2024-02-03
Ora Urso avverte Stellantis: incentivi se produci in Italia. Lo Stato socio costa 7 miliardi
Il ministro: molti fondi vanno ai loro veicoli realizzati fuori. Dubbi sulla partecipazione pubblica: comanda la Francia. Maurizio Landini: «Lo diciamo da tempo». Ma chi l’ha sentito?Se l’idea piace a Elly Schlein e a Giuseppe Conte (che vorrebbe usare la stessa ricetta con cui ha portato al fallimento dell’Ilva) allora come idea forse tanto buona non è. Ecco perché c’è da sperare che quella lanciata giovedì dal ministro del made in Italy, Adolfo Urso, sull’ingresso dello Stato nel capitale di Stellantis sia soltanto una provocazione in replica alle dichiarazioni di Carlos Tavares. D’altra parte, neppure dalla parte della cassaforte degli Elkann, la Exor (oggi al 14,2%), è stata mai ventilata l’ipotesi di cedere azioni del gruppo automobilistico nato dalla fusione tra Fca e Peugeot. Non solo. Ai prezzi di oggi, con Stellantis che capitalizza 67,4 miliardi, lo Stato italiano per comprare lo stesso 6,1% che controlla lo Stato francese attraverso la sua Bpi dovrebbe mettere sul piatto 4,1 miliardi. Che potrebbero salire a 6,5 considerando che dopo tre anni di «premio fedeltà» sono saliti i diritti di voto di Exor (23,1%), Peugeot (11,1%) e Bpi (9,6%), e quindi l’Italia dovrebbe comprare un pacchetto del 9,6 per cento. Con quali soldi? E con quali garanzie di avere lo stesso peso strategico dei francesi in termini di alleanze e strategie? Il vero problema è che il governo è finito in un cul-de-sac: è costretto a dare incentivi anche a chi sposta una parte della produzione fuori dall’Italia e ha aperto un tavolo con Stellantis per creare una gigafactory a Termoli (Campobasso) che ancora non si vede. Eppure doveva essere il primo e più grande investimento in Italia di Stellantis sull’elettrico, nella fabbrica che costruiva motori endotermici. Al momento dell’annuncio, due anni fa, i 2.080 lavoratori sembravano più che al sicuro, tanto che si parlava di occupazione aggiuntiva, poi la proprietà - la joint venture Acc partecipata da Stellantis, Mercedes e Total - ha annunciato di «aver bisogno a regime di almeno 1.800 dipendenti, alcuni dei quali a sua detta in possesso di requisiti professionali assai stringenti» e dunque non fra gli addetti già a Termoli. Quanto ai tempi, niente sarà pronto prima del 2026. Intanto, a fine ottobre da Parigi è giunta la notizia che Stellantis ha raggiunto un’intesa con la società energetica francese Orano, «per il riciclo di batterie e scarti delle sue gigafactory in Europa e Nordamerica». La joint venture avrà il suo fulcro a Dunkerque «nell’impianto idro-metallurgico di Orano» (il cui maggior azionista è lo Stato francese seguito da Areva, anch’essa statale, e Cea che è un ente pubblico).Ieri, intanto, Urso è tornato all’attacco. «Dobbiamo intenderci: se a dicembre la Volkswagen ha superato nelle vendita in Italia Stellantis (in realtà il sorpasso c’è stato, per 229 vetture immatricolate, solo sul marchio Fiat, ndr), se i cittadini italiani hanno preferito acquistare un’auto prodotta all'estero, piuttosto che una fatta in Italia, a fronte di condizioni di mercato e incentivi simili, il problema non è del governo ma dell’azienda», ha dichiarato Urso. «Sarà un problema di marketing? Di modelli appetibili? Ma è un problema dell’azienda che evidentemente ha bisogno di rivedere le proprie politiche. Lo facessero», ha aggiunto. Ricordando che «negli scorsi anni il 40% degli incentivi è andato a Stellantis, come è giusto che fosse, ma la metà di questi sono finiti a modelli prodotti all’estero e importati in Italia. Non può continuare così. Ove non ci fosse una inversione di tendenza, che riduca il delta tra produzione e immatricolazione in Italia, dal prossimo anno tutte le risorse del fondo automotive andranno non più a incentivare i consumi ma la produzione. Quindi a chi produce o chi intende produrre di più nel nostro Paese. Per esempio una seconda casa automobilistica», ha spiegato Urso.A occuparsi della politica industriale per il governo è anche il sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari. «Il governo fin dal suo insediamento sta lavorando per rafforzare tutto il comparto dell’automotive a partire dall’importante filiera che lavora anche per Stellantis, ma non solo, e cercare di invertire il trend di riduzione della produzione in Italia», ha detto ieri. Senza però commentare le parole di Tavares.E sempre ieri è intervenuto anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, prima con una battuta («Lo stato in Stellantis? Io entrerei in Ferrari») e poi sottolineando che se l’Europa si dà delle nuove regole di bilancio lo deve fare su tutti i settori. Oggi c’è un dibattito su dove produrre le auto Stellantis. Il problema è che se non cambiamo approccio, tra dieci anni ci saranno soltanto auto cinesi e indiane elettriche».A parlare sono stati, infine, i sindacati. Compreso il leader della Cgil, Maurizio Landini. Per dire cosa? «Siamo di fronte ad una situazione che da tempo denunciamo. La capacità produttiva dell'azienda in Italia è di oltre 1,5 milioni di auto ma la produzione è ferma a 500.000. Il tema è aperto ed è necessario che venga assunto, chiediamo a Meloni in persona di scendere in campo convocando un incontro con Stellantis e i sindacati a Palazzo Chigi: gli incentivi di per se non risolvono e c’è bisogno di una logica di intervento più forte. In Francia è presente lo Stato. Torniamo a chiedere che anche lo Stato italiano entri», ha detto a margine di un convegno. Delle denunce di Landini, lo ammettiamo, non ci eravamo accorti in questi giorni/mesi. La sua posizione è quasi identica a quella di Elly Schlein: «Il governo convochi subito Tavares in Italia ad assumersi delle responsabilità e impegni chiari. Si studi concretamente la strada della partecipazione pubblica per incidere sulla strategia aziendale», ha dichiarato dichiara in una nota la segretaria del Pd.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.