2023-12-21
Passo avanti Ue su richieste d’asilo e rimpatri
Accordo informale tra Europarlamento e Consiglio sull’immigrazione: tempi più snelli per gestire le domande di accoglienza e meno vincoli per le espulsioni. Resta il nodo redistribuzione. Muro dell’Ungheria e proteste dalle Ong. Esulta Piantedosi.Eliseo in crisi per la legge applaudita da Le Pen. Presto fine vita e aborto in Costituzione. Lo speciale contiene due articoli. «Questo Patto per le migrazioni, insieme ai vaccini, al sostegno all’Ucraina e al Next generation Eu sarà l’eredità che lascerà la Commissione von der Leyen»: le parole con le quali il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, commenta in conferenza stampa l’accordo sul Patto per le migrazioni e l’asilo raggiunto ieri dalla Unione europea non sono esattamente entusiasmanti, considerato il paragone con altri presunti successi della Commissione uscente che tanto successi non sono. Fatto sta che l’intesa raggiunta dai negoziatori del Parlamento e del Consiglio europeo, che dovranno poi ratificarlo in maniera formale, presenta certamente più luci che ombre per Paesi come l’Italia, in trincea sul fronte del contrasto alla immigrazione clandestina. E difatti, il ministro Matteo Piantedosi ha definito l’accordo «un grande successo per l’Europa e per l’Italia, che ora potrà contare su nuove regole per gestire i flussi migratori e contrastare i trafficanti di esseri umani». Il patto è composto da cinque diversi regolamenti: il meccanismo di solidarietà obbligatorio, il regolamento sulla procedura di asilo, il regolamento sulle situazioni di crisi, la riforma del regolamento Eurodac e il regolamento di screening. C’è da premettere che dall’accordo si è sfilata immediatamente l’Ungheria: «Il governo di Budapest», ha affermato il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, «rifiuta con forza l’accordo raggiunto nell’Unione europea. Non lasceremo entrare nessuno contro la nostra volontà». Vediamo nel dettaglio le nuove regole che dovrebbero entrare in vigore prima delle Europee 2024. Partiamo dalla solidarietà obbligatoria per i Paesi dell’Ue riconosciuti come «sotto pressione migratoria»: la nuova normativa andrà a integrare il famigerato regolamento di Dublino, in base al quale i Paesi di primo ingresso, come l’Italia, sono responsabili della stragrande maggioranza delle istanze presentate dagli immigrati. Per alleggerire la pressione sugli Stati sottoposti a una forte pressione migratoria, gli altri Stati membri potranno scegliere tra accogliere i richiedenti asilo nel loro territorio o versare contributi finanziari. Il calcolo del contributo obbligatorio, che ciascuno Stato verserà ogni anno per costituire un apposito fondo, si basa sulla popolazione e sul Pil. Ogni Stato è libero di scegliere se accogliere immigrati, versare soldi o se combinare le due possibilità. Tutti gli stati dovranno partecipare alle redistribuzione degli immigrati, con una quota minima di 30.000 ricollocamenti all’anno. In alternativa potranno versare un contributo di 20.000 euro a migrante al fondo comune per la gestione delle frontiere esterne (per un minimo di 600 milioni di euro l’anno). Si stabiliscono regole comuni per concedere e revocare la protezione internazionale, sostituendo diverse procedure nazionali. ll trattamento delle richieste di asilo dovrebbe in questo modo diventare più rapido, fino a sei mesi per una prima decisione, con limiti più brevi per le richieste manifestamente infondate o inammissibili e alle frontiere della Ue.I migranti che provengono dai Paesi che hanno una bassa percentuale di richieste di asilo accolte (il 20%) saranno incanalati nella nuova Procedura rapida e saranno ospitati in Centri di permanenza speciali senza avere formalmente accesso al territorio comunitario. La domanda in questo caso dovrà essere evasa entro tre mesi. Chi non avrà diritto all’asilo dovrà essere rimpatriato entro altri tre mesi. Dalla procedura saranno escluse famiglie con bambini, se non ci sarà capacità adeguati nei centri, e minori non accompagnati, a meno che non rappresentino un rischio per la sicurezza. Il regolamento sulle crisi e le cause di forza maggiore prevede un meccanismo per garantire la solidarietà e misure di sostegno agli Stati membri che si trovano ad affrontare un afflusso eccezionale di cittadini di Paesi terzi, che potrebbe portare al collasso del sistema nazionale di asilo. Per quel che riguarda lo screening, verrà effettuato prima in appositi centri con una procedura di identificazione, raccolta dei dati biometrici e controlli sanitari e di sicurezza, della durata massima di sette giorni. Queste informazioni confluiranno nella banca dati di Eurodac, che raccoglierà tutti i fascicoli con le caratteristiche per l’identificazione dell’immigrato, dalle impronte digitali all’immagine del volto. Sia la raccolta delle impronte, sia il riconoscimento facciale, viene ora previsto anche per i bambini dai 6 anni in su. L’accordo trovato nel corso del Consiglio, come dicevamo, ha anche qualche criticità: per esempio, saranno i singoli Paesi europei a decidere se un certo Paese extra-Ue si possa considerare come «paese terzo sicuro» per effettuare il rimpatrio di un immigrato. Uno Stato europeo, quindi, può considerare sicuro un paese di partenza dell’immigrato, e un altro no. Protestano le Ong, attraverso un comunicato congiunto di Sea Watch, Sea Eye, Maldusa, Mediterranea Saving Humans, Open Arms, Resq People Saving People, AlarmPhone: «Il nuovo patto Ue legalizza gli abusi alla frontiera e causerà più morti in mare. Verrà mantenuto il fallimentare sistema di Dublino e si continuerà invece nell’isolare i rifugiati e i richiedenti asilo, trattenendoli in campi remoti. Sempre più persone cercheranno di fuggire via mare, scegliendo rotte sempre più pericolose». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/passo-avanti-ue-2666713631.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="macron-chiede-scusa-ai-migranti-e-promette-contentini-alla-sinistra" data-post-id="2666713631" data-published-at="1703151650" data-use-pagination="False"> Macron chiede scusa ai migranti e promette contentini alla sinistra Il parlamento francese ha approvato una nuova legge restrittiva sull’immigrazione. Ma siccome questa è stata votata anche dal Rassemblement National di Marine Le Pen, Emmanuel Macron è arrivato quasi ad auto contestarsi. Per capire come si sia arrivati alla situazione attuale, bisogna tornare alla settimana scorsa quando l’Assemblea nazionale ha bocciato, ancora prima che iniziasse, il dibattito di quella che era ancora giusto una proposta di legge. Per ragioni opposte, le opposizioni di destra e di sinistra hanno mandato in minoranza i partiti che sostengono il governo. Il testo arrivato alla Camera bassa francese era pesantemente sbilanciato a sinistra. Ma, sbagliando completamente i propri calcoli politici, la gauche ha preferito respingerlo, pensando di riuscire a obbligare l’esecutivo a presentare un testo ancora più permissivo nei confronti di clandestini e delinquenti. A quel punto, sentito Macron, il premier Elisabeth Borne ha scelto un’opzione prevista nel parlamento transalpino in caso di respingimento di una proposta legislativa: affidare la stesura di un nuovo testo ad una commissione mista paritaria (Cmp) composta da sette senatori e altrettanti deputati. Ma tale testo doveva essere obbligatoriamente basato su quello approvato a novembre dal Senato e fortemente orientato a destra. Questo perché la maggioranza della Camera alta di Parigi è in mano alla destra dei Républicains (Lr). In più la Cmp rifletteva la composizione delle due ali del parlamento, così i parlamentari delle destre erano matematicamente più numerosi. La Cmp ha quindi partorito il testo approvato l’altro ieri sera. Subito dopo lo scrutinio, uno dei pezzi da novanta del governo, il ministro dell’interno Gérald Darmanin, ha tentato di sminuire il ruolo giocato dai deputati del Rassemblement National (Rn), ma la matematica non è un opinione. Basta dire che 349 deputati hanno votato a favore della legge sull’immigrazione e 186 contro. Se gli 88 onorevoli del Rn avessero votato contro la proposta, il risultato sarebbe stato di 261 deputati a favore e 274 contro. Ieri la pantomima governativa è continuata ai limiti dell’umiliazione. Dopo il consiglio dei ministri, il portavoce dell’esecutivo, Olivier Véran, si è scusato con i migranti dicendo loro: «Sappiamo ciò che apportate al nostro Paese». Véran è si è però lasciato scappare che l’Rn ha ottenuto una «vittoria ideologica» e ha ricordato alle sinistre che presto il parlamento dibatterà le proposte di legge a loro care: quella sul fine vita, la terza età e l’iscrizione nella Costituzione della «libertà» di abortire. Insomma, per calmare comunisti e compagni, Véran ha promesso loro qualcosa riassumibile in «più morte per tutti». Specie i più deboli. Questo anche perché ieri si è dimesso, per protesta contro la legge immigrazione, il ministro della Salute Aurélien Rousseau. Le sue competenze sono passate a Agnès Firmin-Le Bodo, il ministro delegato che ha redatto il progetto di eutanasia «alla francese».Lunedì, Macron aveva minacciato di far invalidare il voto della Camera bassa nel caso l’Rn fosse stato determinante per l’approvazione della legge immigrazione. Poi ha annunciato un ricorso al Consiglio Costituzionale nella speranza che i suoi membri annullino i punti della legge cari a quei cattivoni antidemocratici del Rn. Che all’inquilino dell’Eliseo non stia simpatico il parlamento è cosa nota, ma trattarlo come una camera delle ratifiche non è ammesso dalla V Repubblica francese. Nemmeno una campione della concentrazione di poteri come il generale Charles De Gaulle, padre dell’attuale Costituzione francese, era arrivato a tanto.Intanto, vari enti locali, come il Comune di Parigi e 32 dipartimenti, hanno annunciato che non applicheranno la nuova legge. La democrazia francese ormai è à la carte.
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