2018-12-21
Ora gli atei danno lezioni anche sul presepe
Per 364 giorni l'anno la crème degli intellettuali progressisti tratta i cattolici come dei poveri creduloni. Quando le luci delle feste si accendono, però, sforna il decalogo: Gesù bambino è un profugo, la capanna un gommone e gli angeli sono volontari delle Ong. Sembra paradossale, ma il gommone a grandezza naturale è comparso davvero a Castenaso in provincia di Bologna per la felicità del sindaco e del parroco. Molto meno dei fedeli e contribuenti, a leggere alcuni post su Facebook.Non è ancora nato e già lo mandano in trincea; non ha ancora emesso un vagito e già ne strumentalizzano il pensiero; non ha ancora imparato a camminare e già lo usano come scudo umano. È il destino di Gesù bambino in questo Natale polemico e nervoso in cui l'atto più rivoluzionario e pericoloso che l'italiano medio possa compiere è allestire il presepe. Intendiamo quello classico, che piaceva ai nostri nonni, con una corteccia di legno piegato a fungere da grotta, il filo d'argento come stella, il laghetto di carta stagnola, la collina di muschio, il pastore ingobbito con la pecora in spalla, i Magi in lontananza, la mangiatoia vuota in attesa della notte santa. E il gatto di casa che regolarmente si addormentava sopra scombinando tutto.Oggi questo presepe è considerato volgare, ignorante, o peggio sovranista. Effetto ottico di una società che in realtà vuole rinchiudersi in sé stessa, rifiutare le sfavillanti opportunità del mondialismo e tornare ai tempi della pellagra. Nel presepe politicamente corretto che in questi giorni autorevoli media progressisti declamano, Giuseppe e Maria devono essere profughi che risalgono il Giordano su un gommone. Al posto dei pastori sarebbe bene mettere giovani attivisti delle Ong ormai scomparsi dal Mediterraneo, al posto dell'angelo George Soros con le ali, al posto dei re Magi le statuine di Roberto Saviano, Gad Lerner e Michela Murgia. E invece del noioso Tu scendi dalle stelle bisognerebbe far suonare al carillon l'inno dell'Italia che resiste: Bella ciao. Tutto vale pur di buttarla in politica e fare opposizione.Sembra paradossale, ma il gommone a grandezza naturale è comparso davvero a Castenaso in provincia di Bologna per la felicità del sindaco e del parroco. Molto meno dei fedeli e contribuenti, a leggere alcuni post su Facebook. Uno su tutti: «Perché non avete fatto il presepe in un container dove da due anni vivono male i nostri connazionali terremotati? Perché quelli, voti non ne portano». Sembra surreale, ma il canto della resistenza ha veramente sostituito i sacri cori nella parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù a Bologna, con bandiera arcobaleno al posto dei paramenti. Il video ha provocato svenimenti da nirvana sui social, l'unico luogo dove il Pd e la sinistra scacciata dal Paese reale hanno ancora qualche anelito di vita.Poiché sui suoi simboli fondanti la Chiesa ha deciso di tacere (anzi qualche folcloristico sacerdote ha addirittura minacciato di chiudere le chiese contro Matteo Salvini), anche il presepe rischia di finire manipolato, ridotto a luogo di scontro, strumentalizzato da intellettuali che in comune hanno una caratteristica decisiva: sono atei, al massimo atei devoti se hanno letto Gilbert Keith Chesterton. E di conseguenza, dal loro alto magistero nichilista, si sentono autorizzati a insegnare ai cattolici come fare il presepe.Lerner, Saviano e la Murgia. Ma anche Vauro e Gianrico Carofiglio: il club del Mandorlato, unico collante sacro che li tiene insieme, ha deciso qual è il presepe giusto. Per 364 giorni all'anno gli intellettuali di sinistra considerano la nascita di Gesù Cristo - anzi tutta la vicenda terrena testimoniata dai Vangeli - una favola per deficienti, ma il 365° discettano sulle metafore (migranti, resistenza) che a loro fanno più comodo. Poiché Saviano, oltre che maître à penser è un'icona pop, ieri ha fotografato su Instagram la sua statuina preferita, quella che proprio non dovrebbe mancare: un pastore impegnato nell'estremo sforzo della defecazione. Un'idea geniale che avrebbe potuto venire anche a Oliviero Toscani. C'è posto per tutti davanti alla capanna santa, perfino per lo scrittore in esilio volontario a Manhattan, che una decina di anni fa era ben felice d'essere stato trasformato in una piccola statua di resina. La perdita di stile è pari alla perdita del senso del reale. Oggi per la sinistra ogni battaglia è buona non se aiuta i cittadini ma se ha come obiettivo il governo 5 stelle-Lega. Non importa il passato, non contano i valori, non si guarda in faccia agli alleati. Così, Repubblica è impegnata con la grancassa a stigmatizzare la decisione dell'esecutivo di togliere le agevolazioni fiscali Ires alle parrocchie (al 12% invece che al 24%) e si è trovata sulla stessa barricata accanto alla Cei. È normale, del tutto legittimo, che la congregazione dei vescovi protesti, anche se papa Francesco ha più volte detto pubblicamente: «Abbiamo il dovere di pagare le tasse come tutti gli altri». Molto meno normale è l'indignazione della sinistra, che per mezzo secolo ha strillato contro questo favoritismo curiale, tema cardine di una battaglia culturale affrontata bruciando i crocifissi e agitando gli slogan di Marco Pannella.Appropriazione indebita di temi altrui, accade come per il presepe. Prima di imporre agli italiani come farlo, i nostri maestri dal pensiero storto si infilino i loro pullover di cachemire ed escano al freddo a incontrare Gesù bambino. È un'esperienza unica, anche se potrebbe distrarli dalla parola del loro teologo di riferimento, Fiorello, impegnato a ripetere in tv: «La gente vuole solo i regali».
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson