
La nascita del governo Draghi, come era accaduto con il Conte bis, avviene col protagonismo dell'ex comico. Sul quale pesa però l'indagine per stupro sul figlio Ciro, che ora cerca di evitare il possibile rinvio a giudizio.Giambattista Vico, filosofo napoletano, era certo che la Storia si ripetesse ciclicamente, con regressioni nella barbarie e ripartenze. Dopo 300 anni, possiamo affermare che anche la cronaca ha i suoi corsi e ricorsi. Quando un governo a maggioranza pentastellata cade, contemporaneamente l'inchiesta per violenza sessuale di gruppo contro Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento 5 stelle, vive frangenti particolarmente caldi. Allora eravamo in fase di perquisizioni e indagini, adesso nel bel mezzo dei fatidici venti giorni in cui, dopo aver ricevuto tutti gli atti dell'inchiesta, le difese degli indagati potranno presentare memorie o far interrogare i propri assistiti e il procuratore Gregorio Capasso dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio per Ciro e i suoi tre amici.E così questo Beppe, che dal suo blog invita i poveri umarell del fu Movimento 5 stelle a votare a favore del banchiere che più banchiere non si può in cambio del ministero della Transizione che non gli era venuto in mente nei precedenti due governi a guida grillina, ci fa tornare in mente i giorni caldissimi della formazione del gabinetto giallorosso. Eravamo tra l'agosto e il settembre del 2019 e i carabinieri si erano presentati a casa Grillo per sequestrare i dispositivi elettronici di Ciro, uno dei quattro figli dell'Elevato. Lì dentro e nei cellulari di altri tre coetanei avrebbero trovato foto e video di un presunto stupro consumato nell'appartamento costasmeraldino dell'ideologo di Sant'Ilario.Mentre sudava freddo sotto la canicola estiva, Beppe concionava in video per far concludere l'accordo tra 5 stelle e dem per un governo sino a un mese prima impensabile. Si rivolse «alla base dei ragazzi del Pd»: «È il vostro momento. Abbiamo un'occasione unica, Dio mio unica, non si riproporrà più un'altra occasione così. Allora cerchiamo di compattare i pensieri, di sognare a 10 anni…». Chiuse il collegamento sfiancato: «Basta, sono esausto». I maliziosi videro in quell'indaffararsi del guru i segni della preoccupazione paterna, arrivando a ipotizzare che l'inventore del Vaffaday, mentre estraeva dal blog insospettate e insospettabili doti da mediatore, stesse pensando anche a quel terribile procedimento giudiziario che avrebbe messo a dura prova la serenità della sua famiglia.È possibile che nella mente dell'Elevato abbia iniziato a frullare il dubbio amletico: meglio assaggiare la sbarra del Tribunale controllando il ministero della Giustizia o farlo da privato cittadino, fondatore di un movimento ritornato a fare dirette streaming dal tinello? Alla fine vinse lui, il governo nacque e la notizia dell'inchiesta e degli interrogatori dei quattro giovanotti sospettati di aver abusato di due ragazze stordite dall'alcol è uscita sui giornali meno di 24 ore dopo il giuramento del governo Conte 2. Mentre Giuseppi sfilava al Quirinale abbacinato dai flash, i presunti violentatori si presentavano dai pm senza neanche un fotografo ad attenderli. C'è voluto più di un anno perché la Procura di Tempio Pausania (Olbia-Tempio), dopo ripetute proroghe, dichiarasse concluse le indagini e, lo scorso 6 novembre, avvisasse della fine delle investigazioni i quattro rampolli sotto inchiesta. I quali sognavano una richiesta di archiviazione che non è arrivata. Sono passati tre mesi e a quanto ci consta non è ancora partita l'istanza di rinvio a giudizio, nonostante il codice di procedura penale conceda, come detto, 20 giorni alle parti per presentare memorie e farsi interrogare. In realtà i difensori hanno ottenuto diverse proroghe per poter esaminare tutti gli atti messi a disposizione dagli inquirenti. Infatti i legali sino a metà della scorsa settimana non erano riusciti a decrittare il contenuto del cd depositato dalla Procura e contenente chat e immagini estratte dai telefonini. Oggi gli avvocati degli indagati dovrebbero incontrarsi per confrontarsi su quanto è piovuto sulle loro scrivanie. Materiale che non promette nulla di buono. Nel fascicolo ci sono foto e filmati di quella nottata di bisboccia che, a parere di chi li ha visti, sarebbero inequivocabili. Grazie a questa produzione da B-movie gli inquirenti hanno ricostruito le scene di sesso avvenute il 17 luglio 2019. «Mediante violenza, costringevano e comunque inducevano S. J., abusando delle sue condizioni di inferiorità fisica e psichica dovuta all'assunzione di alcol, a subire e compiere atti di natura sessuale» si legge nell'avviso di chiusura delle indagini. Per i pm Ciro Grillo avrebbe commentato con gli amici Edoardo Capitta e Vittorio Lauria l'amplesso di Francesco Corsiglia nel box doccia con una delle malcapitate. I quattro avrebbero poi costretto la ragazza a trangugiare vodka tirandola per i capelli per poi costringerla a ripetuti rapporti orali e vaginali. Atti di violenza sarebbero stati perpetrati anche a danno di R. M., amica della studentessa milanese più volte abusata: «In particolare Grillo, alla presenza di Capitta che scattava fotografie per immortalarlo e di Lauria, appoggiava i propri genitali sul capo di R. M., la quale, in stato di incoscienza perché addormentata, era costretta a subire tale atto sessuale» hanno scritto i pm. Destino vuole che il papà di R. M. sia un importante banchiere, che probabilmente conosce personalmente Mario Draghi. Con questo quadro davanti, ecco che salta di nuovo un governo e bisogna farne un altro ed ecco che di nuovo compare Grillo. Questa volta non deve più convincere i pentastellati che il partito di Bibbiano è il partito perfetto per fare un'alleanza, no, questa volta deve raccontargli che Draghi è uno di loro: «Mi aspettavo il banchiere di Dio… invece mi sono trovato davanti un grillino». Già pronto per uno show comico: «Mi chiama elevato… io lo chiamo supremo, ha anche il senso dell'umorismo, non me lo aspettavo».Resta solo da trovare un Guardasigilli un po' più capace di Alfonso Bonafede di far sentire la propria voce al di là del Tirreno, dove il procuratore Capasso, look da rocker e chat di ordinanza con Palamara, ha mostrato di avere la schiena dritta. Certo per sistemare il puzzle Beppe e il nipote avvocato Enrico dovranno faticare, anche perché una delle ragazze che accusa Ciro di violenza è difesa da Giulia Bongiorno, in odore di ministero in quota Lega nel nascente governo. Anche per questo, Grillo forse accetterà la pace con il partito di Matteo Salvini. O forse no, temendo di dover trovare una sintesi anche processuale. Che purtroppo non si può trovare: una violenza c'è o non c'è. Tertium non datur. Ma Grillo alla logica aristotelico-scolastica preferisce l'ammucchiata. Rigorosamente partitica.
Federico Cafiero De Raho (Ansa)
L’ex capo della Dna inviò atti d’impulso sul partito di Salvini. Ora si giustifica, ma scorda che aveva già messo nel mirino Armando Siri.
Agli atti dell’inchiesta sulle spiate nelle banche dati investigative ai danni di esponenti del mondo della politica, delle istituzioni e non solo, che ha prodotto 56 capi d’imputazione per le 23 persone indagate, ci sono due documenti che ricostruiscono una faccenda tutta interna alla Procura nazionale antimafia sulla quale l’ex capo della Dna, Federico Cafiero De Raho, oggi parlamentare pentastellato, rischia di scivolare. Due firme, in particolare, apposte da De Raho su due comunicazioni di trasmissione di «atti d’impulso» preparati dal gruppo Sos, quello che si occupava delle segnalazioni di operazione sospette e che era guidato dal tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano (l’uomo attorno al quale ruota l’inchiesta), dimostrano una certa attenzione per il Carroccio. La Guardia di finanza, delegata dalla Procura di Roma, dove è approdato il fascicolo già costruito a Perugia da Raffaele Cantone, classifica così quei due dossier: «Nota […] del 22 novembre 2019 dal titolo “Flussi finanziari anomali riconducibili al partito politico Lega Nord”» e «nota […] dell’11 giugno 2019 intitolata “Segnalazioni bancarie sospette. Armando Siri“ (senatore leghista e sottosegretario fino al maggio 2019, ndr)». Due atti d’impulso, diretti, in un caso alle Procure distrettuali, nell’altro alla Dia e ad altri uffici investigativi, costruiti dal Gruppo Sos e poi trasmessi «per il tramite» del procuratore nazionale antimafia.
Donald Trump e Sanae Takaichi (Ansa)
Il leader Usa apre all’espulsione di chi non si integra. E la premier giapponese preferisce una nazione vecchia a una invasa. L’Inps conferma: non ci pagheranno loro le pensioni.
A voler far caso a certi messaggi ed ai loro ritorni, all’allineamento degli agenti di validazione che li emanano e ai media che li ripetono, sembrerebbe quasi esista una sorta di coordinamento, un’«agenda» nella quale sono scritte le cadenze delle ripetizioni in modo tale che il pubblico non solo non dimentichi ma si consolidi nella propria convinzione che certi principi non sono discutibili e che ciò che è fuori dal menù non si può proprio ordinare. Uno dei messaggi più classici, che viene emanato sia in occasione di eventi che ne evocano la ripetizione, sia più in generale in maniera ciclica come certe prediche dei parroci di una volta, consiste nella conferma dell’idea di immigrazione come necessaria, utile ed inevitabile.
Adolfo Urso (Imagoeconomica)
Il titolare del Mimit: «La lettera di Merz è un buon segno, dimostra che la nostra linea ha fatto breccia. La presenza dell’Italia emerge in tutte le istituzioni europee. Ora via i diktat verdi o diventeremo un museo. Chi frena è Madrid, Parigi si sta ravvedendo».
Giorni decisivi per il futuro del Green Deal europeo ma soprattutto di imprese e lavoratori, già massacrati da regole asfissianti e concorrenza extra Ue sempre più sofisticata. A partire dall’auto, dossier sul quale il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dedicato centinaia di riunioni.
Gigi De Palo (Ansa)
Su «Avvenire», il presidente della Fondazione per la natalità, Gigi De Palo, contraddice la ragion d’essere del suo ente chiedendo più nuclei familiari immigrati. L’esito di politiche del genere è visibile in Scozia.
Intervistato dal quotidiano della Conferenza episcopale italiana, Avvenire, il presidente della Fondazione per la natalità, Gigi De Palo, ha rilasciato alcune dichiarazioni a pochi giorni dalla chiusura della quinta edizione degli Stati generali della natalità, indicando quelle che a suo dire potrebbero essere ricette valide per contrastare la costante riduzione delle nascite da cui l’Italia è drammaticamente afflitta (nel solo mese di agosto del 2025 il calo è stato del 5,4% rispetto ai già deprimenti dati dello stesso mese del 2024: in cifre, 230.000 neonati in meno).






