2021-06-05
Operativa la fondazione di Minniti
Primo cda di Med-or, il think tank di Leonardo presieduto dall'ex ministro dell'Interno. Direttore generale Letizia Colucci. Nel board anche Germano Dottori, Simonetta Iarlori, Enrico Savio e Alessandro Ruben.Pronti, via. Si è tenuto giovedì il primo consiglio di amministrazione di Med-or, la fondazione di Leonardo tutta dedicata al Mediterraneo e all'Estremo Oriente e per la quale l'ex ministro Marco Minniti ha lasciato il Parlamento lo scorso febbraio. Nel corso del cda Minniti è stato confermato presidente, mentre il ruolo di direttore generale è andato a Letizia Colucci. Manager e avvocato da anni nel settore della Difesa tra i missili di Mbda e l'elettronica di Selex, passando per Thales Alenia Space e Alenia Difesa. È stata nel board di altre società attive nel settore spazio e ora avrà il compito di coordinare l'attività della Fondazione che nasce in un momento storico e rivoluzionario per l'Italia. L'arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca ha cambiato le carte in tavola e sta offrendo all'Italia un ruolo eccitante quanto instabile. Tutto dipenderà dalle mosse turche e dalla capacità di trovare accordi con la Francia. In questo mare pescoso e periglioso Med-or farà i primi passi prima dell'estate. Con eventi, studi. Per questo il cda ha un lungo e importante elenco di figure dai background più diversi. Si va da Simonetta Iarlori ad Alessandra Genco ed Enrico Savio, interni a Piazza Monte Grappa, fino a Germano Dottori, uno dei migliori analisti e osservatori sulla piazza. Il cda vede però anche la presenza di Pietrangelo Buttafuoco che per il gruppo segue la rivista Civiltà delle macchine. Nell'elenco pure Egidio Ivetic, professore dell'università di Padova, Paolo Bigi, esperto di oil & gas, e Alessandro Ruben. Quest'ultimo ha un passato tra le fila del Popolo delle Libertà, incarichi in Elettronica. Le cronache lo hanno inquadrato come compagno di Mara Carfagna, meno come interlocutore di più di una presidenza americana. Cablogrammi di wikileaks fanno il suo nome, sempre in termini positivi. Insomma, un tassello importante, se si considera il ruolo di Med-or come ponte tra Nord e Sud e tra Roma e Washington. «Med-or vuole essere un soggetto nuovo nel suo genere, globale e collaborativo», si poteva leggere in una nota diffusa dalle agenzie il giorno delle dimissioni di Minniti. «La fondazione nasce per unire le competenze e le capacità dell'industria con il mondo accademico per lo sviluppo del partenariato geoeconomico e socioculturale con i Paesi del Mediterraneo allargato, dell'Africa Sub-sahariana, del Medio Oriente e dell'estremo Oriente con l'obiettivo di porre le basi per uno sviluppo sostenibile e integrato, nel rispetto delle specificità di ciascuno, legato a partnership strategiche di lungo periodo che, attraverso investimenti e sinergie industriali permetta all'Italia di esprimere il meglio delle proprie competenze». Al di là delle dichiarazioni di rito, che gli obiettivi siano concreti lo si evince da un semplice dato: le dimissioni irrevocabili di Minniti spiegano di per sé l'importanza di questo progetto. Uno schema che un tempo avrebbe sviluppato l'Eni e che adesso è in capo a Leonardo. Certo, gli interrogativi restano tanti, così come la curiosità di vedere quali saranno le prossime mosse in un Paese, come la Libia, sempre più bisognoso di tornare alla normalità e di trovare partner in grado di blindare i confini meridionali. Fu Minniti a trovare un importante accordo con le tribù del Fezzan. Accordo poi saltato e in parte scippato dai francesi. Certo, ora l'ex piddino non è più in Parlamento, ma viste le premesse l'incarico in Med-or si appresta a essere la prosecuzione dell'impegno politico in altre forme e in altre vesti.