2022-10-09
L'Opa di Mattarella sul governo Meloni
Emmanuel Macron e Sergio Mattarella (Ansa)
Ha taciuto quando Ursula von der Leyen ha minacciato di usare i suoi «strumenti» sull’Italia. Adesso ribatte piccato alla francese che vuole «vigilare» su di noi. In realtà parla al centrodestra: Re Sergio garantirà i «valori europei» facendo il capo dell’opposizione. Missione urgente per il nuovo esecutivo: rivedere le trappole del Trattato del Quirinale.Applausi per Sergio Mattarella, che alla Fiera del tartufo di Alba si è ricordato di dire che l’Italia è una Repubblica, non una monarchia, e l’unico sovrano è il popolo. Rispondendo a un giornalista che gli chiedeva di commentare le parole del ministro francese Laurence Boone, la quale in un’intervista aveva dichiarato di essere pronta a vigilare sul rispetto di diritti e libertà da parte del nuovo governo Meloni, il capo dello Stato ha detto che l’Italia «sa badare a sé stessa, nel rispetto della sua Costituzione e dei valori dell’Unione europea». Bene, bravo, bis, hanno scritto in coro i giornaloni: il presidente della Repubblica, pur ritenendo legittimo che di fronte a un cambio di indirizzo politico così radicale ci si interroghi, fa presente che è inaccettabile interferire sulle scelte di un libero Stato, chiarendo che è inammissibile pretendere di metterci sotto tutela. Altri applausi, altre grida di approvazione.Tuttavia, il coro plaudente a testate unificate pare aver dimenticato che le stesse cose dette dalla responsabile francese per gli Affari Ue, in precedenza le avevano dette altri esponenti politici stranieri, quasi sempre con ruoli e peso specifico superiori a quelli della signora Boone. Prima di lei infatti, commenti poco benevoli nei confronti della scelta operata dagli elettori italiani erano venuti da Elizabeth Borne, ossia dalla premier transalpina, la quale a 24 ore dalla chiusura delle urne, aveva espresso tutto il suo disappunto con un acido commento al microfono di Rmc. «In Europa ci sono dei valori da garantire sui diritti umani, sul rispetto reciproco e degli altri, in particolare il diritto all’aborto». A parte il fatto che non mi risulta esistere una Costituzione europea che riconosca tra i principi fondanti dell’Unione un diritto all’aborto, l’Italia non è l’Iran e non tortura i dissidenti. Dunque, non c’era alcun bisogno di ricordarci il rispetto dei diritti umani. Anzi, se qualcuno ha da rimproverarsi qualche cosa, questa è Parigi, che all’ayatollah Khomeini offrì rifugio fino a che questi non se ne ritornò in patria per instaurare una dittatura islamica. Nonostante fossero chiaramente provocatorie, le parole della presidente francese non trovarono alcuna ferma risposta del Quirinale. Il Colle reagì con il silenzio perfino quando a parlare fu Ursula von der Leyen, la quale prima ancora che gli italiani si pronunciassero, disse che se le cose in Italia fossero andate male, la Ue avrebbe avuto gli strumenti per rimetterci in carreggiata, come nel caso di Polonia e Ungheria. Una chiara minaccia, un’invasione di campo contro un Paese sovrano, per di più fondatore dell’Unione. Anche in questo caso Mattarella è rimasto zitto, chiuso nel suo mutismo istituzionale, quasi che a parlare non fossero stati un capo di governo e la massima rappresentante della Ue, ma due sguatteri. Perciò, calato il rumore degli applausi, mi sono chiesto che cosa abbia spinto il presidente della Repubblica, in visita alla fiera del tartufo, a intervenire per replicare a una ministra di secondo piano quando aveva trascurato uscite ben più pesanti e, a loro modo, autorevoli. Possibile che il capo dello Stato non abbia voluto attaccar lite con il capo di governo di un Paese amico con cui pochi mesi fa è stato sottoscritto, proprio al Quirinale, un trattato di mutua collaborazione? Forse l’uomo del Colle ha preferito abbassare il capo con la presidente dell’Unione allo scopo di evitare incidenti, salvo poi rifarsi su una seconda linea come Laurence Boone, perché se uno scontro con i numeri uno non è consigliabile, con le mezze calzette si possono anche mostrare i muscoli?Ovviamente, tutto è possibile, anche perché non frequentando Mattarella mi è difficile interpretarne il pensiero. Tuttavia, mi sembra possibile una ricostruzione circolata ieri e che decritta il messaggio alla ministra transalpina in una versione tutta italiana. Il capo dello Stato ha mandato un avvertimento a Parigi, ma in realtà le sue frasi erano dirette a Roma, anzi più esattamente alla Garbatella, quartiere da cui proviene Giorgia Meloni. Il passaggio importante della risposta alla Boone non consisterebbe nella frase in cui l’inquilino del Quirinale dice che l’Italia sa badare a sé stessa, senza bisogno che nessuna istituzione europea eserciti una vigilanza, ma nel periodo in cui dice che tutto deve avvenire nel rispetto della Costituzione e dei valori Ue. In pratica, Mattarella rivendica a sé la vigilanza sul governo. È lui, che a prescindere dalla scelta degli elettori, controllerà il rispetto della Costituzione e dei principi europei. Attenzione: non dei diritti, che non essendo sanciti in nessuna carta comune, a differenza di ciò che credono a Parigi non sono costituzionalmente garantiti, ma dei valori. Non solo la differenza non è di poco conto, ma nel linguaggio di Mattarella significa che l’unico contropotere che «vigilerà» sul governo è il suo. Il capo dello Stato non replica alla Boone o a chi ha interferito negli affari interni di un Paese sovrano, ma risponde a coloro i quali pensano di poter governare l’Italia grazie a un forte mandato popolare. Se ci si pensa, quelle pronunciate dal capo dello Stato sono le prime vere parole di commento al risultato elettorale. E se tanto mi dà tanto, Giorgia Meloni è meglio che prepari l’elmetto, perché dopo la disfatta del Pd e della sinistra, l’opposizione la troverà lassù sul Colle.