2024-04-28
La passione di Fassino per i profumi: al duty free ne avrebbe già preso uno
Gli investigatori stanno approfondendo un precedente risalente a circa un mese fa: l’ex Guardasigilli si sarebbe messo in tasca un’altra boccetta contenente una fragranza di marca, ripreso delle telecamere.Dentro al duty free più famoso d’Italia (la società francese Lagardère dovrebbe pagare le royalties a Piero Fassino), nella profumeria, l’argomento del tentato furto del profumo da parte dell’ex ministro della Giustizia tiene banco tra le commesse. Che sorridono di fronte al cronista, seppure un po’ preoccupate. A una chiediamo conferma di quale fosse l’essenza che il deputato ha provato di portare via dal negozio senza pagare. «Si tratta di Chanel numero 5» è la risposta. Obiettiamo che sui giornali hanno citato un’altra fragranza e un altro prezzo. «Sono state scritte diverse inesattezze» ribatte la donna. «Il profumo è questo e costa 155 euro». La boccetta contiene cento millilitri e il prezzo comprende uno sconto di venti euro. Che però a Fassino evidentemente non devono essere sembrati sufficienti. La commessa ci conferma che ai primi di aprile, il politico avrebbe provato a portarne via un altro: «Mi sembra che anche in quell’occasione ce lo abbiano riportato indietro, ma non mi ricordo quale profumo fosse. L’ultimo invece era questo qua». E indica la mitica fragranza a cui Marilyn Monroe non poteva rinunciare prima di andare a dormire. Secondo alcune ricostruzioni nel primo caso di taccheggio, vero o presunto, Fassino si sarebbe allontanato senza essere fermato, ma sarebbe finito così nel mirino della sorveglianza e questa recidiva avrebbe portato alla decisione della società francese che gestisce il duty free di presentare denuncia.Di certo, in quell’occasione, la Polizia aeroportuale non è stata chiamata in causa. Contrariamente a quanto accaduto il 15 aprile scorso Fassino stava volando a Bruxelles e, a detta sua, la scatola bianca di profumo era destinata alla moglie. In Europa il deputato dem si reca in veste di «membro supplente della delegazione italiana presso l'assemblea parlamentare del consiglio d'Europa». Ma anche se i dettagli vanno confermati, i profumi in ballo sarebbero almeno due. E a questo punto sorge spontanea la domanda: ma perché un politico così noto e ben retribuito, dopo essere stato pizzicato una prima volta, avrebbe sentito il bisogno di ritentare l’impresa dopo pochi giorni, mettendo a rischio il suo buon nome e quello del suo partito? Bisogno di adrenalina, distrazione seriale o altro? Ieri abbiamo provato a porre le stesse domande al diretto interessato, chiedendogli se fosse mosso da un «impulso irresistibile» o da «altre motivazioni». E, in ogni caso, abbiamo cercato di raccogliere la sua versione. Fassino non ci ha risposto, avendo scelto di rilasciare un breve comunicato a uso di tutti i media: «Di fronte alla gogna di cui sono oggetto, con il mio legale si è convenuto di non replicare per non alimentare campagne mirate sulla mia persona e non alla corretta ricostruzione di fatti che solo in sede giudiziaria dovranno essere valutati. Grazie per l'affetto e la solidarietà». Ieri anche nel negozio di Fiumicino si parlava di un articolo del Tempo del 2021 che tracciava un identikit in cui in molti hanno voluto riconoscere Fassino. Questo il testo: «Se ne parla con insistenza nei salotti romani: è di sinistra, ha conquistato posizioni importanti, professionalmente ineccepibile nella vita quotidiana quando deve risolvere i problemi degli altri, ma con un vizietto tutto suo, che poi è quello di rubare. Tecnicamente la definizione è “cleptomane”: in alcune case sono spariti oggetti di valore, dopo la sua apparizione, tanto che gli inviti a cena non sono più stati inviati da parte dei “danneggiati”. Nessuno ha mai denunciato i fattacci, anche per l'importanza della personalità e dei ruoli rivestiti nel corso degli anni, e in qualche negozio si ripete una scena davvero sconsolante: il direttore dello store della griffe di turno che recita la frase “guardi che l'ultima volta che ci ha visitati è sparito un oggetto, abbiamo i filmati che hanno registrato tutto, se passa alla cassa a saldare il conto chiudiamo questa pratica”». L’articolo faceva davvero riferimento a Fassino? Chissà. Noi lo abbiamo inviato al diretto interessato, il quale non ha replicato. Ieri sera verso le 19, quando l’assalto dei clienti è un po’ diminuito, dentro al negozio un capannello di quattro commesse tutte elegantemente vestite con la divisa nera d’ordinanza commenta con noi l’articoletto che abbiamo appena riportato: «Se uno è cleptomane dovrebbe girare con la lettera del medico» taglia corto una venditrice. «Abbiamo sentito che era accaduto altre volte, ma non sappiamo con quale profumo» aggiunge una collega più giovane. Le donne sono stupite per il fatto che il presunto furto o tentato furto si sia ripetuto nel giro di pochi giorni. Anche perché le telecamere bianche sono ben visibili sopra gli scaffali. «Non ci sono pannelli antitaccheggio perché suonerebbero in continuazione e sarebbe impossibile etichettare con l’antifurto tutta la merce che si trova in un negozio tanto grande. Ma qui girano uomini della sicurezza in borghese e alla control room non sfugge nessuno. La tecnologia è infallibile» ci fa sapere un’altra dipendente. E in una zona tanto controllata Fassino avrebbe provato a portarsi via un profumo almeno due volte. Una specie di suicidio. La settimana prossima la Polaria, che indaga sul caso, finirà di sentire gli addetti alla sorveglianza del duty free ed eventuali altri testimoni e invierà alla Procura di Civitavecchia, competente sul territorio di Fiumicino, la prima informativa sulla vicenda. A quel punto la palla passerà alla Procura di Civitavecchia. Un bel battesimo del fuoco per Alberto Liguori, appena nominato capo dei magistrati inquirenti della città laziale.