2024-07-03
Tra Orbán e Zelensky è la Grande freddezza. Il cessate il fuoco a Kiev resta un tabù
Viktor Orbán e Volodymyr Zelensky (Getty Images)
Davanti alle richieste del presidente di turno dell’Ue, il premier ucraino non ci sente: «Vogliamo una pace giusta e altri aiuti».Una visita a sorpresa, ma senza sorpresa finale. Il viaggio lampo di Viktor Orbán a Kiev si è concluso con un nulla di fatto, almeno per quanto riguarda il fronte diplomatico in merito alla risoluzione del conflitto ucraino. Un tema, quello della guerra, che è stato liquidato con un botta e risposta tra il premier ungherese, al primo viaggio in terra ucraina da quando Vladimir Putin decise di muovere i carri armati oltre confine il 24 febbraio 2022, e il padrone di casa, Volodymyr Zelensky. «Serve un cessate il fuoco immediato per accelerare i negoziati di pace», ha chiesto Orbán. «Il nostro Paese è massacrato dalla guerra e ha bisogno di una pace giusta», la risposta secca del leader ucraino. Quasi a voler dire all’omologo ungherese, il primo rappresentante europeo ad avanzare una richiesta del genere, per di più a casa di Zelensky, che la richiesta di un cessate il fuoco andrebbe fatta a Mosca. Dichiarazioni fredde rilasciate a margine di un incontro che è sembrato più un atto dovuto che voluto tra due presidenti che non sono mai stati in buoni rapporti, soprattutto a causa delle posizioni assunte da Orbán sulle sanzioni alla Russia e i veti imposti a lungo sugli aiuti militari da destinare a Kiev.Per percepire il clima di gelo nel quale si è svolto il bilaterale è sufficiente guardare le immagini dell’arrivo di Orbàn a Kiev e confrontarle con quelle delle visite di altri leader, Giorgia Meloni in testa, accolta con abbracci vigorosi e sorrisi a 32 denti. Il cerimoniale non cambia, è sempre lo stesso: l’auto arriva di fronte all’ingresso di palazzo Mariinsky, la residenza in stile barocco dove il presidente ucraino accoglie i capi di Stato, Zelensky apre il portone, i due si incontrano a metà tappeto rosso e si stringono la mano giusto il tempo delle foto di rito. Volti tirati, sorrisi pochi e di circostanza. Poi dentro le stanze del palazzo con il confronto al tavolo e la classica conferenza stampa con ognuno sul proprio podio, a circa due metri di distanza. Una distanza minima ma soltanto fisica se rapportata a quella realmente esistente tra le linee e le idee dei due. Il primo ministro ungherese, bollato come il leader europeo più vicino al Cremlino, per non dire filoputiniano, ha appena assunto la presidenza di turno dell’Ue: «L’obiettivo della presidenza ungherese è contribuire a risolvere le sfide che attendono l’Unione europea. Ecco perché il mio primo viaggio è stato a Kiev», ha spiegato Orbán in un post su Facebook. Lo stesso governo ungherese in una nota diffusa prima della visita aveva precisato che l’argomento più importante di discussione nel colloquio tra i due sarebbe stato quello di individuare una possibilità di costruire la pace. Invece Zelensky, che ha deciso di affidare le proprie conclusioni a un post freddo su X, non ha accennato minimamente alla questione della guerra: «Sono stati colloqui sulle questioni fondamentali delle nostre relazioni di vicinato: commercio, cooperazione transfrontaliera, infrastrutture, energia e sfera umanitaria», si legge, «Il contenuto del nostro dialogo odierno su tutti questi temi può costituire la base per un nuovo documento bilaterale tra i nostri Paesi che regolerà tutte le nostre relazioni, si baserà su un approccio reciproco alle relazioni bilaterali tra Ucraina e Ungheria e consentirà ai nostri popoli di godere tutti i vantaggi dell’unità dell’Europa». Piuttosto, l’ex comico, ha esortato Budapest a unirsi alla lotta che l’Ucraina sta portando avanti per il raggiungimento di quella pace da lui definita «giusta» e si è augurato che la nuova Europa non cambi nulla sotto il punto di vista degli aiuti militari da inviare a Kiev: «Ho parlato di ciò che abbiamo già realizzato con i nostri partner e ho invitato l’Ungheria e il primo ministro Orbán a unirsi agli sforzi compiuti in vista dell’organizzazione di un nuovo vertice di pace da parte dell’Ucraina», ha affermato Zelensky. «È molto importante che il sostegno al nostro Paese rimanga a un livello sufficiente, anche per quanto riguarda la nostra difesa dal terrore russo».Da sottolineare, invece, la reazione di Mosca in merito al vertice svoltosi ieri a Kiev. «La Russia non ha alcuna aspettativa», è stato il commento del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. «È chiaro che l’Ungheria, che ha assunto la presidenza dell’Ue, deve svolgere le sue funzioni», specificando che Orbán non ha avuto colloqui con la Russia prima del suo viaggio in Ucraina. Ad averli è stato però il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijarto, che proprio durante il bilaterale di Kiev ha telefonato al suo omologo Sergej Lavrov. Stando a quanto comunicato dal ministero degli Esteri russo, i due hanno discusso della situazione del conflitto in Ucraina e del fatto che Kiev debba assicurare incondizionatamente i diritti della minoranza ungherese che vive al confine tra i due Paesi. Altro argomento che ha contribuito in questi due anni ad alimentare la tensione tra Budapest e Kiev.