2024-10-27
Liguria, ecco la rete pm-Pd: la scelta è tra loro e Bucci
Non solo David Ermini: nella ditta di Aldo Spinelli l’ex segretario del Csm nominato quando Andrea Orlando era ministro. La barca vicino a quella della toga del caso Toti, la casa in Messico, la raccolta fondi opaca: tutti gli altarini del candidato.Oggi e domani in Liguria non si deciderà solo il nome del nuovo governatore, ma si sceglierà tra due idee opposte di Regione. Una è quella del cosiddetto modello Genova portato avanti dal sindaco del capoluogo ligure Marco Bucci insieme con l’ex governatore Giovanni Toti, un progetto che vede nella burocrazia un ostacolo da aggirare a ogni costo anche a rischio di qualche inciampo e di qualche scontro con i custodi delle tavole della legge (vedi l’inchiesta giudiziaria che ha disarcionato l’ultima giunta); l’altra è quella dell’ex Guardasigilli Andrea Orlando, che con i magistrati va a braccetto, essendo stato il loro ministro (il capo di gabinetto era nientepopodimeno che l’attuale capo della Dna Giovanni Melillo).Due approcci molto diversi. La destra negli ultimi mesi ha lanciato l’ultimo assalto alla cosiddetta casta delle toghe, puntando a separare le loro carriere e a ridurre la loro influenza nella vita sociale (vedi sentenze sull’immigrazione); la sinistra, invece, preferisce accucciarsi ai piedi dell’ultimo vero potere rimasto e Genova ne è l’esempio lampante. Qui uno dei principali imprenditori portuali, Aldo Spinelli, dopo essere stato pizzicato a far maneggi con la politica, ha cercato di riallacciare i suoi vecchi rapporti con i progressisti (con cui si è pure candidato alle elezioni comunali). E per farlo, sperando di non dover chiudere baracca e burattini, ha messo a presiedere la sua Spininvest, la holding del gruppo, l’ex parlamentare del Pd David Ermini, perfetta sintesi dello scambio di armoniosi sensi tra magistratura e dem. Infatti Ermini dal 2018 al 2022 è stato il felpato vicepresidente del Csm, capace di non scontrarsi mai con toghe e con il Quirinale. Proprio in quel quadriennio venne scelto l’attuale procuratore di Genova, Nicola Piacente.L’ex turborenziano Ermini, quando ha accettato di fare il gran salto e di mettere le sue competenze al servizio della Spininvest, si è portato appresso come consulente giuridico del gruppo un altro pezzo da 90 del parlamentino dei giudici, l’ex segretario generale Paola Piraccini (nominata quando Orlando era Guardasigilli e rimasta a Palazzo Bachelet sino al 2020). Ovvero la donna che dovette gestire operativamente lo scandalo Palamara. All’epoca Ermini chiese a lei di tornare a Roma a ricevere il cd con le famose intercettazioni dell’Hotel Champagne, le stesse che sconquassarono il mondo della giustizia.Adesso i due sono stati messi come parafulmini dell’azienda in mezzo alla tormenta. Spinelli, nel pieno dello scontro per le concessioni portuali, aveva già provato ad assoldare come esperto l’ex procuratore di Genova Francesco Cozzi, che per un parere orale presentò una parcella da 15.000 euro. Ma adesso la situazione è ulteriormente cambiata e il modello Genova rischia di finire in crisi. In porto è approdato come commissario aggiunto Alberto Maria Benedetti che sempre il Pd aveva immaginato come possibile candidato sindaco e che, pur essendo stato spedito al Csm in quota 5 stelle, con i dem e le toghe progressiste instaurò un solido rapporto. Siamo certi che tutti questi signori sperino nella vittoria di Orlando, essendo stato questo Guardasigilli con ben due governi a guida Pd, quello di Matteo Renzi e quello di Paolo Gentiloni. Un periodo in cui la magistratura e la politica sono andate d’amore e d’accordo, salvo qualche piccolo scaramuccia con il fu Rottamatore. Non basta. Una vecchia conoscenza di Orlando è, infatti, Luca Monteverde, uno dei pm dell’inchiesta Toti, ritenuto vicino alla corrente progressista di Magistratura democratica. Qualcuno ci ha persino raccontato che a Spezia, dove Orlando è nato e Monteverde ha lavorato, i due avrebbero condiviso anche qualche gita estiva in barca.Ma l’ex ministro, con La Verità, respinge i sospetti: «Monteverde ha la barca dove ce l’ha mio cognato, ma io per mare con lui non sono mai andato in vita mia». Il candidato del centrosinistra è incontenibile. «È un mondo veramente di merda. Come può pensare la gente che io nell’estate in cui c’è un’inchiesta vada in barca o a fare i tuffi con Monteverde […] è abbastanza fastidioso… è un Paese veramente di merda». Poi qualcosa sul rapporto con l’ex pm spezzino ammette: «Al più lo avrò incontrato nel corso di questi anni qualche volta… ci siamo salutati per la strada, ma, per altro, non ci siamo mai nemmeno fermati a parlare e sebbene lui bazzichi su Spezia, io sono sempre stato molto attento, soprattutto da quando c’è l’inchiesta, a non interloquire mai con gli inquirenti». Chiediamo scherzosamente se non ci sia il rischio che esca una foto con Orlando abbracciato alla toga. L’ex ministro resta in silenzio alcuni interminabili secondi. Poi riprende: «Sta scherzando, offende la mia intelligenza. L’ho incrociato qualche volta quando vado a prendere la barca… ci siamo visti in mare, perché lui è un sub, nel corso di questi anni… ma come si può immaginare che io vada in barca con Monteverde durante l’inchiesta?». Anche perché si parla, a dire di Orlando, di una natante di meno di sei metri: «Se avessimo deciso di andare in barca lo avremmo fatto su una lancia in due e sarebbe stata un’operazione di demenza pura». Orlando non ci sta a passare per fesso: «Spero che lei abbia abbastanza stima di me per non pensare che io sia così scemo da fare una cosa del genere». Ci invita a rispondere «liberamente». Non trovando soddisfazione, aggiunge: «Parlo del minimo di reputazione intellettiva che mi sono guadagnato nel corso degli anni». A un certo punto definisce «sua» l’imbarcazione prima attribuita al cognato e, di fronte alla nostra sottolineatura, ribatte: «Il posto barca è di mio papà se non mi ci fa andare glielo faccio togliere».Orlando non vuole neppure essere considerato benestante: «Non sono riuscito ad accumulare patrimoni e passare da Paperon de’ Paperoni mi romperebbe un po’ le scatole». Gli chiediamo se abbia ceduto i titoli che condivideva con alcuni famigliari: «Da ragazzo i miei genitori mi hanno fatto fare un po’ di risparmio gestito, ma ora non ho più nulla» è la risposta.Ci ricorda che in alcuni articoli due sue cantine sono diventate due appartamenti e allora specifica: «Ho tre case. Due alla Spezia. Una del valore di circa 100.000 euro, utilizzato per un bed and breakfast, e un altro, dove vivo, che mi ha lasciato mia nonna. A Roma ne ho un’altra per cui ho speso, mi sembra, 260-270.000 euro. Sto pagando il mutuo e per questo è più della banca che mia». In realtà l’appartamento, acquistato nel 2021, è costato 300.000 euro e, di questi, 180.000 sono arrivati dall’istituto di credito.Secondo la dichiarazione della situazione patrimoniale depositata alla Camera dei deputati Orlando sarebbe proprietario anche di un terreno, di una Fiat Bravo e titolare dell’80% delle quote (valore 16.000 euro) della Das srl, società di affittacamere. A onor del vero l’ex vicesegretario Pd ha donato 5.800 euro di quote nominali al famoso cognato, riducendo la propria partecipazione al 51%.Ma dagli atti spunta anche una società messicana che stuzzica la nostra fantasia. Orlando ci chiede di non fare delle «cose aggressive» sul giornale, anche perché pure in questo caso non ci sarebbe alcun mistero: «Ho una porzione di un appartamento in Messico, nello Yucatan. La normativa locale prescrive che per essere proprietari di un immobile c’è bisogno di una società. Per questo l’abbiamo aperta (Orlando ha il 75%, ndr) e detiene questa parte di casa e una pertinenza». Il candidato Pd ci spiega di aver investito circa 75.000 euro una quindicina di anni fa e di aver deciso di dare via l’immobile, «essendoci andato pochissimo»: «È in vendita a 81-82.000 euro. Voglio guadagnarci qualcosina anche perché in questi anni, in Messico, l’inflazione è salita molto». Dice di avere le carte con «il valore di realizzazione», ma che è difficile ottenerle in giornata anche per il fuso orario. Fatto sta che ieri sera non erano ancora arrivate.L’aspirante governatore insiste: «Mi raccomando sul patrimonio immobiliare… sono due cantine…». A questo punto facciamo qualche appunto sulla raccolta fondi online effettuata attraverso una piattaforma californiana, la Stripe technology, che potrebbe permettere di aggirare la stingente norma sul finanziamento dei partiti e dei politici che obbliga i candidati ad aprire un solo conto corrente. Inoltre, al contrario di quanto avviene per il Pd, sul sito che organizza la raccolta fondi di Orlando non è possibile autocertificare, per chi come noi ha inviato una donazione con carta aziendale, che «il finanziamento o il contributo è stato deliberato dall’organo sociale competente, è stato regolarmente iscritto in bilancio e non è vietato dalla legge». Orlando alza le mani: «Su questo non la posso aiutare, questa cosa non l’ho seguita personalmente, mi fido del mio mandatario elettorale, l’avvocato Andrea Pericu: è una persona di massima fiducia e gli ho detto di fare le cose garantendo la massima tracciabilità delle donazioni e sono convinto che l’abbia fatto».Pericu, figlio di un apprezzato ex sindaco genovese, ci spiega lo spirito dell’iniziativa. Il candidato non punta sul sostegno di «grossi e influenti finanziatori», ma di «tante persone comuni che credono nel suo progetto di cambiamento e nell’idea di futuro per la Regione Liguria». Dopo gli slogan, il mandatario prova a dissipare le nostre perplessità: «La società Stripe technology è una piattaforma per la gestione di servizi di pagamento autorizzata a operare in Europa nel rispetto dei parametri dettati dalla direttiva Psd2. […] Le donazioni completate sulla piattaforma confluiscono tutte su un unico conto corrente italiano che è stato collegato tramite Stripe, nel totale rispetto della normativa elettorale. […] Tutte le informazioni relative alle donazioni e le identità dei donatori saranno elencate e comunicate in fase di rendicontazione […]. La banca presso cui è acceso il conto del mandatario è in grado di fare tutte le verifiche in base alla normativa antiriciclaggio. Infatti i donanti sono identificati mediante la piattaforma anche con il loro codice fiscale, oltre a nominativo e indirizzo email. Ciò ci consente anche di stornare eventuali (e al momento non presenti) donazioni da parte di società non corredate della documentazione necessaria». Purtroppo, sul sito, non è possibile allegare tali autodichiarazioni, né il proprio codice fiscale. E allora, forse, i nostri 10 euro torneranno in redazione.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.