2024-09-07
Il Papa in Indonesia pensa al clima e tace sulla libertà di culto negata
Papa Francesco è impegnato in un lungo viaggio in Asia (Ansa)
Francesco in visita a Jakarta scorda la vera crisi in atto: quella del cristianesimo.Papa Francesco ha svolto un incontro interreligioso nella moschea «Istiqlal» di Jakarta, durante la sua visita in Indonesia, dove è stato accolto dal grande imam Nasaruddin Umar. I due hanno letto e firmato la «Joint declaration of Istiqlal 2024» dove si legge: «La radice comune a tutte le sensibilità religiose è una sola: la ricerca dell’incontro con il divino (ma va?, nda), la sete di infinito che l’Altissimo ha posto nel nostro cuore…». E fin qui, grossomodo, la Dichiarazione riporta una definizione dei termini «sensibilità religiosa» o più semplicemente «religione» rintracciabile in tutti i dizionari mondiali compresi quelli per principianti. Ma il punto che personalmente mi ha colpito di più è l’affermazione che la «disumanizzazione e il cambiamento climatico sono le due maggiori crisi che sta affrontando l’umanità e alle quali le religioni devono dare il contributo per il loro contrasto». Infatti, la Dichiarazione ha un titolo che è «Promuovere l’armonia religiosa per il bene dell’umanità». Ci siano concesse alcune riflessioni, con tutto il rispetto sia per il Papa che per il grande imam. La prima. L’incontro si svolge in Indonesia, in un paese che ha il maggior numero di musulmani nel mondo, 220 milioni, cioè l’80% della popolazione professa la fede islamica. Peccato che la Costituzione indonesiana garantisca la libertà di culto ed espressione religiosa solo per sei religioni ufficiali: l’islam, il protestantesimo, il cattolicesimo, l’induismo, il buddhismo e il confucianesimo, tutte con percentuali irrisorie anche se, in base ai dati della «Conferenza indonesiana sulla religione e la pace» Icrp, vi sono all’incirca 245 forme religiose non ufficiali di varia ampiezza. Nel documento di identità il cittadino deve riconoscersi in una di queste sei religioni oppure non dichiarare niente, cioè non può scrivere né altre religioni, né di essere agnostico, né - figurarsi - di essere ateo. In molti, è un dato accertato, hanno scritto sul documento di identità il nome di una delle sei religioni riconosciute per questioni di quieto vivere. Il pensiero filosofico su cui si fonda lo stato indonesiano è il pancasila che prevede, tra l’altro, la fede nell’unico e solo Dio e la democrazia guidata però da una saggezza interiore decisa dalle delibere dei rappresentanti dello stato. Quanto a modello di paese riguardo alla libertà religiosa non c’è male, ma di questo, ovviamene, il Papa non ha parlato, sia per motivi diplomatici ovvi, sia perché l’importante è il dialogo interreligioso. Se poi, in Indonesia, la libertà religiosa sia un concetto molto vago ed evidentemente non rispettato questo, per lui, evidentemente non è un problema. Né per lui né per il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, Avvenire, che ha esaltato la visita del Papa nonché l’accordo col grande imam. Che l’imam sia grande io non lo metto in dubbio, potrebbe essere anche grandissimo e potrebbe essere imamissimo, certo è che in quel paese la libertà religiosa ha da compiere tanti passi e non è grandissima, ma molto ristretta. La seconda. Non c’è dubbio che ci siano nel mondo problemi di disumanizzazione e problemi di tipo ambientale. Mi permetto di rilevare tuttavia che nel mondo c’è anche un problema che dovrebbe rappresentare per il Papa il core business, ovvero il tema della crisi paurosa che sta attraversando il Cristianesimo, particolarmente in Europa. Per quanto riguarda la disumanizzazione, non è una novità che la Chiesa se ne occupi perché dal 1891, anno di pubblicazione della prima Enciclica sociale Rerum Novarum di Papa Leone XIII, in poi la Dottrina sociale della Chiesa è ridotta ultimamente al problema ecologico e a un anticapitalismo tanto forte nella sua predicazione quanto debole nei suoi contenuti (vedi il sito www.francescoeconomy.org). Allora, se si vuole approfondire la questione della disumanizzazione, oltre alla lettura della Dottrina sociale della Chiesa precedente a Francesco, si possono leggere con grande giovamento i Manoscritti economico-filosofici del 1844 scritti da Karl Marx. In particolare, si consiglia la lettura del primo manoscritto nella parte relativa a Il lavoro estraniato. Alternativamente si possono legger i libri sulla teologia della liberazione (di cui il Papa si è evidentemente nutrito abbondantemente) a partire da Gustavo Gutiérrez fino ad arrivare al molto più scarso Leonardo Boff. Per quanto riguarda l’ecologia non c’è dubbio che sia un problema, c’è sicuramente il dubbio che, soprattutto in Europa, ma non credo che cambi negli altri continenti, possa essere il tema centrale della predicazione cristiana. Delle altre religioni non mi occupo. Il Papa è contento di questa visita, il quotidiano Avvenire è contento, sono contenti molti altri quotidiani. Contenti loro, scontenti noi.
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