2023-12-02
Il prete della banda: il Papa finanzia la nave per cui è a processo Salvini
Don Mattia Ferrari, cappellano della Mare Jonio, dice ai suoi sodali (e imputati) che Francesco avrebbe «pagato direttamente» 2 milioni a Open Arms, «senza passare da Krajewskij». È la Ong la cui barca fu bloccata nel 2019: da lì nacque lo scontro col leghista.«Tenete presente questo: quando il Papa ha pagato Open Arms, non erano passati per Krajewskij ma erano arrivati direttamente dal Papa». Don Mattia Ferrari, sacerdote cresciuto nella parrocchia di Formigine, popolosa cittadina a 30 minuti da Modena, e salito a bordo della Mediterranea con i gradi da viceparroco dopo aver sposato la causa dell’ex No global Luca Casarini, questo concetto lo ha esplicitato più di una volta nelle chat acquisite dagli inquirenti. Konrad Krajewskij è il cardinale polacco chiamato da Bergoglio a fargli da elemosiniere. E a don Mattia, che ha brigato non poco con vescovi e alti prelati pur di far ottenere lauti finanziamenti a Casarini & Co., non deve essere andato giù che la spagnola Open Arms sia riuscita a costruire l’ipotizzato rapporto diretto con papa Francesco. Don Mattia, nonostante la pesante cordata pro Mediterranea guidata nientepopodimeno che da Matteo Zuppi, sembra convinto che il meccanismo del bancomat della Chiesa debba essersi inceppato proprio per colpa di Krajewskij. E il 9 gennaio 2020 lo ricorda in chat: «Open Arms ha ricevuto molti soldi che non sono passati da Krajewskij». E consiglia di usare tutte le leve per convincere l’elemosiniere: «Se non trovate i soldi tornate da Krajewskij e gli dite: “Abbiamo il progetto, abbiamo l’appoggio dei vescovi sul progetto, e gli fate l’elenco per nome e cognome di Lorefice (Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, ndr), Zuppi, Mogavero (Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, ndr), Marciante (Giuseppe Marciante, vescovo di Cefalù, ndr), Hollerich (Jean Claude Hollerich, cardinale lussemburghese, ndr), eccetera, ma non abbiamo i soldi per la nave. Ci serve il vostro aiuto per farla partire”. A quel punto Krajewskij vi dà i soldi». Ma la rivelazione clamorosa, della quale non si trova traccia nei rapporti sociali della Ong spagnola, è questa: «A Open Arms, nel corso di questi quattro anni da che Oscar Camps (il fondatore della Ong, ndr) ha iniziato a frequentare il Papa, pare che il Vaticano abbia dato in totale 2 milioni di euro. Secondo me gliene ha dati meno, ma comunque cifre considerevoli. Quindi se anche dopo il colloquio con don Matteo (Zuppi, ndr) non avete i soldi, tornate da Krajewskij e lui vi darà i soldi». Don Mattia in quel messaggio sostiene di riportare le parole di una sua fonte in Vaticano. Un cardinale che ha un certo peso specifico: Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena che in quel momento era anche il segretario della Commissione Cei per le migrazioni. Al governo c’era Giuseppe Conte e con al ministero dell’Interno Luciana Lamorgese le Ong facevano la spola con l’Italia indisturbate. E Pro Activa Open Arms aveva tre navi in mare: la Astral, utilizzata per operazioni di ricerca, la Golfo Azzurro e la nave omonima della Ong, la Open Arms. L’organizzazione si finanzia quasi esclusivamente attraverso donazioni private (il 90 per cento del totale): 3,5 milioni di euro solo scorso anno. La restante parte, il 10 per cento, arriva da altre organizzazioni e da amministrazioni locali spagnole. Anche il Partito democratico toscano avviò una raccolta fondi per aiutare gli spagnoli. La Ong afferma di aver salvato almeno 60.000 persone nel corso delle sue operazioni. E dall’inizio dell’anno ha portato in Italia già 562 migranti. Ma ha anche già infranto due volte il codice di comportamento voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Inoltre, è di Open Arms la nave che Matteo Salvini da ministro dell’Interno durante il primo governo Conte trattenne in mare per controlli con 147 persone a bordo, nell’estate 2019 (a Palermo è in corso un processo per sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio). Il 22 aprile 2017 Camps incontra Bergoglio. Ai giornalisti, nella sala stampa vaticana, mostra il suo invito inviato a nome del Papa dalla Prefettura della Casa pontificia. I due si trattengono circa 40 minuti nel Palazzo apostolico, durante i quali Camps ricorda al Papa di avergli donato a Lesbo il giubbotto salvagente di un bimbo profugo morto in mare. All’uscita Camps afferma: «Il Papa è l’unico leader mondiale che si occupa del problema». La relazione, come sospetta don Mattia, deve aver portato nelle casse di Open Arms «molti soldi». Molti rispetto a quanto è riuscita a incassare Mediterranea, i cui attivisti, ogni qual volta si parla di Open Arms, sembrano provare un certo fastidio. Sempre nel 2020, per esempio, si tiene un incontro tra tale don Nandino (che deve essere vicino ai Casarini boys) e un giornalista di Famiglia cristiana che brigava per la costituzione di una nuova Ong. Il ragionamento proposto durante l’incontro, stando a quanto riportato a Casarini, sarebbe stato questo: «Più siamo meglio è, l’importante è mettere navi in mare, dato che quelle di Mediterranea non fanno un c... E poi noi abbiamo Open Arms che ci fa la formazione e ci dà il loro personale in esubero». Il rapporto si sarebbe chiuso con don Nandino che avrebbe ricordato al suo interlocutore che con questa operazione sarebbero stati «responsabili dell’ulteriore spaccatura nelle forze cattoliche». Proprio quelle sulle quali contavano Casarini & Co.
La poetessa russa Anna Achmatova. Nel riquadro il libro di Paolo Nori Non è colpa dello specchio se le facce sono storte (Getty Images)
Alice ed Ellen Kessler nel 1965 (Getty Images)