2019-01-05
Orlando gioca a fare l’eroe. Intanto Palermo soffoca sommersa di rifiuti e morti
Il sindaco si ribella al decreto sicurezza per coprire i suoi flop: spazzatura ovunque e strade da terzo mondo. Al cimitero ci sono 190 corpi senza sepoltura.Nel Villaggio Santa Rosalia la discarica abusiva ha superato i 100 metri di lunghezza in corrispondenza dello svincolo; a Mondello, culla della bella vita, è sorta una piramide; tra Zisa e Noce le strade sono ostruite dalla spazzatura e al Borgo Vecchio non si contano televisori e frigoriferi abbandonati. C'è una città che affonda, sommersa da rifiuti, burocrazia e da un disastro amministrativo senza precedenti del quale non tutti si accorgono quando l'inquadratura delle telecamere è stretta sul volto, tirato a lucido, del sindaco Leoluca Orlando. Settantuno anni, una vita in politica, è il nuovo leader del centrosinistra invocato dai salotti buoni, grazie alla promessa apertura ai migranti dell'anagrafe. La cosa più ardua per il sindaco, che ha inanellato cinque mandati, però, non è la sfida al decreto Salvini, che non si sa se porterà consensi, ma sistemare almeno un ufficio in un Comune paralizzato. Le dipendenti della cooperativa Piccole Donne, che si prendono cura delle bimbe abusate e maltrattate, anche figlie di migranti arrivati da tempo a Palermo, vantano un arretrato di 12 mensilità nei confronti del Comune e «l'assessore ai Servizi sociali, Giuseppe Mattina», confida alla Verità l'assistente sociale Rosaria Gentile, «non riesce a trovare personale per elaborare le pratiche delle associazioni, come la nostra, che si occupano dei più deboli». Nonostante le promesse, poco è cambiato da quando, nel 2017, i rappresentanti di 140 cooperative sociali scesero in piazza per sperare di ottenere il dovuto. I servizi per i più deboli, per i disabili, per le piccole donne alle quali la vita ha già strappato tutto, sono a rischio ogni giorno. A Palermo il mito della città accogliente, osannata e rivendicata da Orlando, si scontra con la realtà di una capitale in ginocchio, che a dicembre ha messo a bilancio tagli del 50-60% nei settori dell'istruzione, del diritto alla casa e allo studio, dell'edilizia e dei servizi cimiteriali, «con uno scollamento totale tra le belle parole del sindaco e la macchina amministrativa». Ne è convinto Fabio Sanfratello, presidente dei costruttori edili, in ottimi rapporti personali con il sindaco Orlando, ma «totalmente deluso dalla sua azione amministrativa».«Al Comune non ci sono gli uffici, niente di niente che funziona. Palermo ha un solo dirigente ingegnere nel settore urbanistica». Il risultato è che pochissime pratiche vedono la luce. «Qualsiasi tipo di investitore», continua Sanfratello, «non viene a Palermo, non c'è certezza dei tempi, non c'è nessuno con cui dialogare, c'è il sindaco e basta, attorno a lui il nulla totale». Un anno fa è stato bandito il concorso per i dirigenti, ma ancora nessun responso definitivo. Gran parte delle somme a disposizione viene impiegata per alimentare le partecipate, il leader dei costruttori non si dà pace, perché i fondi delle scuole «sono stati destinati ad altre finalità e il 70% degli edifici scolastici è inagibile, tutte le scuole costruite prima del 1978 non sono a norma. Un evento sismico a Palermo sarebbe una ecatombe».E poi le prospettive di sviluppo. «Nessuna». Fino al 2007 c'erano 18.000 operai iscritti alla Cassa edile, adesso se ne scovano a malapena la metà, 30.000 famiglie sono finite per strada o nella morsa del lavoro in nero, le imprese edili sono passate da 2.200 nel 2007 a circa 1.000.Gli albergatori armati di ramazza spostano montagne di rifiuti, li mettono dietro l'angolo, per tentare di dare una parvenza di decoro a una città ferita profondamente. A gestire il servizio di raccolta è la Rap, società partecipata interamente dal Comune, creata da Orlando sulle ceneri dell'Amia, fallita e sommersa dai debiti. Il risultato di gestione è di un debito di 55 milioni di euro, maturato a cavallo tra il quinto e il sesto mandato del Prufissuri. Il nuovo manager, Beppe Norata, è stato nominato da Orlando sette mesi fa, ma ancora, confida alla Verità, non conosce il suo compenso, «perché non era allegato alla delibera». Ha problemi ben più pesanti da risolvere, per esempio lo stipendio dei 1.800 dipendenti, fermo alla mensilità di novembre, che ha provocato l'ultima grande crisi dei rifiuti. Senza emolumenti si sono bloccati gli straordinari e sotto le feste nessuno ha raccolto la spazzatura. Risultato? Ennesimo scempio nel momento in cui Palermo è invasa dai turisti. La cartolina è impietosa, quasi quanto quella del meccanismo che regola i rapporti tra la Rap e il Comune: un contratto di servizio che necessita di quasi 1.000 anni per essere applicato. Novecento per l'esattezza, almeno secondo i calcoli di Antonino Randazzo, consulente ambientale e consigliere comunale del Movimento 5 stelle che, carte alla mano, ha documentato come servirebbero nove secoli per la manutenzione dei marciapiedi, prevista dal contratto, e 70 anni per le strade, disastrate, piene di buche e ridotte spesso a trazzere.«La manutenzione delle strade non è il nostro core business», racconta Beppe Norata alla Verità, «siamo indietro, ma la colpa non è solo nostra, visto che il Comune paga a consuntivo». La manutenzione è come la tela di Penelope, col passare del tempo diminuisce. Inutile parlare di Tari, la tariffa palermitana è tra le più alte d'Italia, ma viene riscossa circa al 50%, quindi i soldi non bastano mai. «Si ferma tutto», spiega Norata, «i mezzi non vengono sistemati, i dipendenti non pagati, aumentano pericoli per i cittadini e lievitano le richieste di risarcimento danni»A Palermo non c'è pace neanche da morti, né pietà. In questo momento 190 bare attendono sepoltura in obitorio, non c'è posto al cimitero, nello stanzone l'aria è irrespirabile e i parenti sono incolonnati mentre piangono, ma consolati, sembrerà strano, dal freddo. «Perché in estate», dicono alcuni sottovoce, «i corpi esplodono a causa del caldo». Ed è un'oltraggio in una città che non ha ancora accolto i suoi concittadini.
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