2021-07-20
Palamara fa lo show: «Attaccano me per nascondere i guai della giustizia»
L'ex pm scatenato: otto ore di dichiarazioni ai colleghi. Bordate contro Amara e Cantone, poi l'arringa: «Non sono un servo: colpirmi serve a non far capire quel che è avvenuto all'interno della magistratura».Luca Palamara show ieri a Perugia. L'ex presidente dell'Anm si è difeso per otto ore (tre di spontanee dichiarazioni con produzione documentale e cinque di interrogatorio, da lui richiesto) con il coltello tra i denti. Partendo dalle parole del gup Piercarlo Frabotta pronunciate all'udienza del 21 febbraio, quando il giudice chiese se Palamara non stesse portando avanti un regolamento di conti con il procuratore Raffaele Cantone, il magistrato radiato ha scandito: «Per me non vuole essere un regolamento di conti, ma un'occasione per chiarire le contestazioni». In particolare, quella sparita della mazzetta per la nomina del procuratore di Gela: «Dove è finita la corruzione da 40.000 euro? Già il gip Lidia Brutti ha riconosciuto che non c'è un atto contrario ai doveri d'ufficio». Palamara ha smentito la cena con l'ex presidente del Tribunale di Roma (che il coimputato Fabrizio Centofanti, il presunto corruttore dell'ex consigliere del Csm, ha dichiarato di aver pagato): «Francesco Monastero è una persona per bene, non aveva bisogno che qualcuno gli pagasse le cene», ha sottolineato. E ha lanciato una frecciata a Cantone: «La prassi delle cene non esiste solo a Roma, ma anche in tante altre città. Anche a Napoli (città d'origine di Cantone, ndr) mi è capitato di partecipare a cene offerte da soggetti esterni». Ma ha negato un coinvolgimento di non magistrati alle riunioni per le nomine a cui ha partecipato. E a questo punto ha alzato la voce: «È assurdo pensare che soggetti esterni (come il “pentito non pentito" Piero Amara e Centofanti, ndr) che si vantano di aver influenzato in qualche modo le nomine possano essere ritenuti credibili. Infatti le nomine avvenivano solo in ambito correntizio, come documentalmente vi dimostro». Quindi ha lanciato una pesantissima frecciata nei confronti del «pentito non pentito» Amara, suo grande accusatore: «Facile rendere dichiarazioni dopo aver letto i miei messaggi, le mie chat e i miei verbali. È falso pensare che soggetti esterni mi abbiano mai influenzato a votare qualcuno. Tutto è avvenuto solo nell'ambito della corrente. Il mio rapporto con Centofanti non è quello con un lobbista o un imprenditore, ma con una persona amica che frequentavo insieme con magistrati, tra cui Giuseppe Pignatone (l'ex procuratore di Roma, ndr) e altri uomini delle istituzioni». L'arringa autodifensiva di Palamara ha raggiunto l'acme quando ha detto: «Pensare che io sia il servo di Centofanti è un modo per non far comprendere ai cittadini quello che è realmente avvenuto all'interno della magistratura». Ma se Palamara ha mostrato di essere piuttosto ispirato nella propria difesa, a fargli da energizzante devono essere state le spontanee dichiarazioni della coimputata Adele Attisani. Infatti le sue affermazioni potrebbero avere un peso notevole nel procedimento, dato che per i pm perugini la donna sarebbe stata «istigatrice delle condotte delittuose e beneficiaria». Dunque a distanza di più di dieci giorni dall'ennesima modifica del reato contestato a Palamara, non più corruzione in atti giudiziari ma la più lieve corruzione per esercizio della funzione, i magistrati umbri hanno dovuto incassare le dichiarazioni della Attisani, di Giancarlo Manfredonia e l'imprenditore Fabrizio Centofanti. In principio tra i capi d'imputazione contestati c'era anche un anello che Palamara avrebbe fatto comprare alla donna da Centofanti. Poi l'accusa si è clamorosamente sgonfiata e l'anello è sparito dalle indagini. Sono rimasti sul piatto i lavori di ristrutturazione della casa della Attisani che Palamara avrebbe fatto pagare da Centofanti. Ma ecco che cosa ha detto la donna in aula nelle sue dichiarazioni spontanee: «Non sono un'istigatrice. Non ho mai istigato Luca ad avere utilità per me. Né per me avrebbe avuto senso farlo, atteso che ho una posizione reddituale che mi consente, e mi ha consentito, di sostenere viaggi, cene e quant'altro. Reddito che mi proviene sia dalla attività lavorativa sia dalla gestione di alcuni immobili di mia proprietà». L'imputata ha quindi respinto gran parte delle accuse, in primo luogo quelle inerenti i lavori svolti, e pagati secondo l'accusa da Centofanti, presso la sua abitazione: realizzazione di una veranda (da 22.000 euro), manutenzione dell'impianto elettrico ed installazione di un sistema di videosorveglianza (1.500). «Nel 2014 subisco l'ennesimo furto anche in ragione della mancata sistemazione della veranda e, a questo punto, chiedo a Luca di aiutarmi a risolvere definitivamente il problema e a mettere in sicurezza la casa. Preciso, ancora, che non ho mai ritenuto, fatta eccezione per il contributo dato dal dottor Palamara, di non dover pagare i lavori da me direttamente commissionati e di essere pronta a farlo non appena saranno sistemati i vizi tuttora presenti», ha puntualizzato Attisani. Poi c'è il capitolo viaggi e soggiorni in hotel insieme a Palamara: Favignana, San Casciano Bagni, Ibiza e Dubai. Ma non bisogna dimenticare che in alcuni casi Centofanti e la compagna erano presenti nelle destinazioni elencate. Con quanto riferito in aula dalla donna, dunque, i presunti episodi corruttivi contestati anche all'ex presidente dell'Anm sembrano notevolmente depotenziati. «Ritenevo, per la verità lo ritengo tuttora, che il sentimento di amicizia di Fabrizio (Centofanti, ndr) verso Luca fosse autentico e che non avesse mire secondarie». Poi «quando sono iniziati ad emergere i primi problemi giudiziari di Fabrizio (Centofanti, indagato dalla Procura di Roma dal febbraio 2018, ndr), Luca riteneva che la situazione si potesse chiarire velocemente ed anche per questo motivo ha continuato a frequentare Fabrizio e la sua compagna». Al termine delle dichiarazioni spontanee della Attisani è intervenuto il suo legale, Cesare Placanica: «Per la mia assistita ho chiesto il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste».
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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