2021-04-26
Parla uno dei quattro ragazzi: «Nei guai per colpa di Grillo»
Vittorio Lauria, un amico del rampollo: «Il filmato è stato un danno clamoroso: era sbagliato parlare degli otto giorni trascorsi prima della denuncia». E dà la sua versione: «La ragazza ha bevuto da sola, non l'abbiamo forzata».Hanno studiato insieme al Collegio Emiliani diretto dai padri somaschi. Uno splendido istituto a picco sul mare, forse la scuola con la vista più bella di Genova. È in questo posto da fiaba che si sono conosciuti i presunti quattro stupratori di Arzachena: Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria. Dopo la folle notte tra il 16 e 17 luglio 2019 in cui avrebbero violentato la coetanea S.J. e abusato anche dell'amica R.M., si erano convinti che il processo sarebbe andato avanti a luci spente, come stava accadendo da due anni. Ma ad attirare l'attenzione di tutti i media ci ha pensato Beppe Grillo con il video choc in cui assolve il figlio e gli amici e attacca la presunta vittima, a suo giudizio consenziente, accusandola di non aver denunciato subito la violenza, ma di avere atteso otto giorni. E se Ciro ha pubblicato sul proprio profilo Instagram il filmato del padre, gli altri ragazzi e i rispettivi avvocati non devono aver accolto l'iniziativa con lo stesso entusiasmo. Come conferma l'audio di uno di loro, trasmesso ieri sera in esclusiva nella trasmissione Non è l'Arena di Massimo Giletti. È stata la prima volta che uno dei quattro indagati per violenza sessuale di gruppo è stato sentito in uno studio televisivo. Ieri abbiamo bussato alle loro porte e, con noi, Lauria ha confermato di aver pronunciato le frasi trasmesse in tv. Nel video esordisce così: «Sto bene, è un po' dura. Speriamo che si risolva».L'intervistatore, facendo riferimento al video di Grillo, gli parla di «danno clamoroso» e il giovane rimarca l'aggettivo «clamoroso», aggiungendo che «ogni cosa che viene detta a nostro nome, comunque cade su quello». Insomma peggiora la situazione, anche perché a suo dire viene raccontato «tutt'altro di quel che è successo». Il suo giudizio è netto: «Secondo me non andava fatto. Non se ne parlava più e ora è riuscito tutto perché ha fatto (Grillo, ndr) sta roba qua. Perché se fossimo stati io e gli altri miei due amici non conosciuti non sarebbe successo niente». Ma perché l'ex comico ha deciso di farsi un autogol del genere? «Secondo me, nel video, lui voleva specificare come siamo fatti noi, che siamo più dei coglioni, perché comunque le cose bisognava dirle […] ha detto quello che è successo». Ma nel suo sfogo, Grillo avrebbe fatto una clamorosa topica: «La cosa che ha detto Beppe del video, la cosa degli otto giorni secondo me non ci stava dirlo […]. Dire una roba del genere comunque, davanti poi… chissà quanta gente ha visto ormai quel video lì… contro una donna, non è giusto perché non c'entra tanto quanto ha aspettato, ma la cosa è che l'ha fatto proprio senza senso…». Quindi persino un ragazzo di 20 anni capisce che aspettare otto giorni per denunciare una violenza non significa che quell'abuso non ci sia stato. E infatti il legislatore ha concesso alle vittime 12 mesi per presentarsi all'autorità giudiziaria, essendo note le difficoltà per una donna violata di denunciare il proprio aguzzino e affrontare un processo su questioni tanto intime.Ma in tv Lauria ha anche raccontato la sua personalissima versione della serata e ha provato a descrivere il contenuto del video del presunto stupro finito agli atti: «Si vede proprio la ragazza che comunque sta, uno, benissimo e, due, che comunque noi non costringiamo niente».Secondo l'accusa la ragazza sarebbe stata «costretta» a bere vodka. Lauria non ci sta: «Invece è proprio lei che l'ha presa da sola e per sfida […] l'ha bevuta tutta, “gocciandola", ma non era tanta, era un quarto di vodka […] lei per sfida ha detto “dai che ce la faccio" e se l'è bevuta. E poi è andata a dire che io l'ho presa per la gola, ho fatto…». L'indagato conferma che lui e i suoi amici hanno avuto un rapporto sessuale con S.J., ma per lui si era trattato di sesso consensuale. Allora perché la studentessa milanese ha dato una versione opposta alla loro, accettando di affrontare l'incubo di un processo per stupro? La risposta di Lauria lascia esterrefatti: «Si è pentita. Perché ci sono anche i messaggi suoi dove dice: “Ho sbagliato un'altra volta"; “ho fatto un'altra cazzata"». Frasi che, però, non avrebbe detto a loro, ma a delle amiche. La versione dei quattro genovesi e delle due milanesi conosciute in Sardegna collima su un punto: dopo quell'alba di sesso i due gruppi non si sarebbero più incontrati. «Noi non l'abbiamo più rivista, ma non perché… […] il giorno dopo… cioè… lei ha fatto le sue cose. Ma perché il giorno dopo…? Dopo una cosa che lei ha descritto in tal modo, non penso sia così semplice andare in spiaggia, andare a fare kyte (surf, ndr), andare a fare un'altra serata in discoteca…». Qui Lauria, pur avendo criticato il video, sembra aver assorbito gli stessi concetti retrogradi di Grillo senior. Quindi puntualizza una ipotetica contraddizione della ragazza, la quale dopo il primo presunto stupro sarebbe andata a comprare le sigarette con loro dal tabacchino: «Lei aveva detto che non c'era, invece, poi abbiamo trovato una foto e lei era in macchina con noi che siamo andati a prendere le sigarette in un posto vicino a un locale […]. Mi ricordo che lei aveva detto di non essere venuta e invece c'era una foto che è là con noi».Ieri, come detto, abbiamo suonato al campanello di casa Lauria. La famiglia vive nell'elegante quartiere di Albaro, in una palazzina di quattro piani, affacciata su un viale alberato. L'appartamento dei Lauria è al piano ammezzato. Ci apre proprio Vittorio: indossa slippini bianchi e una felpa scura. Sulla gamba destra notiamo dei tatuaggi. Ha il tono pacato e gentile. Quando gli scappa il gatto, lo insegue per le scale. Poi ritorna da noi.Ci spiega: «Non posso assolutamente parlare». Ma resta sulla soglia, quasi desideroso di dire la sua. «I rapporti con Ciro? Con lui siamo amici da sempre». Sul video si mostra cauto: «Se era meglio non farlo? Non lo so, si vedrà […]. Non dovete mica chiederlo a me, non l'ho fatto io». Vittorio, ex studente del liceo scientifico all'istituto Emiliani, sta recuperando un paio d'anni a Napoli; è fidanzato e si ritiene un bravo ragazzo. A questo punto gli spariamo secca la domanda: ti senti uno stupratore? «No, non lo sono», ribatte, prima di chiudere la porta dietro di sé.
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Rod Dreher (Getty Images)