2020-04-15
Orrore nelle case di riposo toscane: «Morti lasciati nei loro letti 42 ore»
Villa San Biagio, la rsa a 30 chilometri da Firenze
Gli operatori di Villa San Biagio, in provincia di Firenze: «Su 55 ospiti, 53 contagiati. Dal 2 aprile contiamo un decesso al giorno. I corpi vengono parcheggiati nelle stanze di fianco alle persone ancora in vita».Anche nelle residenze per anziani della Toscana il coronavirus fa paura. Sono oltre 700 le persone positive nelle strutture regionali e tra i degenti, tra dati ufficiosi e ufficiali, si contano almeno 63 morti. A volerci vedere chiaro su un contesto a dir poco tragico sono due Procure della Repubblica, quella di Prato e quella di Lucca. I magistrati pratesi stanno indagando su quanto successo a Carmignano nella Rsa di Comeana (gestita da una Onlus), dove si sono registrati sei decessi e 33 contagiati (17 pazienti e 16 operatori). A Lucca il fascicolo è stato innescato da un esposto relativo a tre morti sospette avvenute nella residenza di Gallicano. Nella stessa struttura sono stati registrati altri 23 contagiati (13 pazienti e 10 operatori). Al momento le due indagini sono contro ignoti. Decessi e contagiati si trovano anche in periferia di Firenze (Gambassi Terme e Dicomano) e a Bucine, provincia di Arezzo. E proprio in quest'ultima località un comitato di parenti degli ospiti della Rsa Fabbri Bicoli sta preparando l'ennesimo esposto. Simone Panduri, sindacalista e dipendente distaccato della Rsa L'Oda di Diacceto, sbotta: «Alcuni proprietari si sono resi disponibili a effettuare i tamponi sui loro dipendenti all'interno delle strutture e a pagarli di tasca propria. I tempi si sarebbero accorciati, dunque è mancato il coordinamento fra istituzioni e privati». Le persone che abbiamo intervistato ci hanno riferito quasi tutte lo stesso quadro sconfortante, fatto di disorganizzazione e improvvisazione. Paolo Marcheschi, consigliere regionale di Fratelli d'Italia, è stato il primo a chiedere urgentemente una commissione d'inchiesta per scavare sulle cause di questa strage. Giampaolo Giannelli, vice coordinatore di Forza Italia della Provincia di Firenze, molto attivo nel denunciare gli errori e gli orrori dentro alla Rsa, sta battagliando contro il centro di quarantena di Vaglia, realizzato dentro a un hotel ed ex Cas: «Questo centro si trova a soli 10 metri da una Rsa ed è controllato da un unico operatore. Il sindaco di Firenze Dario Nardella, incaricato dal prefetto di individuare una sede, non ha voluto discuterne con nessuno e l'8 aprile alcuni cittadini hanno visto un ragazzo di 16/17 anni uscire dal centro e allontanarsi». Ma non molto distante da Vaglia c'è un'emergenza ancora più grande, di cui si sta occupando lo stesso Giannelli, consigliere comunale di Dicomano: è quella della Rsa Villa San Biagio. Lo storico edificio è invaso dal virus, tanto che dopo due diversi tamponi sono risultati contagiati 53 ospiti su 55. A gestirla è il gruppo friulano Sereni orizzonti, che ha più di 3.000 dipendenti e 90 residenze sparpagliate in 10 regioni italiane, ma ha anche strutture di Germania e Spagna. Il proprietario, l'imprenditore friulano Massimo Blasoni, a ottobre è stato arrestato per truffa aggravata al servizio sanitario nazionale su richiesta della Procura di Udine. Il gip lo ha scarcerato a gennaio ritenendo non più sussistente il pericolo di fuga e quello della reiterazione del reato. Nel 2019 un'altra struttura toscana della Sereni orizzonti, Villa I Pitti di Signa (Firenze), era finita al centro delle polemiche dopo alcune segnalazioni di maltrattamenti ai danni degli anziani ospiti giunte al programma Chi l'ha visto? . Nella trasmissione alcuni operatori avrebbero denunciato anche gravi carenze igienico sanitarie e scarsità di cibo. Adesso i riflettori si accendono sulla struttura di Dicomano. «Villa San Biagio era una bomba a orologeria che non è stata disinnescata in tempo», ci racconta una delle operatrici in quarantena (una ventina, mentre un'altra dozzina di dipendenti è in malattia perché risultata positiva al test).Il racconto è a più voci, anche se nessuno vuole comparire per paura di ritorsioni da parte della proprietà. Il primo caso effettivo con tampone positivo è del 29 marzo, ma già tra il 6 e il 7 marzo nella struttura un'anziana aveva manifestato sintomi da Covid-19. «La figlia ci aveva riferito che era stata a Milano per lavoro. Noi ragazze abbiamo subito drizzato le antenne, ma il medico ci ha detto che era tutto a posto e che dovevamo semplicemente darle l'antibiotico e mettere la mascherina. Ma nessuno le ha fatto il tampone. Da lì sono iniziate varie febbriciattole». Il 29 di marzo è arrivato il primo ricovero: «Lo hanno deciso le infermiere, perché per il medico non era necessario. “Non mandate in ospedale nessuno, la decisione deve passare da me" ci diceva. Le operatrici hanno battuto, come si dice, le palle sul tavolo e hanno chiamato il 118 e poi hanno avvertito il responsabile, spiegando che si era trattata di un'urgenza». Con questo escamotage sono riuscite a mandare in ospedale questa paziente, che è risultata positiva. Il giorno dopo sono iniziati tutti i controlli. «Ed è stato chiaro che eravamo impestati. Inizialmente sono risultati positivi 41 anziani e 9 operatori, compreso il direttore della struttura. Il direttore sanitario, invece, è risultato negativo». Successivamente, come detto, i casi sono saliti a 53 tra gli ospiti e all'elenco si sono aggiunti «altri 4 o 5 dipendenti». Di fronte a tutto questo i responsabili si sono scusati? Tutt'altro: «Ancora ieri ci è stato detto che non sappiamo usare i dispositivi di protezione (Dpi). La verità è che sono venuti due infermieri della Asl a spiegarci come utilizzarli correttamente solo alla vigilia di Pasqua, 12 giorni dopo che era scoppiata la “bolla"». Tra giovedì e sabato, sempre la Asl ha fatto trasferire 10 ospiti per alleggerire il lavoro alle operatrici superstiti. «Sono rimasti 28-29 anziani (di cui solo cinque negativi, compresi tre guariti) mentre altri 12-13 sono passati a miglior vita. Due o tre sono ufficialmente morti per il coronavirus, ma anche gli altri erano positivi e il Covid-19 gli ha dato il colpo di grazia. Dal 2 aprile, quando c'è stato il primo decesso, a ieri (lunedì, ndr) c'è stato più o meno un morto al giorno. Là dentro c'è una strage infinita». Secondo una delle nostre fonti cinque ospiti sono morti dentro a Villa San Biagio. Tre sono deceduti dentro alla nuova struttura e altri in ambulanza o in ospedale. Le prime mascherine sono arrivate a inizio marzo, ma i veri Dpi, tute, caschi e scafandri, hanno iniziato ad arrivare dopo i primi tamponi. Ma ormai era troppo tardi. «Per 20 giorni abbiamo affrontato la guerra nucleare con le fionde». Nella villa ci sono quattro reparti: uno è stato adibito a foresteria per le ragazze in quarantena, un altro è in attesa di essere sanificato per ospitare gli anziani negativi al virus. «Per ora abbiamo disinfettato i locali in maniera artigianale con acqua e varechina, ma siamo in attesa che arrivi questa benedetta ditta di disinfestazione perché qui ora è tutto contaminato». Le operatrici in quarantena rischiano di rimanerci a oltranza: «Continuiamo a essere in contatto con i pazienti contagiati e nessuna di noi potrà considerarsi fuori pericolo finché non faremo un ulteriore tampone, che, però, al momento non sappiamo nemmeno chi debba farcelo. La Asl dice che è l'azienda e viceversa. È un marasma indicibile». A un certo punto le infermiere hanno avuto la sensazione di trovarsi sulla Costa Concordia: «Il direttore di struttura, quando ha avuto la febbre, si è dileguato e noi siamo rimaste 3-4 giorni in balia delle onde in attesa dell'arrivo del nuovo direttore. Il vecchio lo abbiamo visto l'ultima volta il 27 marzo e da allora è desaparecido, non si è fatto neanche sentire per chiedere “stronze come state?". Eravamo come sopra la Concordia senza il comandante e dovevamo arrivare a riva da sole». Chiediamo che cosa succeda là dentro quando un ospite muore. Una delle nostre interlocutrici si fa seria: «Qui si apre un capitolo che non ha dell'umano. Questa gente muore da sola, senza il conforto di un parente, e noi non possiamo spostare il cadavere perché dobbiamo aspettare il medico necroscopo. Possono passare molte ore prima che arrivi e durante quel tempo l'anziano resta nel letto magari con altri vecchietti di fianco». Quante ore? «Un ospite senza vita è rimasto nel suo giaciglio dalle 11 di sera sino alle cinque del pomeriggio del terzo giorno». Quarantadue ore? «Sì. Poi è stato messo nel sacco speciale e portato via». E gli altri defunti? «Sono stati più fortunati: hanno dovuto attendere «solo» una decina di ore prima di lasciare la stanza in cui erano spirati». Ha collaborato Christian Campigli