2020-03-14
Parigi forza la mano per mangiarsi i satelliti e i razzi della nostra Avio
Bruno Le Maire, ministro dell'Economia in Francia (Ansa)
Bruno Le Maire è per l'aggregazione con Ariane, in questo momento uno scippo. Raffaele Volpi (Copasir): «Difendiamo gli asset strategici».Mentre l'emergenza coronavirus inizia a prendere piede in tutta Europa - con indiscrezioni di una Germania già pronta a nazionalizzare le aziende prossime alla crisi - il ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire rilancia le alleanze industriali con l'Italia nel settore dell'aerospazio. Sul piatto c'è l'aggregazione tra la nostra Avio, l'Ariane group francese e i tedeschi di Ohb. I tre gruppi stanno lavorando su Ariane 6, uno dei nuovi lanciatori aerospaziali previsti dall'Esa (Agenzia spaziale europea). Ma in questo caso sono Francia e Germania a fare la parte del leone, perché Ariane group è l'appaltatore principale mentre la filiale di Ohb, mt Aerospace, produce strutture metalliche di lancio: Avio si occupa del lanciatore Vega. L'aggregazione, insomma, rischia di far perdere all'Italia tutto il know how di un'azienda strategica, fondamentale per questo settore, per di più in una fase di crisi economica dai contorni ancora poco definiti, dove esistono criticità di circolazione persino ai confini degli stati membri. Non a caso su Avio il governo italiano aveva deciso nel 2018 di esercitare il golden power, in modo da esercitare poteri speciali proprio rispetto all'accordo con Ariane. E non bisogna dimenticare che proprio sulla Space economy l'Italia aveva deciso lo scorso anno di investire cifre ingenti, con una sottoscrizione globale pari a 2.28 miliardi di euro, pari al 15.9 per cento del contributo globale dei 22 stati membri dell'Esa. Il rischio, a questo punto, è che parte di questi investimenti possano andare persi, in momento in cui l'Unione europea non ha ancora messo in campo un protocollo definito e chiaro per limitare i danni economici che arriveranno dall'emergenza Covid 19. Per di più il settore aerospaziale italiano è tra i primi sette al mondo, il quarto a livello europeo. Per l'80% è costituito da piccole medie imprese che si appoggiano ai più importanti programmi europei e internazionali come Leonardo, Agusta Westland, Avio Aero e Thales Alenia Space. 50.000 sono gli addetti, quasi 200.000 se si considera l'intero indotto. Il fatturato medio annuo è di oltre 15 miliardi di euro, di cui 5,8 miliardi di export.Eppure, in una fase così complessa per l'Europa e per il mondo, la Francia sembra quasi approfittarne. Anche se, va ricordato, l'intervento di Le Maire arriva a 6 mesi di distanza dalla dichiarazione congiunta di Francia e Germania sul programma. Quindi in teoria è in linea con il programma fissato a ottobre, quando l'asse franco-tedesco invitò gli attori industriali «a sviluppare misure di consolidamento per il contenimento dei costi e la competitività internazionale, rafforzando il settore dei lanciatori in collaborazione con i partner, in particolare l'Italia» E tutto questo avviene dopo che il presidente esecutivo di Airbus Guillaume Faury aveva spiegato nelle scorse settimane delle difficoltà per i regolamenti europei di una creazione di un campione europeo nell'aerospazio. Ma Le Maire ha deciso ora di rilanciare la proposta: «Sarebbe positivo se si potessero fare raggruppamenti industriali in modo da liberare più mezzi finanziari e maggiori capacità di investimento nel settore dei lanciatori spaziali, che è strategico per la nostra indipendenza». Marcello Spagnulo, ingegnere aeronautico, da trent'anni nel settore aerospaziale, su Formiche spiega bene la strategicità dei nostri asset del settore. «I sistemi spaziali sono un asset strategico e la disponibilità autonoma di veicoli di lancio rappresenta una “conditio-sine-qua-non" per poter operare nello Spazio», scrive Spagnulo . «I lanciatori e la geopolitica sono sempre legati a doppio filo, anche se ogni Paese tende a non esplicitarne il legame diretto. Anche l'Europa non è immune da questo atteggiamento». Secondo Spagnulo: «Per quanto l'Agenzia spaziale europea (Esa) e l'Ue si sforzino di propagandare all'opinione pubblica che i lanciatori spaziali sono strumenti di collaborazione industriale oltre che di competizione commerciale, nella realtà, quando si parla di missilistica, le politiche nazionali hanno sempre un ruolo preponderante persino rispetto a quelle comunitarie». Il caso Avio potrebbe essere solo il primo di molti altri. Non a caso il presidente del Copasir, Raffaele Volpi, dopo le dichiarazioni del numero uno della Bce Christine Lagarde, si è affrettato a lanciare l'allarme su un Italia nel mirino degli speculatori internazionali. «Serve vigilanza, in questo particolare momento», spiega Volpi, «assetti di controllo e di governance di società quali quelle dei settori bancario-assicurativi, telecomunicazioni, energia e difesa che debbono rimanere nell'alveo dell'interesse nazionale».