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2023-10-07
Chi paga le Ong per portarci i clandestini
Dai grillini, nonostante gli strali del padre nobile Beppe Grillo che nel 2017 denunciò il «ruolo oscuro delle Ong», al Partito democratico: la politica giallorossa, nel nome dell’ideologia che vorrebbe imporre l’accoglienza a go go, non ha fatto mancare il proprio sostegno economico ai taxi del mare. E un piccolo contributo è arrivato perfino dal movimento delle Sardine.
Tutto è cominciato nel 2019, quando la pasionaria timoniera della Sea Watch, Carola Rackete, forzò il blocco navale voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, entrò nelle acque italiane e, dopo una manovra azzardata in porto, speronò pure una motovedetta della Guardia di finanza. I guai giudiziari di Rackete, a sinistra si trasformarono subito in un’operazione politica e scattò una raccolta di fondi per sostenere le spese legali della timoniera e per aiutare la Ong a pagare la multa (da 10.000 a 50.000 euro) elevata dalle autorità per la violazione del blocco navale. L’iniziativa, lanciata dal Partito democratico del Lazio, fu sostenuta anche dal gruppo dem in Campidoglio.
Nelle simpatie del partito ora guidato da Elly Schlein, però, c’è anche un’altra Ong: la Proactiva Open Arms. Il Pd toscano, lo scorso 4 settembre, ha annunciato di sostenere l’Organizzazione non governativa spagnola con una donazione e con una raccolta fondi. «Salvare le vite non è una colpa, ma un dovere morale», hanno sbandierato i dem mentre il taxi del mare era fermo nel porto di Marina di Carrara (è stata multata e sanzionata per non aver rispettato il Codice di comportamento voluto dal ministro Matteo Piantedosi). Ed ecco il messaggio con cui i dem hanno accompagnato la donazione: «Il Pd Toscana è con voi, vi ringrazia e sostiene le vostre missioni in mare con cui vengono salvate da morte certa centinaia di persone».
Ovviamente il segretario toscano Emiliano Fossi, che la stampa locale ha ribattezzato «il ragazzo di Gorinello», rione di San Piero a Ponti a Campi Bisenzio, e che appena si è insediato in segreteria ha dichiarato «Mi piace il rosso», ha condito il tutto con il suo proclama: «L’idea che un nostro contributo si trasformi in pasti, salvagenti, abiti, coperte e opere di manutenzione di questa nave pronta a salpare di nuovo, ci fa sentire parte delle loro missioni, mentre sosteniamo politicamente ogni giorno una politica migratoria fatta di accoglienza». E ha annunciato: «Stiamo promuovendo ulteriori iniziative di solidarietà nelle nostre federazioni locali e raccolte fondi tra i parlamentari».
Lo stesso segretario del Pd, Elly Schlein, aveva avviato una raccolta fondi, nel 2019, per Sea Watch 3 di Carola Rackete, quando era una semplice europarlamentare. Non raccolse molti soldi sulla piattaforma Gofundme, poco più di 3.000 euro, ma in quell’anno la raccolta fondi per Sea Watch toccò cifre molto importanti, che arrivarono in appena 2 giorni a più di 300.000 euro, che sarebbero dovuti servire per le spese legali della capitana Rackete. In passato fu Matteo Orfini a inviare 1.500 euro sul conto di Mediterranea saving humans dell’ex No global Luca Casarini aperto da Banca Etica per le sottoscrizioni.
In aiuto di Mediterranea sono corsi anche gli irriducibili rossi di Potere al popolo Palermo. Luigi De Magistris e Leoluca Orlando, all’epoca rispettivamente sindaci di Napoli e Palermo, non offrirono fondi per la Ong di Casarini ma il patrocinio dei Comuni che amministravano per le iniziative sui migranti. Mentre le Sardine, dopo aver sostenuto anche Mediterranea, si sono buttate sul progetto di Resq People saving people, Ong che ha come presidente onorario l’ex pubblico ministero Gherardo Colombo.
I due fondatori del movimento, Mattia Santori e Giulia Trappoloni, spiegarono: «C’è chi impacchetta la porta di Lampedusa, chi insulta Carola Rackete, chi accoglie gli sbarchi con manifestazioni di sdegno e chi firma i decreti sicurezza. Non è più tempo di stare a guardare, l’indignazione non basta. Per questo dopo aver sostenuto la raccolta fondi di Mediterranea, sosterremo una nuova avventura, perché non vogliamo abituarci a chi muore di fronte alle nostre coste». Il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte, invece, è da anni impegnato nel finanziamento di Emergency. Parte dei soldi delle indennità parlamentari vengono ogni anno indirizzati verso alcuni progetti. Così, nel 2022, hanno stanziato più di 2 milioni di euro a vari organizzazioni non governative, tra cui una parte è stata destinata a quella fondata da Gino Strada per la creazione di un centro di eccellenza di cardochirurgia a Khartoum e un altro in Sierra Leone.
Ma ai pentastellati non è andata sempre benissimo quanto a donazioni. Medici senza frontiere, attiva in mare con un suo equipaggio sulla Geo Barents, gli ha rispedito i fondi indietro con questa motivazione: «Ringraziamo i tanti iscritti del Movimento 5 stelle che hanno scelto Msf tra le organizzazioni a cui destinare le restituzioni dei portavoce. Tuttavia, in quanto organizzazione medico-umanitaria impegnata nelle emergenze e nei conflitti in tutto il mondo, non possiamo ricevere fondi da movimenti politici, a garanzia della nostra indipendenza, imparzialità e neutralità».
Il salvagente economico per le navi arriva pure da banche, Chiesa e Gedi
Per capire come si finanziano le Ong che ogni giorno soccorrono i migranti nel Mediterraneo, basta prendere il rapporto annuale delle attività di Sos Méditerranée Italia del 2022. In 33 pagine viene spiegato come la Ocean Viking, l’imbarcazione a cui si appoggiano per le operazioni in mare, non potrebbe operare senza l’aiuto determinante di fondi esteri, soprattutto di quelli delle fondazioni private. Una raccolta fondi che costituisce il 52% delle entrate dello scorso anno.
In totale, si legge «le entrate del 2022 sono state di 580.000 euro», con «un incremento del 21% rispetto all’anno precedente e del 41%» per quanto riguarda la «raccolta fondi». In pratica, la quasi totalità delle risorse «arriva da donatori privati», fatta eccezione per i 10.000 euro di Regione Lombardia «destinati alla copertura di un programma di formazione dei lavoratori». Tra il 2021 e il 2022 queste entrate sono di fatto raddoppiate. Se due anni fa la raccolta fondi da fondazioni e aziende aveva costituito il 37% delle entrate, con 168.000 euro, nel 2022 i proventi da questo filone sono stati di 302.000, praticamente il doppio rispetto all’anno precedente. Il 5X1000 contribuisce per appena il 7%, mentre non esistono quote associative.
Il donatore più importante che. nel rapporto di Sos Mediterranee viene definito «storico», è l’Acri - Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio spa, che contribuisce con più di 250.000 euro. L’Acri (solo nel 2022 ha promosso la quarta edizione dell’iniziativa «Progetto migranti 2022», alla quale hanno aderito 15 Fondazioni, tra cui Cariplo e di San Paolo, per uno stanziamento complessivo di 1.230.000 euro) è una delle realtà più importanti, anche perché riunisce 107 soci, di cui ben 83 fondazioni di origine bancaria che vantano una strategica quota di minoranza dentro Cassa depositi e prestiti. Il presidente è Francesco Profumo, numero uno della Fondazione Compagnia di San Paolo, in scadenza nel 2024.
La Ong Sos Mediterranee ha potuto contare sia nel 2021 sia nel 2022 sull’appoggio del Gruppo editoriale Gedi della famiglia Agnelli, gli editori di Repubblica e La Stampa. Non solo. Nel mondo dei media, si registrano anche Sky group limited, ItaliaOnline, Edizioni Piemme (Gruppo Mondadori) o Ogury. Oltre a questi, va segnalato il sostegno della Cgil di Maurizio Landini e dell’Anpi, Associazione nazionale partigiani d’Italia. Il grosso delle entrate, però, arriva dall’estero, perché per le operazioni in mare sono costate, nel 2022, più di 8 milioni di euro, garantiti dal network internazionale della Ong, con «l’associazione francese», la capofila, «che garantisce la gestione amministrativa del dipartimento delle operazioni internazionale» ed è responsabile della gestione della nave.
Anche Mediterranea Saving Humans, altre organizzazione non governativa, conferma nei propri bilanci come, tra i finanziatori più importanti, ci siano soprattutto «Fondazioni o organizzazioni legate al soccorso in mare». Anche qui le entrate sono aumentate rispetto allo scorso anno. Per Mediterranea sono state pari a 983.693 euro, con un aumento pari al 65% rispetto al 2020 quando c’erano state donazioni per 597.455. «Del resto», si legge nel bilancio, «anche la base associativa è più che decuplicata, passando da 247 del 2020 a 2.724 del 2021». Il supporto fondamentale arriva dalla Chiesa, in particolare «dalla Conferenza episcopale siciliana e da singole diocesi». Il conto di Mediterranea è in Banca Etica che sul fronte dell’accoglienza migranti e cooperazione internazionale nel 2022 ha erogato 39 milioni di euro a favore di 131 organizzazioni. Negli anni scorsi, era finita persino nelle carte di un’inchiesta della Procura di Ragusa sul favoreggiamento aggravato dell’immigrazione.
In pratica la società danese Maersk aveva inviato un bonifico di 125.000 euro il 30 novembre 2020 proprio su un conto di Banca Etica, con la causale: «Servizi di assistenza in acque internazionali». Per la Procura di Ragusa, si trattava di «del compenso per il trasbordo su nave Mare Jonio di 27 migranti da una petroliera della Maersk, bloccata da un mese. I migranti vengono poi portati in Italia. Il conto è riconducibile a Idra social shipping srl, società armatrice dell’unica nave italiana nella flotta delle Ong, finanziata proprio da Banca popolare etica». Ma Banca Etica non ha fornito a Mediterranea solo prodotti bancari. Per la realizzazione del progetto di Mediterranea è stata «decisiva», spiega l’istituto sul suo sito web, la scelta degli strumenti finanziari: nel 2018 è stata concessa alla Ong una linea di credito da 465.000 euro. «Il fido», pubblicizza Banca Etica, «è anche garantito da alcuni parlamentari».
E le garanzie personali per il progetto dell’ex No global Luca Casarini e dell’ex consigliere regionale dei Verdi in Friuli Venezia Giulia che si è trasformato in armatore sociale, Alessandro Metz, le hanno fornite Nicola Fratoianni (segretario di Sinistra italiana), Erasmo Palazzotto (Partito democratico), Rossella Muroni (ex presidente di Legambiente e già deputata di Liberi e uguali) e Nichi Vendola (fondatore di Sel ed ex governatore della Puglia). Inoltre, l’istituto ha offerto «supporto» al crowdfunding.
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I fondi (raddoppiati in un anno) arrivano da enti bancari, vescovi, Cgil, Regione Lombardia e dal gruppo che edita «Repubblica»e «La Stampa». Ma contribuiscono sostanziosamente anche Pd, M5s, Sardine, partito di Fratojanni e la Schlein in prima persona.Nel 2022 Sos Méditerranée raddoppia le entrate: da Acri sono arrivati oltre 250.000 euro, poi gli Elkann e Cgil. Vescovi, Banca Etica (39 milioni per i migranti lo scorso anno) e Fratojanni per la Mediterranea di Casarini.Lo speciale contiene due articoli.Dai grillini, nonostante gli strali del padre nobile Beppe Grillo che nel 2017 denunciò il «ruolo oscuro delle Ong», al Partito democratico: la politica giallorossa, nel nome dell’ideologia che vorrebbe imporre l’accoglienza a go go, non ha fatto mancare il proprio sostegno economico ai taxi del mare. E un piccolo contributo è arrivato perfino dal movimento delle Sardine.Tutto è cominciato nel 2019, quando la pasionaria timoniera della Sea Watch, Carola Rackete, forzò il blocco navale voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, entrò nelle acque italiane e, dopo una manovra azzardata in porto, speronò pure una motovedetta della Guardia di finanza. I guai giudiziari di Rackete, a sinistra si trasformarono subito in un’operazione politica e scattò una raccolta di fondi per sostenere le spese legali della timoniera e per aiutare la Ong a pagare la multa (da 10.000 a 50.000 euro) elevata dalle autorità per la violazione del blocco navale. L’iniziativa, lanciata dal Partito democratico del Lazio, fu sostenuta anche dal gruppo dem in Campidoglio.Nelle simpatie del partito ora guidato da Elly Schlein, però, c’è anche un’altra Ong: la Proactiva Open Arms. Il Pd toscano, lo scorso 4 settembre, ha annunciato di sostenere l’Organizzazione non governativa spagnola con una donazione e con una raccolta fondi. «Salvare le vite non è una colpa, ma un dovere morale», hanno sbandierato i dem mentre il taxi del mare era fermo nel porto di Marina di Carrara (è stata multata e sanzionata per non aver rispettato il Codice di comportamento voluto dal ministro Matteo Piantedosi). Ed ecco il messaggio con cui i dem hanno accompagnato la donazione: «Il Pd Toscana è con voi, vi ringrazia e sostiene le vostre missioni in mare con cui vengono salvate da morte certa centinaia di persone».Ovviamente il segretario toscano Emiliano Fossi, che la stampa locale ha ribattezzato «il ragazzo di Gorinello», rione di San Piero a Ponti a Campi Bisenzio, e che appena si è insediato in segreteria ha dichiarato «Mi piace il rosso», ha condito il tutto con il suo proclama: «L’idea che un nostro contributo si trasformi in pasti, salvagenti, abiti, coperte e opere di manutenzione di questa nave pronta a salpare di nuovo, ci fa sentire parte delle loro missioni, mentre sosteniamo politicamente ogni giorno una politica migratoria fatta di accoglienza». E ha annunciato: «Stiamo promuovendo ulteriori iniziative di solidarietà nelle nostre federazioni locali e raccolte fondi tra i parlamentari».Lo stesso segretario del Pd, Elly Schlein, aveva avviato una raccolta fondi, nel 2019, per Sea Watch 3 di Carola Rackete, quando era una semplice europarlamentare. Non raccolse molti soldi sulla piattaforma Gofundme, poco più di 3.000 euro, ma in quell’anno la raccolta fondi per Sea Watch toccò cifre molto importanti, che arrivarono in appena 2 giorni a più di 300.000 euro, che sarebbero dovuti servire per le spese legali della capitana Rackete. In passato fu Matteo Orfini a inviare 1.500 euro sul conto di Mediterranea saving humans dell’ex No global Luca Casarini aperto da Banca Etica per le sottoscrizioni.In aiuto di Mediterranea sono corsi anche gli irriducibili rossi di Potere al popolo Palermo. Luigi De Magistris e Leoluca Orlando, all’epoca rispettivamente sindaci di Napoli e Palermo, non offrirono fondi per la Ong di Casarini ma il patrocinio dei Comuni che amministravano per le iniziative sui migranti. Mentre le Sardine, dopo aver sostenuto anche Mediterranea, si sono buttate sul progetto di Resq People saving people, Ong che ha come presidente onorario l’ex pubblico ministero Gherardo Colombo.I due fondatori del movimento, Mattia Santori e Giulia Trappoloni, spiegarono: «C’è chi impacchetta la porta di Lampedusa, chi insulta Carola Rackete, chi accoglie gli sbarchi con manifestazioni di sdegno e chi firma i decreti sicurezza. Non è più tempo di stare a guardare, l’indignazione non basta. Per questo dopo aver sostenuto la raccolta fondi di Mediterranea, sosterremo una nuova avventura, perché non vogliamo abituarci a chi muore di fronte alle nostre coste». Il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte, invece, è da anni impegnato nel finanziamento di Emergency. Parte dei soldi delle indennità parlamentari vengono ogni anno indirizzati verso alcuni progetti. Così, nel 2022, hanno stanziato più di 2 milioni di euro a vari organizzazioni non governative, tra cui una parte è stata destinata a quella fondata da Gino Strada per la creazione di un centro di eccellenza di cardochirurgia a Khartoum e un altro in Sierra Leone.Ma ai pentastellati non è andata sempre benissimo quanto a donazioni. Medici senza frontiere, attiva in mare con un suo equipaggio sulla Geo Barents, gli ha rispedito i fondi indietro con questa motivazione: «Ringraziamo i tanti iscritti del Movimento 5 stelle che hanno scelto Msf tra le organizzazioni a cui destinare le restituzioni dei portavoce. Tuttavia, in quanto organizzazione medico-umanitaria impegnata nelle emergenze e nei conflitti in tutto il mondo, non possiamo ricevere fondi da movimenti politici, a garanzia della nostra indipendenza, imparzialità e neutralità».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ong-finanziamenti-2665822359.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-salvagente-economico-per-le-navi-arriva-pure-da-banche-chiesa-e-gedi" data-post-id="2665822359" data-published-at="1696622908" data-use-pagination="False"> Il salvagente economico per le navi arriva pure da banche, Chiesa e Gedi Per capire come si finanziano le Ong che ogni giorno soccorrono i migranti nel Mediterraneo, basta prendere il rapporto annuale delle attività di Sos Méditerranée Italia del 2022. In 33 pagine viene spiegato come la Ocean Viking, l’imbarcazione a cui si appoggiano per le operazioni in mare, non potrebbe operare senza l’aiuto determinante di fondi esteri, soprattutto di quelli delle fondazioni private. Una raccolta fondi che costituisce il 52% delle entrate dello scorso anno. In totale, si legge «le entrate del 2022 sono state di 580.000 euro», con «un incremento del 21% rispetto all’anno precedente e del 41%» per quanto riguarda la «raccolta fondi». In pratica, la quasi totalità delle risorse «arriva da donatori privati», fatta eccezione per i 10.000 euro di Regione Lombardia «destinati alla copertura di un programma di formazione dei lavoratori». Tra il 2021 e il 2022 queste entrate sono di fatto raddoppiate. Se due anni fa la raccolta fondi da fondazioni e aziende aveva costituito il 37% delle entrate, con 168.000 euro, nel 2022 i proventi da questo filone sono stati di 302.000, praticamente il doppio rispetto all’anno precedente. Il 5X1000 contribuisce per appena il 7%, mentre non esistono quote associative. Il donatore più importante che. nel rapporto di Sos Mediterranee viene definito «storico», è l’Acri - Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio spa, che contribuisce con più di 250.000 euro. L’Acri (solo nel 2022 ha promosso la quarta edizione dell’iniziativa «Progetto migranti 2022», alla quale hanno aderito 15 Fondazioni, tra cui Cariplo e di San Paolo, per uno stanziamento complessivo di 1.230.000 euro) è una delle realtà più importanti, anche perché riunisce 107 soci, di cui ben 83 fondazioni di origine bancaria che vantano una strategica quota di minoranza dentro Cassa depositi e prestiti. Il presidente è Francesco Profumo, numero uno della Fondazione Compagnia di San Paolo, in scadenza nel 2024. La Ong Sos Mediterranee ha potuto contare sia nel 2021 sia nel 2022 sull’appoggio del Gruppo editoriale Gedi della famiglia Agnelli, gli editori di Repubblica e La Stampa. Non solo. Nel mondo dei media, si registrano anche Sky group limited, ItaliaOnline, Edizioni Piemme (Gruppo Mondadori) o Ogury. Oltre a questi, va segnalato il sostegno della Cgil di Maurizio Landini e dell’Anpi, Associazione nazionale partigiani d’Italia. Il grosso delle entrate, però, arriva dall’estero, perché per le operazioni in mare sono costate, nel 2022, più di 8 milioni di euro, garantiti dal network internazionale della Ong, con «l’associazione francese», la capofila, «che garantisce la gestione amministrativa del dipartimento delle operazioni internazionale» ed è responsabile della gestione della nave. Anche Mediterranea Saving Humans, altre organizzazione non governativa, conferma nei propri bilanci come, tra i finanziatori più importanti, ci siano soprattutto «Fondazioni o organizzazioni legate al soccorso in mare». Anche qui le entrate sono aumentate rispetto allo scorso anno. Per Mediterranea sono state pari a 983.693 euro, con un aumento pari al 65% rispetto al 2020 quando c’erano state donazioni per 597.455. «Del resto», si legge nel bilancio, «anche la base associativa è più che decuplicata, passando da 247 del 2020 a 2.724 del 2021». Il supporto fondamentale arriva dalla Chiesa, in particolare «dalla Conferenza episcopale siciliana e da singole diocesi». Il conto di Mediterranea è in Banca Etica che sul fronte dell’accoglienza migranti e cooperazione internazionale nel 2022 ha erogato 39 milioni di euro a favore di 131 organizzazioni. Negli anni scorsi, era finita persino nelle carte di un’inchiesta della Procura di Ragusa sul favoreggiamento aggravato dell’immigrazione. In pratica la società danese Maersk aveva inviato un bonifico di 125.000 euro il 30 novembre 2020 proprio su un conto di Banca Etica, con la causale: «Servizi di assistenza in acque internazionali». Per la Procura di Ragusa, si trattava di «del compenso per il trasbordo su nave Mare Jonio di 27 migranti da una petroliera della Maersk, bloccata da un mese. I migranti vengono poi portati in Italia. Il conto è riconducibile a Idra social shipping srl, società armatrice dell’unica nave italiana nella flotta delle Ong, finanziata proprio da Banca popolare etica». Ma Banca Etica non ha fornito a Mediterranea solo prodotti bancari. Per la realizzazione del progetto di Mediterranea è stata «decisiva», spiega l’istituto sul suo sito web, la scelta degli strumenti finanziari: nel 2018 è stata concessa alla Ong una linea di credito da 465.000 euro. «Il fido», pubblicizza Banca Etica, «è anche garantito da alcuni parlamentari». E le garanzie personali per il progetto dell’ex No global Luca Casarini e dell’ex consigliere regionale dei Verdi in Friuli Venezia Giulia che si è trasformato in armatore sociale, Alessandro Metz, le hanno fornite Nicola Fratoianni (segretario di Sinistra italiana), Erasmo Palazzotto (Partito democratico), Rossella Muroni (ex presidente di Legambiente e già deputata di Liberi e uguali) e Nichi Vendola (fondatore di Sel ed ex governatore della Puglia). Inoltre, l’istituto ha offerto «supporto» al crowdfunding.
Una fotografia limpida e concreta di imprese, giustizia, legalità e creatività come parti di un’unica storia: quella di un Paese, il nostro, che ogni giorno prova a crescere, migliorarsi e ritrovare fiducia.
Un percorso approfondito in cui ci guida la visione del sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy Massimo Bitonci, che ricostruisce lo stato del nostro sistema produttivo e il valore strategico del made in Italy, mettendo in evidenza il ruolo della moda e dell’artigianato come forza identitaria ed economica. Un contributo arricchito dall’esperienza diretta di Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, e dal suo quadro autentico del rapporto tra imprese e consumatori.
Imprese in cui la creatività italiana emerge, anche attraverso parole diverse ma complementari: quelle di Sara Cavazza Facchini, creative director di Genny, che condivide con il lettore la sua filosofia del valore dell’eleganza italiana come linguaggio culturale e non solo estetico; quelle di Laura Manelli, Ceo di Pinko, che racconta la sua visione di una moda motore di innovazione, competenze e occupazione. A completare questo quadro, la giornalista Mariella Milani approfondisce il cambiamento profondo del fashion system, ponendo l’accento sul rapporto tra brand, qualità e responsabilità sociale. Il tema di responsabilità sociale viene poi ripreso e approfondito, attraverso la chiave della legalità e della trasparenza, dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, che vede nella lotta alla corruzione la condizione imprescindibile per la competitività del Paese: norme più semplici, controlli più efficaci e un’amministrazione capace di meritarsi la fiducia di cittadini e aziende. Una prospettiva che si collega alla voce del presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli, che denuncia la crescente vulnerabilità digitale delle imprese italiane e l’urgenza di strumenti condivisi per contrastare truffe, attacchi informatici e forme sempre nuove di criminalità economica.
In questo contesto si introduce una puntuale analisi della riforma della giustizia ad opera del sottosegretario Andrea Ostellari, che illustra i contenuti e le ragioni del progetto di separazione delle carriere, con l’obiettivo di spiegare in modo chiaro ciò che spesso, nel dibattito pubblico, resta semplificato. Il suo intervento si intreccia con il punto di vista del presidente dell’Unione Camere Penali Italiane Francesco Petrelli, che sottolinea il valore delle garanzie e il ruolo dell’avvocatura in un sistema equilibrato; e con quello del penalista Gian Domenico Caiazza, presidente del Comitato «Sì Separa», che richiama l’esigenza di una magistratura indipendente da correnti e condizionamenti. Questa narrazione attenta si arricchisce con le riflessioni del penalista Raffaele Della Valle, che porta nel dibattito l’esperienza di una vita professionale segnata da casi simbolici, e con la voce dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, che offre una prospettiva insolita e diretta sui rapporti interni alla magistratura e sul funzionamento del sistema giudiziario.
A chiudere l’approfondimento è il giornalista Fabio Amendolara, che indaga il caso Garlasco e il cosiddetto «sistema Pavia», mostrando come una vicenda giudiziaria complessa possa diventare uno specchio delle fragilità che la riforma tenta oggi di correggere. Una coralità sincera e documentata che invita a guardare l’Italia con più attenzione, con più consapevolezza, e con la certezza che il merito va riconosciuto e difeso, in quanto unica chiave concreta per rendere migliore il Paese. Comprenderlo oggi rappresenta un'opportunità in più per costruire il domani.
Per scaricare il numero di «Osservatorio sul Merito» basta cliccare sul link qui sotto.
Merito-Dicembre-2025.pdf
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La reazione di tanti è però ambigua, come è nella natura degli italiani, scaltri e navigati, e di chi ha uso di mondo. Bello in via di principio ma in pratica come si fa? Tecnicamente si può davvero lasciare loro lo smartphone ma col «parental control» che inibisce alcuni social, o ci saranno sotterfugi, scappatoie, nasceranno simil-social selvatici e dunque ancora più pericolosi, e saremo punto e daccapo? Giusto il provvedimento, bravi gli australiani ma come li tieni poi i ragazzi e le loro reazioni? E se poi scappa il suicidio, l’atto disperato, o il parricidio, il matricidio, del ragazzo imbestialito e privato del suo super-Io in display; se i ragazzi che sono fragili vengono traumatizzati dal divieto, i governi, le autorità non cominceranno a fare retromarcia, a inventarsi improbabili soluzioni graduali, a cominciare coi primi distinguo che poi vanificano il provvedimento? E poi, botta finale: è facile concepire queste norme restrittive quando non si hanno ragazzini in casa, o pretendere di educare gli educatori quando si è ben lontani da quelle gabbie feroci che sono le aule scolastiche! Provate a mettervi nei nostri panni prima di fare i Catoni da remoto!
Avete ragione su tutto, ma alla fine se volete tentare di guidare un po’ il futuro, se volete aiutare davvero i ragazzi, se volete dare e non solo subire la direzione del mondo, dovete provare a non assecondarli, a non rifugiarvi dietro il comodo fatalismo dei processi irreversibili, e dunque il fatalismo dei sì, perché sono assai più facili dei no. Ma qualcosa bisogna fare per impedire l’istupidimento in tenera età e in via di formazione degli uomini di domani. Abbiamo una responsabilità civile e sociale, morale e culturale, abbiamo dei doveri, non possiamo rassegnarci al feticcio del fatto compiuto. Abbiamo criticato per anni il pigro conformismo delle società arcaiche che ripetevano i luoghi comuni e le pratiche di vita semplicemente perché «si è fatto sempre così». E ora dovremmo adottare il conformismo altrettanto pigro, e spesso nocivo, delle società moderne e postmoderne con la scusa che «lo fanno tutti oggi, e non si può tornare indietro». Di questa decisione australiana io condivido lo spirito e la legge; ho solo un’inevitabile allergia per i divieti, ma in questi casi va superata, e un’altrettanto comprensibile diffidenza sull’efficacia e la durata del provvedimento, perché anche in Australia, perfino in Australia, si troveranno alla fine i modi per aggirare il divieto o per sostituire gli accessi con altri. Figuratevi da noi, a Furbilandia. Ma sono due perplessità ineliminabili che non rendono vano il provvedimento che resta invece necessario; semmai andrebbe solo perfezionato.
Il problema è la dipendenza dai social, e la trasformazione degli accessi in eccessi: troppe ore sui social, e questo vale anche per gli adulti e per i vecchi, un po’ come già succedeva con la televisione sempre accesa ma con un grado virale di attenzione e di interattività che rende lo smartphone più nocivo del già noto istupidimento da overdose televisiva.
Si perde la realtà, la vita vera, le relazioni e le amicizie, le esperienze della vita, l’esercizio dell’intelligenza applicata ai fatti e ai rapporti umani, si sterilizzano i sentimenti, si favorisce l’allergia alle letture e alle altre forme socio-culturali. È un mondo piccolo, assai più piccolo di quello descritto così vivacemente da Giovannino Guareschi, che era però pieno di umanità, di natura, di forti passioni e di un rapporto duro e verace con la vita, senza mediazioni e fughe; ma anche con il Padreterno e con i misteri della fede. Quel mondo iscatolato in una teca di vetro di nove per sedici centimetri è davvero piccolo anche se ha l’apparenza di portarti in giro per il mondo, e in tutti i tempi. Sono ipnotizzati dallo Strumento, che diventa il tabernacolo e la fonte di ogni luce e di ogni sapere, di ogni relazione e di ogni rivelazione; bisogna spezzare l’incantesimo, bisogna riprendere a vivere e bisogna saper farne a meno, per alcune ore del giorno.
La stupida Europa che bandisce culti, culture e coltivazioni per imporre norme, algoritmi ed espianti, dovrebbe per una volta esercitarsi in una direttiva veramente educativa: impegnarsi a far passare la legge australiana anche da noi, magari più circostanziata e contestualizzata. L’Europa può farlo, perché non risponde a nessun demos sovrano, a nessuna elezione; i governi nazionali temono troppo l’impopolarità, le opposizioni e la ritorsione dei ragazzi e dei loro famigliari in loro soccorso o perché li preferiscono ipnotizzati sul video così non richiedono attenzioni e premure e non fanno danni. Invece bisogna pur giocare la partita con la tecnologia, favorendo ciò che giova e scoraggiando ciò che nuoce, con occhio limpido e mente lucida, senza terrore e senza euforia.
Mi auguro anzi che qualcuno in grado di mutare i destini dei popoli, possa concepire una visione strategica complessiva in cui saper dosare in via preliminare libertà e limiti, benefici e sacrifici, piaceri e doveri, che poi ciascuno strada facendo gestirà per conto suo. E se qualcuno dirà che questo è un compito da Stato etico, risponderemo che l’assenza di limiti e di interesse per il bene comune, rende gli Stati inutili o dannosi, perché al servizio dei guastatori e dei peggiori o vigliaccamente neutri rispetto a ciò che fa bene e ciò che fa male. È difficile trovare un punto di equilibrio tra diritti e doveri, tra libertà e responsabilità, ma se gli Stati si arrendono a priori, si rivelano solo inutili e ingombranti carcasse. Per evitare lo Stato etico fondano lo Stato ebete, facile preda dei peggiori.
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