2020-12-11
Parte il 5G d’obbligo per i Comuni. D’Alema ospite d’onore di Pechino
Massimo D'Alema (Getty images)
L'ex premier invitato al convegno di Zte sulle reti ad alta velocità. Con lui anche il sottosegretario Mirella Liuzzi. Il governo ha inserito nel dl Semplificazioni un emendamento che impedisce ai sindaci di bloccare le antenne.Zte, uno dei principali operatori di Tlc cinese, ha organizzato ieri un mega evento dal titolo significativo: Perché avere paura del 5G. Sottotitolo: Quando la conoscenza crea valore. La domanda che ha dato l'avvio al meeting era retorica, non solo perché priva di punto interrogativo ma anche perché lo stesso sottotitolo induce in modo nemmeno troppo subliminale una risposta. Se conosci la tecnologia non la temi. Tanto che a fare luce sul tema sono stati invitati numerosi esponenti della politica tricolore. Da Giorgio Mulè di Forza Italia fino a Luciano Nobili di Italia viva, passando per Marco Zanni della Lega fino ad Adolfo Urso di Fdi. Ne è emerso come ovvio che la tecnologia di per sé non solo non deve essere temuta ma è un elemento di rilancio. Ovviamente il convitato di pietra è stato il tema geopolitico. Essendo inoltre Zte il padrone di casa i toni di scontro tra Stati Uniti e Cina non hanno certo dominato il dibattito. Il che però non significa che le tensioni siano rimaste fuori dalla porta. Tanto più che nella prima parte del panel, tra l'ambasciatore cinese in Italia, Li Junhua, e il presidente Zte Europa, Peng Aiguang, sono intervenuti Mirella Liuzzi, sottosegretario al Mise, e Massimo D'Alema, padre fondatore del governo Conte bis. La grillina è andata diretta al sodo svelando la principale notizia della giornata di dibattito. «Conoscenza e consapevolezza delle potenzialità delle reti di quinta generazione siano il migliore antidoto alla paura», ha detto la Liuzzi, cui spetta la delega al 5G (di cui ha seguito la sperimentazione), aprendo il suo intervento. Il 2021, ha aggiunto subito dopo, «sarà un anno importante. Nei prossimi mesi il ministero sarà impegnato nella valutazione dei progetti delle amministrazioni comunali». Nell'ottica di favorire in «maniera armonica lo sviluppo del 5G il prossimo anno entreranno nel vivo anche dei progetti di ricerca che coinvolgeranno pubbliche amministrazioni e università con iniziative in ottica smart city per la gestione dei servizi pubblici: tra cui la gestione del traffico e dei rifiuti». Il 5G, ha detto sempre la Liuzzi, «sarà una pietra miliare che avrà un impatto significativo su tutti i servizi. Una rivoluzione che introdurrà via via degli elementi sempre più sfidanti». Per la Liuzzi è «necessario a livello normativo che l'Europa parli con un'unica voce» in termini di «armonizzazione e semplificazione» della normativa, che vada verso la creazione di un ecosistema «favorevole che agevoli l'operato delle aziende». Il messaggio è diretto a un grande progetto che porti il 5G nei Comuni. Il Mise sta infatti studiano la possibilità di lanciare un progetto campanilistico che permetta di superare il digital divide. Non è un caso che sempre ieri Zte abbia confermato la volontà di investire in Italia ben 1 miliardo in cinque anni. Le parti presenti ieri sanno bene che in occasione del decreto Semplificazioni la maggioranza ha inserito un emendamento dedicato proprio al 5G. Il testo vieta ai sindaci di impedire l'installazione di reti 5G sul proprio territorio di competenza, modificando le disposizioni contenute nella legge 36 del 2001, in cui si delegava ai Comuni la possibilità di scegliere se procedere o meno all'installazione delle antenne di telefonia mobile.Nel testo viene anche esclusa la possibilità di introdurre limitazioni alla localizzazione delle antenne in aree generalizzate di qualsiasi tipologia e, in ogni caso, è vietato agire sui limiti di esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati con questo emendamento allo Stato. Al di là dei dettagli, basta unire i puntini e porsi una domanda di fondo: perché avere paura del 5G? La risposta in questo caso impone la presa di coscienza geopolitica. Il 5G dei Comuni sarà gestito da tecnologia cinese o americana. Tre giorni fa il politologo Edward Luttwak ha mitragliato con un tweet Massimo D'Alema. «Sono dispiaciuto», ha scritto, «che proponga l'uso di router cinesi Huawei e Zte già rifiutati da Germania e ogni Paese che ha segreti tecnologici. Essendo lui stato al Copasir sa che le due aziende sono componenti dell'intelligence cinese». Un'accusa gravissima a cui ha risposto ieri Huawei dicendo che «a ripetere più volte le cose non diventano vere e per accusare bisogna avere le prove». D'Alema non ha detto parole particolarmente significative invece. Ma come si addice al suo spessore contano molto più i suoi silenzi e soprattutto la presenza. Nel caso di ieri non poteva che non essere una benedizione di quanto il Mise sta avviando in vista del prossimo anno. Un 5G obbligatorio per tutti i Comuni con fondi europei e tecnologia cinese? Si capirà di più a breve. Magari anche dalla reazione americana.
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