2023-03-23
Parla alla «Verità» dei casi avversi. Dottore sospeso senza stipendio
Valerio Petterle (iStock)
Il necroscopo Valerio Petterle aveva rivelato l’aumento delle morti improvvise. Fenomeno confermato da un medico legale di Milano, che chiede l’anonimato. Il cardiologo Giuseppe Barbaro: «Complicanze agli occhi dopo le iniezioni».Mentre presidenti di istituti, politici e virostar non mollano poltrone, incarichi e visibilità, super retribuiti alla faccia dei disastri che hanno combinato durante la pandemia e di cui non si sognano di chiedere ammenda, chi vive del proprio lavoro fatto in modo serio e coscienzioso viene punito e umiliato solo perché ha deciso di raccontare quante poche autopsie sono fatte in Italia. Valerio Petterle, 63 anni, medico necroscopo dell’Ulss 2 della Regione Veneto incaricato di certificare i decessi, è stato sospeso per due mesi senza retribuzione per aver osato parlare con La Verità. Aveva raccontato che si continua a fare il tampone ai morti, che negli ultimi mesi «la metà dei decessi è per Sads, la sindrome della morte improvvisa dell’adulto», che bisogna fare più esami post mortem e che è preoccupante l’alto numero di infarti del miocardio. Non solo, nei corpi senza vita esaminati spesso risulta quasi «scomparsa» la ghiandola pineale, forse conseguenza di scarsa produzione di ormoni e segnale di un deterioramento del sistema immunitario. Occorre indagare con più attenzione, era il messaggio del medico. Non possiamo limitarci a raccogliere ritagli di notizie su decessi improvvisi e inspiegabili, di persone sane. Ieri, al dottor Petterle è stato notificato il provvedimento disciplinare, sarà sospeso dal 1° aprile al 31 maggio e rimarrà per due mesi senza stipendio. Questa è la ricompensa, per chi passa le giornate a sezionare cadaveri eppure reagisce all’imbruttimento, cercando di mettere insieme possibili cause, collegamenti spesso trascurati, animato dal proposito di non lasciare troppe morti senza risposta scientifica. «Occorre acquisire la consapevolezza che il vaccino anti Covid può essere dannoso e non escludere a priori che le conferme si possono trovare in tanti decessi», commenta un medico legale di Milano. Da anni esegue autopsie giudiziarie, chiede l’anonimato «perché se vengo sospeso non potrò più testimoniare l’alto numero di morti inspiegabili che sto esaminando». Già, sarebbe ora che il ministro della Salute, Orazio Schillaci, mettesse fine alla vergogna di medici perseguitati solo perché fanno il loro lavoro con coscienza e non occultano decessi che vanno indagati clinicamente. Non si tratta di demonizzare l’anti Covid iniettato a milioni di persone, ma di prendere atto che se giovani, sportivi o comunque persone sane muoiono all’improvviso, non è imputabile al cambio climatico. Forse esiste una correlazione con le vaccinazioni fatte, che andrebbe studiata anche quando una persona perde il controllo dell’auto, della bicicletta, del mezzo che stava guidando e non era sotto effetto di alcol o droghe. Stanno aumentando, questi incidenti dove l’eccesso di velocità non c’entra nulla. Così come cresce il numero di persone con problemi di vista, come documentano negozi di ottica che nell’ultimo anno hanno visto un boom di vendite di oltre il 40%. Pensiamo a quanti studi stanno mostrando la persistenza della proteina Spike anche in organi e tessuti non polmonari, provocando effetti dannosi e inducendo reazioni autoimmuni. «Complicanze oculari post vaccino sono riferite in diversi studi», fa il punto Giuseppe Barbaro, cardiologo. Aggiunge: «La Spike finisce anche a livello retinico, che è un tessuto nervoso. Problemi della vista possono essere anche a livello vascolare e il soggetto con neurite ottica o ischemia retinica non vede, quindi per un disturbo acuto del visus, per un annebbiamento improvviso non ha più la percezione del percorso che sta facendo in auto, in bicicletta, in moto o con altro mezzo e accade l’irreparabile». Non sarà morte improvvisa, ma conseguenza di politrauma, però bisogna capire se si erano manifestati improvvisi problemi a carico dell’apparato visivo e se sì, per quale motivo. Poi ci sono fenomeni aritmici in soggetti predisposti, sempre provocati dalla Spike in circolazione, che possono provocare disturbi visivi ma anche ipoperfusione celebrale «che determina la morte indipendentemente dal trauma», precisa Barbaro. Il medico legale di Milano spiega di vedere «tantissime trombosi della vena retinica, in aumento rispetto al passato. Le noto, mi chiedo perché gli istituti di oculistica non forniscano dati». «Tutti sanno, quanti eventi avversi vengono segnalati post vaccino anti Covid, però stanno zitti, non lo ammettono. A questa vergogna bisogna mettere fine», tuona. Racconta che la prassi diffusa è scrivere nelle perizie autoptiche «escluse altre cause», senza considerare la vaccinazione fatta, malgrado studi internazionali mostrino sempre più possibili correlazioni. Così, nella maggior parte dei riscontri diagnostici non si va a cercare la Spike. «Deve essere il ministero della Salute, a dare indicazioni precise, sui percorsi obbligatori in caso di morti improvvise», è convinto il medico. «Autopsie automatiche, a cui devono attenersi i pm. E ricerca della Spike eseguita nei centri universitari. Per fare chiarezza, e anche per tranquillizzare chi si è vaccinato». Ogni giorno, c’è una nuova rivelazione su dati nascosti durante la pandemia. Se il vaccino ha provocato danni e continua a far male, non si può far finta di nulla. Per rispetto della salute dei cittadini, e perché vanno risarciti. «Solo per gli eventi avversi da vaccino Covid che segnala l’Aifa, bisognerebbe pagare 554 milioni di euro, ma i danneggiati sono un numero assai più alto», conclude il medico. A loro disposizione, sono stati stanziati appena 100 milioni di euro.
Jeffrey Epstein e Donald Trump (Ansa)
L'ad di SIMEST Regina Corradini D'Arienzo
La società del Gruppo Cdp rafforza il proprio impegno sui temi Esg e conferma anche la certificazione sulla parità di genere per il 2025.
SIMEST, la società del Gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ha ottenuto l’attestazione internazionale Human Resource Management Diversity and Inclusion – ISO 30415, riconoscimento che certifica l’impegno dell’azienda nella promozione di un ambiente di lavoro fondato sui principi di diversità, equità e inclusione.
Il riconoscimento, rilasciato da Bureau Veritas Italia, arriva al termine di un percorso volto a integrare i valori DE&I nei processi aziendali e nella cultura organizzativa. La valutazione ha riguardato l’intera gestione delle risorse umane — dal reclutamento alla formazione — includendo aspetti come benessere, accessibilità, pari opportunità e trasparenza nei percorsi di crescita. Sono stati inoltre esaminati altri ambiti, tra cui la gestione degli acquisti, l’erogazione dei servizi e la relazione con gli stakeholder.
L’attestazione ISO 30415 rappresenta un passo ulteriore nel percorso di sostenibilità e responsabilità sociale di SIMEST, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite, in particolare quelli relativi alla parità di genere e alla promozione di condizioni di lavoro eque e dignitose.
A questo traguardo si affianca la conferma, anche per il 2025, della certificazione UNI/PdR 125:2022, che attesta l’efficacia delle politiche aziendali in tema di parità di genere, con riferimento a governance, crescita professionale, equilibrio vita-lavoro e tutela della genitorialità.
Valeria Borrelli, direttrice Persone e organizzazione di SIMEST, ha dichiarato: «Crediamo fortemente che le persone siano la nostra più grande risorsa e che la pluralità di esperienze e competenze sia la chiave per generare valore e innovazione. Questi riconoscimenti confermano l’impegno quotidiano della nostra comunità aziendale nel promuovere un ambiente inclusivo, rispettoso e aperto alle diversità. Ma il nostro percorso non si ferma: continueremo a coltivare una cultura fondata sull’ascolto e sull’apertura, affinché ciascuno possa contribuire alla crescita dell’organizzazione con la propria unicità».
Con questo risultato, SIMEST consolida il proprio posizionamento tra le aziende italiane più attive sui temi Esg, confermando una strategia orientata a una cultura del lavoro sostenibile, equa e inclusiva.
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