2023-10-12
Il padre del gender osannava l’islam radicale
Pierre Nora, Michel Foucault, Jean Daniel e Alain Finkielkraut (Getty Images)
La cultura progressista è sempre stata affascinata dal fondamentalismo musulmano. Un caso emblematico è quello di Michel Foucault, critico del cristianesimo e impegnato su temi omosessuali, che in Iran si innamorò della rivoluzione degli ayatollah.All’improvviso sono diventati tutti filoisraeliani. Tutti in piazza per lo Stato ebraico, tutti a condannare i perfidi terroristi di Hamas. Persino i giornali, pur con qualche titubanza che affiora qui e là, hanno deciso di schierarsi dal versante della Stella di David, con gli eccessi che puntualmente accompagnano certe conversioni posticce. La sinistra italiana - praticamente in blocco - ha deciso di rinnegare sé stessa e di abbandonare la causa palestinese di cui, da sempre, è stata sostenitrice. E lo è stata oltre ogni ragionevole dubbio, approvando pure i clamorosi errori delle leadership mediorientali che si sono succedute nel corso degli anni. A fare il tifo per Hamas rimangono giusto alcuni gruppuscoli abbastanza caricaturali: qualche studente che s’inventa comunicati di fuoco in licei e università, le poche decine di persone che hanno sfilato martedì a Milano… I nuovi convertiti, per allontanare da sé gli sguardi sospettosi di chi non ha dimenticato il passato, provano in ogni modo a scaricare il fardello del filoislamismo sulla parte avversa. Delirano di «neofascisti» seguaci di Hamas, la quale a sua volta sarebbe un movimento di «estrema destra». Eppure, senza troppa fatica, si possono rintracciare maree di precedenti storici che dimostrino quanto la sinistra si sia fatta affascinare dal radicalismo islamico, pur senza comprenderlo fino in fondo. Un caso emblematico è quello di Michel Foucault, filosofo postmoderno che possiamo considerare fra i padri delle cosiddette teorie gender, progressista, impegnato sui temi omossessuali, critico del cristianesimo tra i più affilati. E nonostante ciò fu in prima fila ad applaudire la rivoluzione iraniana (i cui eredi, sostiene oggi qualcuno, versano carburante nel motore di Hamas). Lo dimostra un bel libro appena pubblicato da Neri Pozza, Dossier Iran, che raccoglie gli scritti di Foucault sul tema. Come ricostruisce la curatrice del volume, Elettra Stimilli, «Foucault si reca in Iran, nel 1978, poco dopo lo scoppio della rivoluzione, su incarico del quotidiano Corriere della Sera. Almeno così sembra che si possa dire da quanto emerge dai suoi due soggiorni: il primo dal 16 al 24 settembre e il secondo dal 9 al 15 novembre. Il frutto di questi viaggi sono dieci articoli pubblicati dal giornale italiano». Articoli in cui il gran demolitore della cultura occidentale mostra un certo fervore nei riguardi di Khomeini e dei suoi.«Nell’ottobre del 1978, in uno dei testi per il Corriere della Sera, Foucault si chiede che senso possa avere per gli iraniani mettere a repentaglio la propria vita per cercare “questa cosa di cui noialtri abbiamo dimenticato la possibilità dopo il Rinascimento e le grandi crisi del cristianesimo” e utilizza per la prima volta l’espressione “spiritualità politica” con cui definisce ciò che, secondo lui, è al cuore della rivolta», spiega la Stimilli. «Con questo articolo ha inizio una polemica molto violenta, in cui sostanzialmente si rimprovera a Foucault di non aver visto tutto; in fondo, di non aver voluto sapere ciò che, di fatto, anche migliaia di specialisti apprenderanno solo dopo il ritorno in Iran di Khomeini. Quando poi, però, si palesano i primi abusi dei Guardiani della rivoluzione con l’avvento della Repubblica islamica di Khomeini come guida suprema, la polemica si fa ancora più accesa. […] Foucault viene accusato (implicitamente ed esplicitamente) di un certo “orientalismo”, di considerare cioè l’Oriente come una riserva di spiritualità per un Occidente alla disperata ricerca di nuovi valori ed energie, laddove la spiritualità sciita si presenterebbe come un’alternativa alla fredda razionalità occidentale e alle sue pretese di necessità». Da una parte, il filosofo ci aveva visto giusto. Aveva notato nel mondo musulmano la presenza di una fede forte, di un ordine spirituale che l’Europa era ormai prossima a perdere. Tuttavia la sua fascinazione per questa potenza metafisica cozzava inevitabilmente con la visione del mondo progressista che anche lui, in qualche modo, aveva contribuito a edificare. E i suoi critici non mancarono di farglielo notare. Tra i polemisti più feroci ci furono Claudine e Jacques Broyelle, che su Le Matin lo attaccarono furiosamente, infilando la penna nelle contraddizioni del suo pensiero: «Foucault si diceva “colpito” dal tentativo di aprire nella politica una dimensione spirituale che identificava nel progetto di un governo islamico», scrissero. «Oggi: bambine tutte in nero, velate dalla testa ai piedi, donne pugnalate proprio perché non vogliono portare il velo; esecuzioni sommarie per omosessualità; la creazione di un “ministero del Controllo del comportamento conforme ai precetti del Corano”; ladri e donne adultere frustate». Michel Foucault si era innamorato della rivoluzione, ma non ne aveva visto (o voluto vedere) gli aspetti più oscuri e drammatici. La sua fascinazione intellettuale aveva trascurato alcuni fondamentali dati di realtà. È proprio ciò che sta accadendo oggi alla sinistra italiana: hanno approvato la lotta palestinese in chiave rivoluzionaria, ereditandone la causa dagli anni della guerra fredda. Ora che quella lotta ha mostrato un lato brutale e sanguinario, i rivoluzionari da operetta si buttano tutti sul fronte opposto, invocando pure la repressione a suo di bombe. Nulla di nuovo sotto il sole: la loro strategia è da decenni la medesima, cioè «fomenta e fuggi». Tanto a morire sono sempre gli altri, israeliani o palestinesi che siano.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.