2023-03-31
Parlamento Ue coi fuorilegge contro giudici e governo
Beppe Sala (Getty images)
Assurda «condanna» per la mancata registrazione dei figli di coppie gay sancita dalla Cassazione. Un’ingerenza senza alcun fondamento. Ma con sprezzo del ridicolo Strasburgo inventa persino l’ecocidio.In una delibera spunta la nuova fattispecie, dai contorni così fumosi da essere pericolosa.Lo speciale contiene due articoliTanto tuonò che piovve. Alla fine la sinistra italiana, grazie al Soccorso rosso europeo, è riuscita a ottenere una condanna ufficiale da parte del Parlamento di Bruxelles allo stop alle registrazioni automatiche dei figli di coppie omosessuali praticate da alcuni sindaci italiani in barba alla raccomandazione del Viminale di far osservare la legge. Che come è noto impone, sulla base di una sentenza della Corte di Cassazione della fine dello scorso dicembre, di non procedere alle registrazioni se non nel caso di bambini nati all’estero da due madri. Tra le ragioni principali che sottendono a tale pronunciamento della Suprema Corte, quella di tutelare i bambini da pratiche vietate in Italia come l’utero in affitto e la necessità di far rispettare la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, consentita solo a coppie eterosessuali. Una giurisprudenza che non aveva impedito al sindaco di Milano Beppe Sala e a un manipolo di altri primi cittadini di sinistra, di procedere unilateralmente alle trascrizioni, tanto da costringere il ministero dell’Interno, attraverso una circolare del prefetto del capoluogo lombardo, a richiamare all’ordine Sala e compagni.I quali, però non si sono dati per vinti e hanno elaborato un raffinatissimo piano, che prevedeva un blitz nella capitale belga, dove i parlamentari dell’eurosinistra avrebbero tentato di portare in Aula un documento di condanna al governo italiano, reo di star mettendo in atto una pericolosissima stretta liberticida. Ma la cosa bella è che la prima parte del blitz al Parlamento europeo si era rivelato un mezzo flop, visto che la missione di Sala, comprensiva di conferenza stampa assieme ai capigruppo di Verdi e Socialisti e di passerella nella tribuna dell’aula con tanto di applauso da paladino dei diritti civili, aveva racimolato la miseria di un dibattito d’Aula serale mercoledì, che però non prevedeva alcuna votazione di alcun documento. E visto che l’obiettivo dei sindaci dem e della sinistra era quello di portare a casa una condanna plateale, ieri in tarda mattinata il colpo è andato a segno al secondo tentativo, quando un esponente di Renew Europe ha presentato un emendamento sulla questione delle registrazioni dei figli di coppie omosessuali, niente meno che al Rapporto 2022 sullo Stato di diritto nell’Ue. Secondo il testo dell’emendamento, il Parlamento europeo «condanna le istruzioni impartite dal governo italiano al Comune di Milano di non registrare più i figli di coppie omogenitoriali e ritiene che questa decisione porterà inevitabilmente alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli; ritiene che tale azione costituisca una violazione diretta dei diritti dei minori, quali elencati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989; esprime preoccupazione per il fatto che tale decisione si iscrive in un più ampio attacco contro la comunità Lgbtqi+ in Italia; invita il governo italiano a revocare immediatamente la sua decisione». L’emendamento, a quel punto, è agevolmente passato grazie all’appoggio dei gruppi Sinistra, Socialisti e Verdi, nonché a una clamorosa spaccatura in seno ai Popolari.Un dispositivo la cui portata paradossale è stata subito messa in evidenza da alcuni esponenti della maggioranza di governo: si chiede infatti di disattendere una legge su cui è stata fatta anche chiarezza dalla Cassazione. Ciò non ha impedito però ai parlamentari del centrosinistra di esultare per l’ennesimo schiaffo dato dalle istituzioni europee al governo presieduto da Giorgia Meloni. La parte più sorprendente di tutta la vicenda, però, è che stavolta alla tentazione delle sirene della sinistra ha ceduto anche una parte del Ppe: tabulati alla mano, ovviamente gli esponenti di Forza Italia hanno votato contro la risoluzione, mentre alcuni deputati popolari scandinavi e portoghesi hanno votato a favore della condanna al governo italiano. Mercoledì sera, dopo il mini-dibattito andato a vuoto, il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella aveva ricordato il peso specifico della sentenza della Cassazione nell’operato del Viminale, ma di fronte a ciò Sala aveva replicato che non si sarebbe arreso alla «protervia» del ministro. Ieri, dopo il voto, sull’argomento è intervenuto anche il ministro degli Esteri ed ex-presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ribadendo che «c’è una legge da rispettare» e che «c’è un voto su un emendamento che non cambia la legge italiana, perché questa la cambia il Parlamento italiano». «Le leggi vanno sempre e comunque rispettate», ha proseguito Tajani, «piaccia o non piaccia: se c’è la forza di cambiarla lo deve fare il nostro Parlamento. In Italia i bambini sono sempre e comunque tutelati, per principio va respinta qualsiasi ipotesi di dare giustificazione giuridica all’utero in affitto». Dietro al voto di ieri, come hanno ammesso alcuni dei promotori della condanna all’Italia, c’è anche la volontà di riaprire un’altra partita che sembrava chiusa, e cioè quella del certificato europeo di filiazione, che riconoscerebbe in modo automatico anche le coppie omogenitoriali, e che è stato già respinto da una risoluzione votata dal Senato italiano. Per l’eurodeputato leghista Alessandro Basso si tratta di «un’altra pagina poco edificante, scritta oggi al Parlamento europeo, da parte di una sinistra che da sempre rema contro il proprio Paese». Di voto «sbagliato nel merito e nel metodo» ha parlato Matteo Forte, consigliere regionale di Fdi in Lombardia, tra i primi a sollevare il caso delle trascrizioni di Sala.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/parlamento-ue-coi-fuorilegge-contro-giudici-e-governo-2659696323.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="strasburgo-si-inventa-lecocidio-per-fare-altro-terrorismo-green" data-post-id="2659696323" data-published-at="1680200211" data-use-pagination="False"> Strasburgo si inventa l’ecocidio per fare altro terrorismo green Se non avevate mai sentito parlare di «ecocidio», non temete: siete persone normali. Del resto, è difficile stare appresso alla lunga lista di neologismi creati dai progressisti orwelliani. Tuttavia, nell’Occidente autorazzista di oggi, è arrivato il momento di occuparsene e, soprattutto, di preoccuparsene. Sì, perché l’ecocidio, o «crimine ambientale», molto presto potrebbe essere equiparato al genocidio e agli altri crimini contro l’umanità. No, non è uno scherzo, ma una delibera, messa nero su bianco, ratificata (all’unanimità) mercoledì scorso dall’Europarlamento. L’idea, in sostanza, è inserire questa nuova fattispecie penale nella legislazione dei 27 Stati membri. «Questo è un evento storico!», ha affermato entusiasta la madrina della direttiva, ossia l’eurodeputata francese Marie Toussaint, che fa parte del gruppo dei Verdi. «I casi di contenzioso che abbiamo intrapreso, per il clima o per i diritti della natura, hanno contribuito a ravvivare l’urgenza di affrontare gli attacchi agli esseri viventi attraverso la legge», ha poi aggiunto. Tutti gli Stati membri, si legge nella bozza approvata dall’Europarlamento, «provvedono affinché qualsiasi comportamento che causi danni gravi e diffusi o di lunga durata o irreversibili (all’ambiente, ndr) sia considerato un reato di particolare gravità e sanzionato come tale secondo gli ordinamenti giuridici degli Stati membri». In pratica, chi verrà riconosciuto colpevole di questo nuovo reato sarà soggetto a pene molto severe, che vanno dalla multa fino addirittura all’incarcerazione. Questa idea balzana, favorita dalla propaganda gretina, viene da lontano: già nel dicembre del 2021 la Commissione europea aveva presentato una proposta che si muoveva in questa direzione. Tuttavia, questo primo passo era stato ritenuto insufficiente dai gruppi di pressione ecologisti, tra cui spicca l’Ufficio europeo dell’ambiente (Eeb). La proposta originaria della Commissione, ha spiegato Frederik Hafen, uno degli esponenti dell’Eeb, «ha introdotto il reato di ecocidio solo a parole, senza occuparsi della parte operativa». Ora, invece, il crimine sarebbe ben definito nella bozza approvata dall’Europarlamento. «Si tratta di una pietra miliare», ha affermato Hafen con toni entusiastici. «Se verrà incluso nella legislazione finale», ha continuato, «sarebbe un passo in avanti epocale per il riconoscimento dell’ecocidio in Europa». In effetti, nei prossimi mesi la delibera dovrà essere discussa con la Commissione europea e i 27 Stati membri: la strada è ancora lunga, ma il percorso sembra già ben tracciato. Molto soddisfatti si sono detti anche gli attivisti della Ong «Stop Ecocide International». Si tratta di un’organizzazione che ha lavorato alacremente a questa proposta approdata all’Europarlamento. Sono loro, insomma, che hanno definito come ecocidio tutti quegli «atti illegali o sconsiderati compiuti con la consapevolezza di una significativa probabilità che tali atti causino all’ambiente danni gravi e diffusi o di lungo termine». Il problema è che tale definizione appare assai fumosa, laddove il diritto esige una precisione chirurgica. Fenomeni come la deforestazione selvaggia o la pesca a strascico sono senz’altro deprecabili, ma che succede se includiamo tra le forme di ecocidio – come pretendono questi attivisti ed eurodeputati – anche l’estrazione mineraria e le trivellazioni petrolifere? Il rischio, ad esempio, è che domani l’Eni possa essere condannata per ecocidio. Una prospettiva assurda, in effetti, come quasi tutte quelle auspicate dai talebani dell’ecologismo gretino. Che dicono di amare la natura, ma in realtà odiano solo l’uomo.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.