migranti e per proteggere il commercio marittimo minacciato dai ribelli yemeniti. E pure Bruxelles ora si accoda.Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen incontreranno Abdel Fattah al-Sisi. Fari accesi sulla crisi in Libia.Lo speciale contiene due articoli.In generale, l’interesse nazionale italiano sia di sicurezza sia geoeconomico, in una fase storica di turbolenza globale, è quello di portare il più possibile di risorse delle sue alleanze per stabilizzare le aree rilevanti per Roma. Per riuscirci con lo status di potenza solo media, pur non piccola, e con limiti di bilancio, deve dare in cambio una postura di maggiore impegno contributivo alle alleanze stesse, cioè Ue, Nato, G7 e compatibili. La conduzione di Giorgia Meloni sta perseguendo questo metodo pragmatico, definibile come «neocavouriano», e ci sta riuscendo. In particolare, ora è in priorità l’Egitto come nazione chiave per la stabilizzazione del Mediterraneo e per la connessione tra Mediterraneo e Pacifico.L’Ue ha relazioni di partenariato con l’Egitto dal 2004, ma finora, nonostante l’avvio di un approfondimento nel 2023, sono rimaste più di consultazione per motivi di buon vicinato che di convergenza economica e geopolitica sostanziale. L’incontro di oggi tra Ursula von der Leyen, accompagnata dal premier italiano e greco, nonché dal presidente di turno belga dell’Ue, e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi promette un esito concreto di convergenza in prospettiva. Entro questa relazione tra Ue ed Egitto l’Italia potrà costruire un partenariato bilaterale con l’Egitto stesso, così come la Grecia (che sta migliorando la convergenza bilaterale con l’Italia), più profondo e compatibile con il linguaggio degli alleati europei, reso credibile dallo stanziamento notevole di soldi dell’Ue, iniziando, sembra, con un miliardo di euro. L’Egitto ha un bisogno estremo di questi soldi e di maggiore convergenza economica in generale con l’Ue e le sue nazioni mediterranee perché in crisi economica profonda: inflazione alta, svalutazione di quasi il 50% della moneta locale, impatto negativo della riduzione dei proventi per il traffico navale via Suez a causa degli attacchi da parte dei proxy iraniani Houthi all’imbocco del Mar Rosso, nonché crollo del turismo. Sostenere l’Egitto non è solo una priorità dell’Ue sollecitata da Italia e Grecia, ma anche degli Stati Uniti che hanno informalmente fatto pressione sul Fondo monetario internazionale (Fmi) per la concessione di un prestito importante all’Egitto stesso, finora rimasto bloccato. Anche su questo lato delle alleanze, il recente bilaterale Italia/America ha avuto un certo peso. Ma è anche interesse di tutta l’Ue sostenere l’Egitto, e le altre nazioni della costa meridionale del Mediterraneo, per farle diventare zona di confine avanzato e di contenimento contro le migrazioni illegali verso l’Ue stessa, motivo dell’accordo siglato mesi fa tra Ue e Tunisia su forte spinta italiana. Il problema è che sul piano delle risorse il presidio a Sud dell’Ue e della Nato è in conflitto con quello a Est. Inoltre è osservabile un fastidio crescente, pur silenziato, della Francia - infatti non presente nella missione Ue ad Il Cairo, ma lì attiva come fornitore di armamenti e in cerca di influenza - per l’aumento dell’attivismo dell’Italia nella regione. Quindi Roma ha fatto bene ad insistere per l’ingaggio di tutta l’Ue perseguendo una forte convergenza politica e personale tra Meloni e Von der Leyen che probabilmente ha come sottostante la possibile alleanza tra conservatori e popolari europei nel dopo elezioni europee di giugno. In cambio di cosa? Dell’appoggio netto all’Ucraina. E, verso l’America, di una convergenza con l’azione moderatrice di Washington nel conflitto palestinese - israeliano. Ma che è anche funzionale alla convergenza con le nazioni arabe sunnite i cui governi - pur odiando Hamas e gli altri proxy iraniani sciiti, Hezbollah e Houthi - sono esposti ad un dissenso popolare anti israeliano che li blocca. In sintesi, la postura italiana è la migliore nelle circostanze: non nega ad Israele il diritto di difendersi, ma prende una posizione moderata e si caratterizza per interventi umanitari importanti, per esempio l’ammissione di bambini gazawi sofferenti negli ospedali italiani, preparando un eventuale ospedale a ridosso della zona bellica. Tale postura è coerente con il piano Mattei - la cui governance è stata appena strutturata a Palazzo Chigi - che ha come scopo la creazione di relazioni di reciproca utilità con le nazioni africane, e dei dintorni rilevanti, e non coloniali di sfruttamento. La convergenza con Ue e Stati Uniti, nonché con il G7 (pur con posizione ambigua di Parigi) fornisce la giusta potenza a questa strategia nazionale.L’Egitto è rilevante per l’Italia e la Grecia non solo per contenere i possibili 9 milioni di esuli espulsi dal Sudan per il conflitto lì in corso, ma anche per il raffreddamento della crisi in Libia e per la stabilizzazione del lato sud-occidentale del Mar Rosso. Sia Atene sia Roma devono fare attenzione alla Turchia. Ankara ha una divergenza sostanziale con l’Egitto perché promotrice dell’Islam politico (presente in Tripolitania e Tunisia) contrapposto all’Islam filo-saudita (presente in Cirenaica) in nome del quale al-Sisi ha guidato un golpe contro il precedente governo. Roma e Atene hanno recentemente cercato e parzialmente ottenuto dalla Turchia una certa moderazione. Ma è una relazione complicata. Tuttavia, evitare che il traffico via Suez sia sostituito da quello che circumnaviga l’Africa con sbocco nei porti atlantici europei a scapito di quelli mediterranei è una priorità esistenziale per l’economia italiana e non solo egiziana, greca ed adriatica che impone una convergenza bilaterale Italia/Egitto, coinvolgendo America, Regno Unito, Emirati, Arabia, India, Giappone e Australia, e nell’Ue la Germania, per la sicurezza del Mar Rosso. Pertanto al primo passo di convergenza con l’Egitto dovrà seguirne un secondo con dimensioni più ampie.www.carlopelanda.com<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/patto-piramidi-tutela-mediterraneo-2667531127.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="oggi-la-meloni-in-missione-al-cairo-accordi-su-energia-e-piano-mattei" data-post-id="2667531127" data-published-at="1710649462" data-use-pagination="False"> Oggi la Meloni in missione al Cairo. Accordi su energia e piano Mattei Missione di fondamentale importanza strategica, quella della nostra presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, oggi in Egitto. La Meloni sarà protagonista della missione congiunta europea che incontrerà il leader egiziano Abdel Fattah al-Sisi: presenti al Cairo anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il presidente di turno del Consiglio Ue e primo ministro belga Alexander De Croo, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, il cancelliere austriaco Karl Nehammer e il primo ministro cipriota, Nikos Christodoulidis. L’agenda della visita è suddivisa in una parte europea e un bilaterale Italia-Egitto. Per quel che riguarda la prima parte, ci sarà la firma della dichiarazione congiunta che porrà le basi per un partenariato strategico Ue-Egitto. I rapporti tra Ue ed Egitto, è bene ricordarlo, sono regolati a livello bilaterale dall’Accordo di associazione, firmato il 25 giugno 2001 ed in vigore dal 1° giugno 2004. L’Egitto, con la Giordania, è uno dei due soli paesi del vicinato Sud con cui sono state approvate delle priorità di partenariato per il periodo finanziario 2021-2027. Le relazioni Ue-Egitto saranno elevate al livello di «partenariato globale e strategico», a partire dalla dichiarazione comune che sarà firmata durante la visita. L’obiettivo è accompagnare le riforme economiche e sociali dell’Egitto e contribuire a mitigare l’impatto delle attuali crisi in corso in Africa e nel Medio Oriente con azioni a 360 gradi. Estremamente importante anche l’aspetto delle relazioni bilaterali tra Italia e Egitto: la missione della presidente del Consiglio rappresenta infatti anche l’occasione per uno scambio di intese bilaterali riconducibili alla realizzazione del Piano Mattei per l’Africa. Gli accordi che saranno siglati tra Italia ed Egitto interessano i sei pilastri del Piano: istruzione/formazione; sanità; acqua e igiene; agricoltura; energia; infrastrutture. La strategia del dialogo non i Paesi africani è forse la cifra di maggior significato della azione geopolitica della Meloni. L’Egitto del resto, come viene fatto notare da Palazzo Chigi, rappresenta un partner fondamentale per la gestione delle crisi regionali (conflitto israelo-palestinese, Libia) e la stabilizzazione geopolitica dell’area mediterranea. È inoltre un interlocutore di primaria importanza su migrazioni, energia e partenariato economico. A seguito delle scoperte di gas dell’Eni, l’Egitto è divenuto nazione esportatrice, sta aumentando le forniture di gas all’Italia e sostiene l’utilizzo comune delle risorse di gas nel Mediterraneo orientale, anche attraverso la sua partecipazione all’East Mediterranean Gas Forum, di cui è membro fondatore come l’Italia. L’Egitto, viene inoltre sottolineato, è fortemente impegnato nella produzione ed esportazione di energia rinnovabile: ha creato uno degli impianti fotovoltaici più grandi al mondo, il Benban solar park, e sta investendo in impianti eolici in diverse parti del Paese e nell’avvio della produzione di ammoniaca e idrogeno verde. Sul tavolo, oggi al Cairo, anche come è ovvio il dossier migranti naturalmente. L’Egitto è una delle principali Nazioni di origine e di transito dei migranti diretti in Italia ed in Europa. A livello europeo, la Commissione Ue, rimarca ancora Palazzo Chigi, sostiene l’Egitto nel rafforzamento delle capacità di controllo delle frontiere terrestri e marittime nonché nella conduzione di operazioni di «Search and Rescue». L’Egitto ha espresso la volontà di collaborare per contrastare il transito di migranti irregolari.
In Toscana un laboratorio a cielo aperto, dove con Enel il calore nascosto della Terra diventa elettricità, teleriscaldamento e turismo.
L’energia geotermica è una fonte rinnovabile tanto antica quanto moderna, perché nasce dal calore naturale generato all’interno della Terra, sotto forma di vapore ad alta temperatura, convogliato attraverso una rete di vapordotti per alimentare le turbine a vapore che girando, azionano gli alternatori degli impianti di generazione. Si tratta di condotte chiuse che trasportano il vapore naturale dal sottosuolo fino alle turbine, permettendo di trasformare il calore terrestre in elettricità senza dispersioni. Questo calore, prodotto dai movimenti geologici naturali e dal gradiente geotermico determinato dalla profondità, può essere utilizzato per produrre elettricità, riscaldare edifici e alimentare processi industriali. La geotermia diventa così una risorsa strategica nella transizione energetica.
L’energia geotermica non dipende da stagionalità o condizioni climatiche: è continua e programmabile, dando un contributo alla stabilità del sistema elettrico.
Oggi la geotermia è riconosciuta globalmente come una delle tecnologie più affidabili e sostenibili: in Cile, Islanda, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Filippine e molti altri Paesi questa filiera sta sviluppandosi vigorosamente. Ma è in Italia – e più precisamente in Toscana – che questa storia ha mosso i suoi primi passi.
La presenza dei soffioni boraciferi nel territorio di Larderello (Pisa), da sempre caratterizzato da manifestazioni naturali come vapori, geyser e acque termali, ha fatto intuire il valore energetico di quella forza invisibile. Già nel Medioevo erano attive piccole attività produttive basate sul contenuto minerale dei fluidi geotermici, ma è nel 1818 – grazie all’ingegnere francese François Jacques de Larderel – che avviene il primo utilizzo industriale. Il passaggio decisivo c’è però nel 1904, quando Piero Ginori Conti, sfruttando il vapore naturale, accende a Larderello le prime cinque lampadine: è la prima produzione elettrica geotermica al mondo, anticipando la nascita nel 1913 della prima centrale geotermoelettrica al mondo. Da allora questa tecnologia non ha mai smesso di evolversi, fino a diventare un laboratorio internazionale di ricerca e innovazione.
Attualmente, la Toscana rappresenta il cuore della geotermia nazionale: tra le province di Pisa, Grosseto e Siena Enel gestisce 34 centrali, per un totale di 37 gruppi di produzione che garantiscono una potenza installata di quasi 1.000 MW. Questi impianti generano ogni anno tra i 5,5 e i quasi 6 miliardi di kWh, pari a oltre un terzo del fabbisogno elettrico regionale e al 70% della produzione rinnovabile della Toscana.
Si tratta anche di uno dei più avanzati siti produttivi dal punto di vista tecnologico, che punta non allo sfruttamento ma alla coltivazione di questi giacimenti di energia. Nelle moderne centrali geotermiche, il vapore che ha già azionato le turbine – chiamato tecnicamente «vapore esausto» – non viene disperso nell'atmosfera, ma viene convogliato nelle torri refrigeranti, che con un processo di condensazione ritrasformano il vapore in acqua e lo reimmettono nei serbatoi naturali sotterranei attraverso pozzi di reiniezione.
Accanto alla dimensione produttiva, la geotermia toscana si distingue per la sua capacità di integrarsi nel tessuto sociale ed economico locale. Il calore geotermico residuo – dopo aver alimentato le turbine dell’impianto di generazione - è ceduto gratuitamente o a costi agevolati per alimentare reti di teleriscaldamento che raggiungono oltre 13.000 utenze, scuole, palazzetti, piscine e edifici pubblici, riducendo le emissioni e i consumi di combustibili fossili. Lo stesso calore sostiene attività agricole e artigianali, come serre per la coltivazione di fiori e ortaggi e aziende alimentari, che utilizzano questo calore «di scarto» invece di bruciare gas o gasolio. Persino la produzione di birra artigianale può beneficiare di questa fonte termica sostenibile!
Ma c’è dell’altro, perché questa integrazione tra energia e territorio si riflette anche sul turismo. Le zone geotermiche della cosiddetta «Valle del Diavolo», tra Larderello, Sasso Pisano e Monterotondo Marittimo, attirano ogni anno migliaia di visitatori. Musei, percorsi guidati e la possibilità di osservare da vicino fenomeni naturali e impianti di produzione, rendono il distretto un caso unico al mondo, dove la tecnologia convive con una geografia dominata da vapori e sorgenti naturali che affascinano da secoli viaggiatori e studiosi, creandoun’offerta turistica che vive grazie alla sinergia tra Enel, soggetti istituzionali, imprese, tessuto associativo e consorzi turistici.
Così, oltre un secolo dopo le prime lampadine illuminate dal vapore di Larderello, la geotermia continua ad essere una storia italiana che unisce ingegneria e paesaggio, sostenibilità e comunità. Una storia che prosegue guardando al futuro della transizione energetica, con una risorsa che scorre sotto ai nostri piedi e che il Paese ha imparato per primo a trasformare in energia e opportunità.
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