2024-01-13
Open Arms, Salvini sbugiarda Conte: «Condivideva tutto, poi cambiò idea»
A Palermo il vicepremier si difende dalle accuse di sequestro di persona. E collega la svolta del leader M5s sull’immigrazione con la crisi di governo del 2019: «Smise di parlarmi al telefono e proseguì solo per iscritto».«Quattro ore di “interrogatorio” nell’aula bunker del tribunale di Palermo, di una cosa sono certo: difendere l’Italia, i suoi confini, la sua sicurezza e il suo onore, non potrà mai essere un reato». Così Matteo Salvini commenta sui social l’udienza di ieri del processo Open Arms, in cui è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver negato lo sbarco a 147 migranti nell’agosto del 2019. L’udienza inizia alle 10.30 di ieri, nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone, con le dichiarazioni spontanee del leader del Carroccio, annunciate dal suo legale Giulia Bongiorno. «Ho l’orgoglio di dire», esordisce Salvini, «che quando fui ministro dell’Interno non ci fu alcun episodio luttuoso riferito a migranti, a differenza di quanto avvenuto dopo. La politica del governo era di contrasto al traffico degli esseri umani e di coinvolgimento dell’Europa». Uno dei punti cardine della difesa di Salvini è che la strategia sul contrasto all’immigrazione clandestina era uno dei punti cardine dell’allora governo Lega-M5s, condivisa da tutto l’esecutivo guidato all’epoca da Giuseppe Conte: «Nella maggioranza c’era una politica condivisa sulla gestione dei fenomeni migratori», argomenta Salvini, «che prevedeva il coinvolgimento delle istituzioni europee e che ebbe inizio con la vicenda della nave Aquarius, che terminò con l’assegnazione del porto sicuro in Spagna e proseguì con la Diciotti che vide d’accordo tutti i colleghi di governo, avendo come priorità la salvaguardia della vita umana». La spaccatura sarebbe avvenuta poi proprio su Open Arms, ma ricordiamo che in quei giorni si stava consumando la rottura tra Lega e M5s, che avrebbe portato alla caduta del governo: «Conte ha condiviso tutte le scelte di politica migratoria», aggiunge Salvini, «tranne quella relativa alla Open Arms e questo si spiega facilmente se si pensa che tra l’8 e il 9 agosto si era aperta la crisi di governo, con la mozione di sfiducia al premier. In tutte le centinaia di episodi precedenti ci sentivamo al telefono per le varie questioni. Con Open Arms, invece, Conte iniziò un carteggio. Il 14 agosto per la prima volta mi scrisse riferendosi ai minorenni a bordo e invitandomi a prendere le decisioni conseguenti. Noi rispondemmo a Ferragosto mentre coordinavamo le forze pubbliche in un patto anti camorra. Il 16 il presidente del Consiglio tornò a scrivere», aggiunge Salvini, «contestando le mie scelte, il 17 noi rispondemmo: un comportamento epistolare che rappresenta la cesura politica che ora mi porta qua sul banco degli imputati. Per i 5 stelle quello che ho fatto con la Diciotti andava bene, quel che ho fatto con la Open Arms no, ma la verità è che il problema era politico».Sul tema dei minori a bordo, Salvini ricorda che lo sbarco fu autorizzato per loro «non appena sono stati nominati i tutori: in 631 episodi fronteggiati da ministro dell’Interno non ho mai impedito lo sbarco di un minore. Se ci fossero stati motivi medici per concedere lo sbarco», sottolinea ancora l’attuale vicepremier e ministro dei Trasporti, «sarebbe stata prerogativa di un altro ministero e io avrei dovuto cedere il passo: il quadro che avevo era di una situazione sotto controllo e in effetti non si sono verificati episodi gravi. Non ricordo se mi sia stato detto di persone che si erano gettate in acqua, ma io mi occupavo di ordine pubblico a terra, non in mare. L’Europa? Non erano infrequenti i casi in cui un Paese europeo si impegnasse a dare ospitalità ai migranti per poi non farlo: alcuni si opponevano alle nostre richieste di redistribuzione perché le ritenevano vigenti solo su base volontaria. La linea del governo», evidenzia Salvini, «era autorizzare lo sbarco solo dopo aver trovato con gli altri Paesi europei un accordo sulla redistribuzione: è chiaro che i territori mediterranei abbiano diverse sensibilità in tema di gestione dei migranti rispetto a Paesi più a Nord come Polonia e Ungheria. Tutto ciò che abbiamo fatto, inclusi i decreti Sicurezza, ha sempre rispettato le convenzioni internazionali vigenti». Salvini si sottopone poi alle domande del procuratore aggiunto, Marzia Sabella, che chiede se il Viminale aveva notizie di terroristi a bordo della nave Ong: «Non avevamo informazioni sulla presenza di terroristi a bordo della Open Arms. Fui informato dal capo di gabinetto del ministero (l’attuale ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ndr) che la Open Arms aveva soccorso i migranti in acque internazionali. Piantedosi, mi disse che a bordo di Open Arms la situazione era sotto controllo, non ricordo se mi dissero che c’erano persone che si lanciavano in acqua. Se ci fosse stata una condizione di pericolo lo sbarco sarebbe stato immediato». La pm chiede il motivo per il quale il transito della nave coi migranti a bordo in acque nazionali venne ritenuto non inoffensivo. «La nave», risponde Salvini, «non aveva assunto il coordinamento italiano e aveva raccolto i migranti in acque internazionali: in questi casi la regola era ritenere il passaggio non inoffensivo e considerare che non ci fossero le condizioni per concedere il porto sicuro». Prossima udienza il 15 febbraio, quando toccherà a Matteo Piantedosi sottoporsi all’esame del tribunale, presieduto dal giudice Roberto Murgia.
13 ottobre 2025: il summit per la pace di Sharm El-Sheikh (Getty Images)
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