2022-07-01
Ora anche la Francia accende il carbone. L’Italia resta bloccata nei soliti sogni green
Parigi segue la decisione della Germania di riattivare le centrali Idea analoga in Austria e Olanda. A Roma l’argomento è tabù.Anche la Francia apre alle centrali a carbone per far fronte all’emergenza energetica. Dopo l’annuncio analogo di settimana scorsa da parte della Germania, ieri anche il Paese di Emmanuel Macron ha deciso di avviare almeno una centrale elettrica a carbone nel nord-est della Francia, per cercare di non essere travolto dal problema della crisi energetica il prossimo inverno. Francia e Germania hanno, dunque, deciso di fare un passo indietro, rispetto alle politiche ambientali dell’Unione europea, e di concentrarsi sulla reale situazione energetica internazionale, scegliendo di riaprire le centrali a carbone. Decisione che segue anche le ultime dinamiche internazionali che hanno visto tagliare le forniture di gas all’Europa da parte della Russia. E, dunque, il ritorno al carbone, per il momento, sembra essere l’unica soluzione possibile per cercare di superare indenni questa estate e il prossimo inverno. Lo ha ammesso a malincuore anche il ministro tedesco all’Economia, Roberto Habeck, noto esponente dei Verdi diventato vice-cancelliere con lo scopo di traghettare il Paese verso un mondo di maggiori energie rinnovabili: «È una decisione amara, ma è essenziale per ridurre il consumo di gas», aveva detto il ministro. E così ha fatto anche la Francia che, nonostante possa vantare maggiore indipendenza energetica dalla Russia, rispetto all’Italia per esempio, avendo funzionanti diverse centrali nucleari, ha scelto di puntare sui vecchi impianti a carbone, non dimenticandosi, però, di ricompensare l’ambiente per l’inquinamento che, giocoforza, questa decisione comporterà. Le Figaro ha infatti scritto come diversi funzionari francesi abbiano affermato che includeranno nel piano riapertura anche la «compensazione ambientale» che dovrebbe abbattere le emissioni realizzando la «neutralità ambientale». Questo significa che l’operatore energetico si dovrà impegnare anche in attività di riforestazione. La decisione francese di riaprire almeno un impianto a carbone è arrivata anche dopo l’allarme lanciato dalle tre principali società transalpine del settore, Engie, Edf e TotalEnergies, che hanno avvertito i propri clienti di dover iniziare a limitare i consumi per proteggere la situazione energetica del Paese: «Agire quest’estate ci consentirà di essere più preparati per affrontare il prossimo inverno e in particolare di preservare le nostre riserve di gas», hanno precisato all’unisono. All’interno dell’Ue, Francia e Germania non sono però gli unici Paesi che si stanno attivando per mettere in sicurezza i mesi invernali dei propri cittadini, anche Austria e Olanda stanno pensando di tornare al carbone. Vienna ha infatti annunciato di voler riattivare l’impianto di Mellach, nel sud del Paese: «Ci vorranno diversi mesi», ha spiegato il governo, dato che Mellach, l’ ultima centrale a carbone del Paese, era stata chiusa definitivamente nel 2020, a seguito del progetto di voler produrre entro il 2030 solo energia rinnovabili. La situazione attuale ha, però, sconvolto i piani e fatto tornare sui suoi passi il governo austriaco. Decisione analoga è arrivata anche dall’Olanda che settimana scorsa ha deciso di liberare definitivamente i propri impianti a carbone. In precedenza il Paese aveva imposto un tetto del 35% alle emissioni prodotte da queste centrali in ossequio alla politica verde voluta dall’Ue. Decisioni politiche che, dunque, accantonano, almeno al momento, la moda del green e guardano in faccia alla realtà dei fatti. Francia, Germania, Austria e Olanda stanno cercando di prevenire il problema di carenza energetica, che potrebbe esserci il prossimo inverno, iniziando a programmare il futuro fin da subito.E l’Italia? Nel nostro Paese non solo parlare di una possibile emergenza energetica è tabù, ma il governo continua a concentrarsi sullo sviluppo delle rinnovabili, imponendo anche sanzioni alle imprese che risultano essere troppo «inquinanti» per gli standard green europei. Sembra, dunque, non bastare avere il prezzo dell’energia in continua salita da un anno a questa parte, o la Russia che riduce le forniture di gas, per far smuovere il governo italiano verso una politica energetica più sensata e connessa alla realtà. C’è però da dire che l’Italia è in buona compagnia. La Commissione europea sta continuando nel suo progetto per un mondo più verde che sembra essere sempre più distante dai problemi reali dei cittadini europei: «Dobbiamo utilizzare questa crisi per andare avanti, non per ricadere nei combustibili inquinanti: non è ancora detto che prenderemo la svolta giusta (...). L’uscita dal carbone nel 2030 non vacilla affatto». Parole, quelle dette dal presidente della Commissione Ursula von der Leyen a Berlino settimana scorsa, che mettono in evidenza quanto la realtà e le vere esigenze europee siano distanti e non trovino (ancora una volta) risposte concrete nei progetti messi in campo dall’Ue.
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».