Parigi e Bruxelles contro Di Maio per il sostegno alla rivolta in giallo

La risposta piccata del governo francese dopo il messaggio di sostegno ai gilet gialli pubblicato da Luigi Di Maio lascia piuttosto indifferenti i manifestanti transalpini.
In effetti a parte alcuni articoli basati sui lanci dell'agenzia France Presse - che parlano come al solito del «governo populista italiano» - la denuncia di una presunta invasione di campo del vicepremier italiano non riesce a creare polemiche. A provocare il nuovo attrito tra Parigi e Roma ci aveva pensato Nathalie Loiseau - ministro transalpino degli Affari europei - che l'altro ieri aveva risposto stizzita al leader pentastellato: «La Francia si guarda bene dal dare lezioni all'Italia. Salvini e Di Maio imparino a fare pulizia in casa loro».
Pronta la risposta del grillino che, sulla sua pagina Facebook, ha scritto: «Forse si dimentica di quando il suo presidente, Macron, parlando del nostro governo, ci aveva paragonato alla lebbra». Ieri, a Bruxelles, la francese non ha resistito a rispondere a Di Maio: «Penso che la priorità del governo italiano sia il benessere del popolo italiano, non sono sicura che il fatto che si interessi ai gilet gialli abbia in qualche modo a che fare con il benessere del popolo italiano». La Commissione europea sembrava non volersi occupare della vicenda. In effetti il suo portavoce Margaritis Schinas ha dichiarato alla stampa: «non commentiamo i commenti, in particolare quando arrivano da commentatori professionisti». Ma poi ha concluso con il solito plauso all'inquilino dell'Eliseo. «Il presidente Macron e le autorità francesi hanno tutta la nostra fiducia per la messa in atto del programma per il quale il presidente è stato eletto dal popolo francese». Come se invece Di Maio e Salvini fossero stati eletti dai marziani per governare l'Italia. Ma i tentativi di Parigi e Bruxelles di ingigantire le polemiche, sono stati ripresi anche nel nostro Paese dalle opposizioni.
Matteo Renzi ha detto che il sostegno del vicepremier arriva «proprio nel momento in cui questi usano violenza sui palazzi delle istituzioni e contro i poliziotti». Mara Carfagna via twitter ha invece scritto che il governo «aumenta le tasse in Italia per quasi 13 miliardi. I gilet gialli protestano in Francia contro l'aumento delle tasse [...] Trova l'errore». La reazione del governo francese all'offerta di collaborazione del Movimento 5 stelle, ha comunque lasciato piuttosto indifferenti i gilet gialli che, dai loro presidi sulle rotonde di Francia, continuano a pensare che gli unici a non interessarsi a loro siano Macron ed Edouard Philippe.
Come conferma alla Verità Ingrid Levavasseur, una delle portavoci più note dei gilet gialli: «Personalmente ho apprezzato le parole del vicepremier italiano, trovo che siano positive. Vorrei ringraziarlo. Rispetto alle nostre richieste il governo fa orecchie da mercante. Non tiene assolutamente in considerazione quello che dicono i gilet gialli».
Sul fronte politico, intanto, Jacline Mouraud, una delle prime esponenti dei gilet gialli a protestare via internet, fondatrice nei giorni scorsi del neo partito degli Emergenti, ha dichiarato che le elezioni europee sono «troppo vicine per partecipare». L'ente che si occupa di registrare i marchi dei partiti, comunque, conta già 25 nomi relativi ai gilet gialli registrati. Almeno uno sarebbe stato depositato dall'ex braccio destro di Marine Le Pen, Florian Philippot.
Insomma, tutti i populisti di Francia e d'Italia guardano con attenzione più o meno interessata al movimento. Il potere di Parigi, invece, lo guarda con ben altre intenzioni, come annunciato dal primo ministro transalpino in persona, al tg delle 20 di lunedì sera. Il capo del governo ha promesso misure ancora più repressive contro le manifestazioni violente. «Oggi», ha dichiarato Philippe, «è prevista una contravvenzione per chi partecipa ad una manifestazione con il viso coperto. Domani dovrà essere un reato». Poi il numero due francese ha auspicato che «una nuova legge sia adottata in modo da permettere di sanzionare coloro che non rispettano l'obbligo di dichiarare e coloro che parteciperanno a delle manifestazioni non dichiarate».
Ma un progetto di legge come quello ipotizzato dal capo dell'esecutivo transalpino rischia di essere difficilmente realizzabile, come spiega alla Verità l'avvocato Ciro Perrelli, penalista esperto di diritto francese e italiano. «Il primo ministro francese ha effettivamente ricordato la sanzione già prevista per chi manifesta a viso coperto. Mi sembra di capire che voglia passare dalla contravvenzione all'arresto per punire questa fattispecie. Personalmente rimango perplesso perché, pur tenendo conto dell'ammenda già prevista dalla legge attuale, se una persona manifesta a volto coperto per esprimere un dissenso e senza rappresentare un problema di ordine pubblico, si rischia di limitare la libertà di espressione e di manifestazione, principi tutelati dalla costituzione francese. In questo caso, come penalista non sarei d'accordo con le intenzioni del governo, perché andrebbe a colpire il comportamento di una persona che non commette reato».






