2025-09-09
Sentenza choc: «Andare contro il demonio è discriminazione»
Il Tribunale del lavoro di Palermo boccia il ricorso di un prof, sospeso senza paga dopo una ramanzina a un’alunna satanista.Nel 1400 i giudici si armavano del Malleus maleficarum, letteralmente il «Martello delle malefiche», un codice giuridico d’altri tempi scritto da due frati domenicani per inchiodare chi veniva accusato di essere sceso a patti col demonio.Oltre sei secoli dopo, a Palermo, un altro martello si abbatte ma stavolta, Codice civile alla mano, colpisce chi osa reprimere il satanismo: un docente che aveva chiesto spiegazioni per un crocifisso capovolto, simbolo che da secoli accompagna messe nere, riti di profanazione, bestemmie e spesso anche violenze e omicidi rituali, che pendeva dal collo di una studentessa. Risultato: tre giorni di sospensione dal lavoro confermati, ricorso rigettato, spese legali da 3.000 euro. È Palermo ma potrebbe essere ovunque, perché la vicenda ha il sapore del precedente giudiziario destinato a pesare su chiunque provi ancora mettere in discussione l’ostentazione del satanismo. L’insegnante di storia e filosofia (un mestiere che dovrebbe garantire il diritto di richiamare al significato dei simboli), avvisato dalla collega di religione che durante la ricreazione aveva individuato l’alunna, durante la lezione successiva interroga la ragazza, le chiede perché di quel gesto. Le suggerisce «di indossarlo sotto il maglione», così come faceva lui con il proprio crocifisso, «per non turbare la sensibilità degli studenti non credenti».Nasce un confronto acceso. La studentessa, davanti ai compagni, dichiara di essere «satanista». Lo fa senza pudore, anzi con la presunzione di trasformare la classe in una tribuna para-filosofica. Invita il professore a discutere del satanismo come di una corrente di pensiero. E qui si apre la voragine: il satanismo diventa una religione e il ribaltamento della croce un credo da tutelare al pari di una fede. Il giudice del Tribunale del lavoro di Palermo, Paola Marino, non lo spiega, ma in una sorta di rovesciamento della logica lo sancisce nei fatti: se critichi Satana, violi la riservatezza religiosa di chi si professa satanista.Il contesto rende la vicenda ancora più inquietante. Pochi mesi prima, ad Altavilla Milicia, a due passi da Palermo, un uomo aveva ucciso moglie e due figli durante un rito satanico. È in quell’atmosfera che il docente pensa di collegare i fatti. Ma il giudice è arrivato a bollare quell’associazione come «offensiva e diffamatoria». Senza pensare che, se diffamazione c’è stata, l’ha di certo subita la scuola, trasformata in palcoscenico di simboli che rimandano al male. Dopo aver relazionato alla dirigente scolastica e dopo la convocazione dei genitori e dell’alunna, tutto sembrava essere tornato al suo posto. Finché al docente non è stata notificata la contestazione dell’addebito in quattro punti: «Adozione di comportamenti che sono tradotti in una mortificazione della studentessa dinanzi a tutta la classe con conseguente violazione del principio di riservatezza; adozione di comportamenti posti in essere in violazione del rispetto della valorizzazione dell’identità di ciascuno […]; adozione di comportamenti lesivi della dignità della persona; adozione di comportamenti non coerenti con le finalità della comunità educante nei rapporti con gli studenti».Alla fine, il prof viene punito per aver «violato la tutela e la protezione specifica dei dati personali considerati sensibili». La collega di religione, diventata testimone, ha poi riferito: «In classe non venne data dal docente alcuna spiegazione in merito al satanismo o alle teorie di La Vey (Anton LaVey, pseudonimo di Howard Stanton Levey, un esoterista, musicista e scrittore statunitense, fondatore della chiesa di Satana. ndr), cui la ragazza diceva di volersi richiamare». La contesa sarebbe poi continuata in questo modo: «Il docente ha espresso la volontà di esporre un crocifisso in classe, se (l’alunna, ndr) non avesse tolto dal collo il simbolo oggetto della discussione. Entrambi sono rimasti saldamente fermi sulle proprie posizioni, esprimendo la studentessa la volontà di rimuovere il crocifisso dall’aula, laddove il prof lo avesse esposto».A lasciare senza fiato, però, sono le considerazioni giudiziarie: «L’acceso attacco rivolto alla studentessa dal ricorrente, anzitutto, non solo è risultato rappresentare una critica personale rivolta alla stessa, relativa al suo credo religioso […] ma avveniva davanti a tutta la classe, costringendo la ragazza a esporsi davanti ai compagni per sostenere le proprie idee, verosimilmente prima ignorate dagli stessi e sulle quali ella aveva il diritto di mantenere la riservatezza». La ramanzina, però, non è finita: «Non vi è dubbio che una tale condotta del docente sia contraria ai suoi doveri e si ponga in contrasto con la laicità della scuola pubblica, dove gli allievi possono […] ma soprattutto devono essere liberi di manifestare il proprio pensiero e le proprie credenze anche religiose, ma anche di tenerle per sé, non manifestandole in pubblico». Con un’aggravante: «Ha ulteriormente approfondito la propria condotta», scrive il giudice, «minacciando la ragazza di appendere in classe il crocifisso quale simbolo della propria fede, al fine di imporla alla studentessa che gli manifestava il proprio sentire contrario».Ma non è finita: la «condotta» del docente viene definita come «pericolosamente vicina a quella delittuosa di abuso dei mezzi di correzione». L’Associazione internazionale degli esorcisti, fondata da padre Gabriele Amorth nel 1994, ha denunciato senza giri di parole il paradosso: «Se qualcuno si esprime contro il diavolo e i suoi culti, viene accusato di discriminazione. Invece è vero il contrario, è il satanismo che combatte apertamente il cristianesimo». Gli esorcisti hanno stigmatizzato: «Chi indossa la croce capovolta afferma un’appartenenza che non è neutrale. E un giudice che ne tutela l’intenzione, indirettamente giustifica l’intolleranza verso i cristiani». Il giudice di Palermo ha visto in quel simbolo (che di certo l’alunna non nascondeva, contraddicendo così l’assunto in sentenza) una scelta privata e con un formalismo giuridico ha stabilito che ribaltare un crocifisso è lecito. Chi si oppone ne paga il prezzo.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.