2021-01-14
Troppo complicati: basta «padre» e «madre»
Luciana Lamorgese annuncia che nei documenti è prevista la reintroduzione di «genitore 1» e «genitore 2». In ossequio alle coppie gay si modifica la realtà per decreto così da evitare «criticità» alla responsabilità genitoriale. Sarà più facile legittimare l'utero in affitto.Che cos'è, in fondo, il gender? È un gioco di parole. È un'ideologia basata sulla convinzione che - cambiando appunto le parole - si possa cambiare la realtà. «Il linguaggio», ha scritto Marguerite Peeters, «il cui obiettivo è comunicare e, comunicando, donarsi, diventa uno strumento di manipolazione e di dominazione. [...] Il linguaggio è diventato lo strumento postmoderno della decostruzione». Il gender, dunque, agisce prima di tutto sulle parole, le modifica al fine di «destabilizzare nelle fondamenta la realtà che questi termini dovrebbero esprimere». Se ci pensate, in fondo, tutti i dibattiti culturali e politici di questi ultimi anni riguardano l'uso delle parole. Ci si accapiglia, ad esempio, sui termini da utilizzare per descrivere gli stranieri in arrivo sulle nostre coste («clandestini» non si può dire, «migranti» sì). Oppure si litiga per stabilire la definizione di «donna» (lo è solo chi nasce femmina o lo sono anche i maschi che si fanno operare?). Il risultato è che anche le cose più semplici e apparentemente più scontate divengono estremamente complicate, si burocratizzano, si confondono. Ciò che, fin dalla nascita, ci sembrava chiaro e in oppugnabile diventa oscuro, incerto, indefinito. Il caso che meglio rappresenta questa situazione è quello che riguarda le prime parole apprese da ogni essere umano: mamma e papà. Suonano più o meno allo stesso modo in tutte le lingue, sono fonte di gioia immensa quando un piccino le pronuncia, mandando in solluchero i famigliari. Soprattutto, esprimono concetti semplici e cristallini. Chiunque di noi sa di avere o di aver avuto - da qualche parte - un padre e una madre. Ebbene, queste due parole, da qualche tempo, sono diventate problematiche. Anzi, sono diventate una minaccia. L'ideologia arcobaleno ha deciso che vadano messe al bando, e le combatte con una foga senza precedenti. Per rispettare «l'eroticamente corretto» bisogna utilizzare «genitore 1» e «genitore 2», così da non offendere o turbare le cosiddette «coppie omogenitoriali», cioè quelle composte da due uomini o due donne. Come chiunque può constatare, la manipolazione è palese. Il fatto che due maschi o due femmine abbiano una relazione sentimentale o formino una coppia non cambia la loro possibilità di avere figli. Per mettere al mondo un bambino sono ancora necessari un padre e una madre, un maschio e una femmina. Anche se un neonato viene cresciuto da due donne, una delle quali magari è la madre biologica, da qualche parte esiste comunque un uomo che ha fornito il suo seme, e che è appunto il padre. Parlare di «genitore 1» e «genitore 2» serve a dare l'illusione che un figlio possa essere nato da due donne o due uomini, ma si tratta appunto di un'illusione. Nel 2019, da ministro dell'Interno, Matteo Salvini decise di dare un segnale piccolo, forse, ma importante. Stabilì che sui documenti ufficiali dovesse ritornare la dicitura «padre e madre». Come prevedibile, suscitò l'indignazione della sinistra tutta e fu trattato da omofobo. Ed ecco che, nemmeno due anni dopo, il governo giallorosso ha deciso di porre rimedio a quella clamorosa violazione del pensiero dominante. Ieri Luciana Lamorgese, alla Camera, ha annunciato che «è prevista la reintroduzione della dicitura “genitore 1" e “genitore 2"». Dunque «padre» e «madre» scompaiono di nuovo. La motivazione ufficiale è di carattere tecnico. Secondo l'attuale ministro dell'Interno, la decisione è stata presa «per garantire conformità al quadro normativo introdotto dal regolamento Ue e per superare le problematiche applicative segnalate dal Garante della privacy».Il Garante, infatti, ha «rilevato che la dicitura “padre e madre" nella carta d'identità digitale ha comportato forti criticità dal punto di vista della di protezione dei dati e della tutela dei minori, nei casi in cui i soggetti che esercitano la responsabilità genitoriale non siano riconducibili alla figura materna o paterna». In virtù di tali «criticità» urge modificare nuovamente le parole: «Il nuovo schema di decreto ha già ottenuto il concerto dei ministri di Economia e della Pubblica amministrazione ed è in attesa del parere del Garante, a seguito del quale sarà sottoposto alla Conferenza Stato-Città», ha concluso la Lamorgese. Vedete? Pensano di poter modificare la realtà per decreto. E c'è pure di peggio. Questa vicenda dimostra fino a che punto l'ideologia sia penetrata nelle istituzioni e innervi la nostra esistenza quotidiana. Ci viene detto che «padre» e «madre» non si possono usare perché è... troppo complicato. Perché non si sa che cosa scrivere quando si presenta una coppia formata da due uomini o due donne con un bambino. E allora si pensa di intervenire sul linguaggio nella convinzione di poter adattare la realtà alla costruzione artificiale. È il peggiore degli inganni. Forse un bambino accompagnato da due maschi non ha una madre? Ce l'ha eccome, magari in Ucraina: è una donna che ha affittato il suo corpo e ha prodotto un figlio su richiesta. Analogo discorso vale per i «figli di due madri». Modificare il linguaggio, dunque, non cambia la realtà. Semmai la nasconde. Cancellare «padre» e «madre» non semplifica nulla: rende solo più facile legittimare la pratica dell'utero in affitto, che in Italia è ancora un reato. Ma probabilmente al ministro dell'Interno questo non è interessa.