2021-04-13
Persino l’Oms adesso scarica Guerra. Speranza continua a far finta di nulla
Ranieri Guerra (Ansa-iStock)
L'agenzia: «Il tecnico non era il nostro numero 2. Tedros non chiese lo stop del report».La Procura di Bergamo ha in mano una versione commentata del testo di Francesco Zambon, in cui l'ex esponente del Cts o una responsabile comunicazione dell'ente Onu scrivevano: «La relazione è troppo critica, meglio abbassare i toni: cerchiamo di giustificare l'Italia».Lo speciale contiene due articoli.Di solito i politici amano invadere i media di dichiarazioni, ma c'è un uomo che fa eccezione: Roberto Speranza, il ministro della Censura. Lui ha la magica capacità di invadere i mezzi di comunicazione con il silenzio. Domenica sera si è collegato con Fabio Fazio e non ha detto mezza parola sulla storia del report dell'Oms oscurato e sul fatto che Ranieri Guerra - da lui scelto come consulente del Cts - sia indagato a Bergamo. Ieri ha rincarato la dose. Ha concesso una intervista di ben due pagine a Repubblica ed è riuscito, di nuovo, a far finta di nulla.«Questo silenzio è assordante», dice alla Verità Francesco Zambon, il ricercatore dell'Oms che ha coordinato il rapporto (e che ha dato le dimissioni dall'organizzazione dopo il trattamento subito). «Di questa storia hanno parlato tutti i giornali del mondo. Mi chiedo come sia possibile che le istituzioni non si pronuncino, non diano una spiegazione ufficiale. Non prendono nemmeno le distanze dalle chat di Guerra e Brusaferro. Qui non si tratta di me: ci sono in gioco le dinamiche di potere fra l'Oms e gli Stati membri». Le chat a cui Zambon fa riferimento sono quelle in cui Ranieri Guerra definisce lui e il team di ricercatori da lui coordinato «somarelli» e «scemi» e parla di teste da far cadere (in realtà la testa è una sola: quella di Zambon, unico dipendente dell'Oms fra gli autori del report). Il ricercatore racconta che, nei giorni caldi in cui il suo rapporto fu censurato, ebbe uno scambio di messaggi con Silvio Brusaferro dell'Istituto superiore di sanità (e del Cts). Quest'ultimo dichiarò di essere «molto stupito che nessuno fosse stato istituzionalmente informato» dell'uscita del report sull'Italia. A dirla tutta, non si capisce perché l'Oms dovrebbe concordare l'uscita di un rapporto con il governo di uno Stato membro. Soprattutto, se Brusaferro era stupito allora, a maggior ragione siamo stupiti noi oggi nel vedere che né lui né Speranza si sono degnati di commentare. «Io insisto su un punto», dice Zambon. «Questa non è una diatriba fra me e Ranieri Guerra. Qui c'è in ballo la credibilità stessa dell'Oms. Dovrebbe intervenire Speranza, e dovrebbero parlare anche Hans Kluge (direttore Oms Europa, ndr) e Tedros Adhanom (direttore generale dell'Oms, ndr)». Tutti costoro sapevano della censura. Il capo di gabinetto del ministro Speranza ha addirittura detto a Ranieri Guerra che il report di Zambon andava «fatto morire». Ce n'è abbastanza per le dimissioni di gruppo. Per essere precisi fino in fondo, bisogna notare che, in effetti, l'Oms un comunicato ufficiale sulla vicenda lo ha diffuso: lo ha riportato ieri l'agenzia Adnkronos. Il contenuto è una mazzata a Ranieri Guerra. Nelle famigerate chat con Brusaferro, Guerra diceva di essersi rivolto al direttore generale Tedros per chiedere che il report di Zambon fosse tolto di mezzo. Ebbene, l'ufficio stampa dell'Oms precisa che Tedros «non è stato coinvolto nello sviluppo, nella pubblicazione e nel ritiro del rapporto». Secondo l'Oms, Guerra «ha riferito al direttore generale Tedros e al direttore regionale Kluge e ha allertato entrambi per quanto riguarda la necessità di controllare i dati e di apportare le opportune correzioni al rapporto». Non solo. L'organizzazione aggiunge che Guerra, all'epoca dei fatti, era «in missione per supportare la risposta italiana al Covid-19» e precisa che egli è attualmente «consigliere speciale ed è stato in precedenza uno degli 11 direttori vicari. In nessun momento è stato il numero due dell'Oms come indicato in alcuni media». Chiaro: l'Oms scarica Ranieri Guerra, ridimensiona il suo ruolo e prende le distanze dal suo operato. C'è solo un problema: le frasi che abbiamo appena citato non risalgono a ieri. Erano già contenute in un articolo in inglese pubblicato da Adn venerdì scorso, cioè prima che sui giornali uscissero le trascrizioni delle chat di Guerra, in cui il ruolo di Tedros non sembra poi così marginale. In ogni caso, almeno l'Oms ha battuto un colpo. Speranza, invece, ancora tace. Ma se crede che basterà evitare il problema per farlo sparire, si illude. Anzi, rischia di fare la figura del «somarello».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/oms-scarica-guerra-speranza-2652506856.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-nota-dei-dirigenti-addolcite-il-rapporto" data-post-id="2652506856" data-published-at="1618257594" data-use-pagination="False"> La nota dei dirigenti: «Addolcite il rapporto» «Forse è meglio abbassare i toni»; «Questa frase è troppo drammatica»; «Dovremmo essere più politicamente corretti». Di frasi come queste i vertici dell'Oms ne hanno scritte tante, troppe, commentando il report sulla gestione italiana del Covid firmato da Francesco Zambon e da un gruppo di altri studiosi con base a Venezia. Come ormai noto, quel documento, circa un anno fa, è stato prima pubblicato e poi censurato dall'istituzione sanitaria internazionale. E a rivendicare la responsabilità dell'oscuramento è stato Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell'Oms e già consulente del Comitato tecnico scientifico voluto da Roberto Speranza. Guerra è indagato per aver fornito false informazioni alla Procura di Bergamo che da mesi lavora sulla vicenda, e dalle carte degli investigatori emergono vari dettagli inquietanti. Abbiamo scoperto, ad esempio, quale fosse la strategia di Guerra per far sparire il report, concordata con Goffredo Zaccardi, capo di gabinetto di Speranza. I due si incontrarono il 18 maggio del 2020, e subito dopo l'appuntamento Guerra scrisse a Silvio Brusaferro, attuale portavoce del Cts: «Cdg (Capo di gabinetto di Speranza, cioè Zaccardi, ndr) dice di vedere se riusciamo a farlo cadere nel nulla. Se entro lunedì nessuno ne parla vuole farlo morire. Altrimenti lo riprendiamo assieme. Sic». Guerra aveva già provveduto a rimuovere dal Web ogni traccia possibile del rapporto, ma nel caso in cui qualcuno riuscisse comunque a ritirarlo fuori (cosa che poi è avvenuta), c'era già un accordo per rivedere ed emendare il testo con un lavoro coordinato di ministero e Oms. Ma che cosa c'era da emendare in quel report? Che cosa imbarazzava così tanto Guerra e i giallorossi? Alcuni dei punti critici sono noti. Ad esempio il passaggio in cui la gestione italiana dell'emergenza viene definita «caotica e creativa». Poi quello in cui si metteva nero su bianco che l'Italia non avesse un piano pandemico aggiornato. Non è tutto, però. C'è almeno un altro brano che i dirigenti dell'Oms avrebbero voluto modificare per non danneggiare il governo italiano. Tra i documenti a disposizione degli investigatori di Bergamo, infatti, esiste una versione «annotata» del report di Zambon. In pratica è un pdf del testo originale con l'aggiunta dei commenti formulati da Ranieri Guerra e da Cristiana Salvi, external relation manager health emergencies dell'Oms (una responsabile della comunicazione di grado molto elevato, in sintesi). Il tenore della maggior parte dei commenti è quello che abbiamo mostrato all'inizio dell'articolo: gli autori del report vengono costantemente invitati ad abbassare i toni, a non irritare l'Italia, a moderare il linguaggio. A un certo punto, gli studiosi inseriscono un box relativo al caso di Codogno. Ricordate? Annalisa Malara, anestesista, il 20 febbraio del 2020 si trovò per le mani un uomo con una «polmonite devastante». Anche se costui non aveva avuto contatti diretti con la Cina, la anestesista decise di fargli comunque un tampone, e scoprì che il poveretto era positivo al Covid. Per il suo gesto, la dottoressa è stata premiata da Sergio Mattarella, e ha ricevuto giuste lodi e onori da tutta la nazione. Zambon e gli altri autori del report scrissero che la mossa della anestesista aveva «dimostrato che la definizione di caso nel sistema di sorveglianza della diagnosi precoce non era abbastanza sensibile da rilevare il nuovo coronavirus». In poche parole, certificavano che le linee guida fornite dall'Oms e dall'Istituto superiore di sanità erano sbagliate e solo una forzatura del protocollo da parte di una anestesista in gamba aveva permesso di individuare il virus. Ebbene, i vertici italiani dell'Oms (o Guerra o la Salvi) volevano rimuovere il brano su Codogno. «Finora sui media abbiamo cercato di “giustificare" quello che è successo senza incolpare l'Italia», si legge in un commento. «Questo suonerà molto critico nei nostri confronti e nei confronti del Paese». Gli investigatori di Bergamo vogliono capire chi abbia scritto queste parole, se Guerra o la Salvi. Ma poco cambia in realtà. Resta il fatto che qualcuno ai vertici dell'Oms ha chiesto di rimuovere o comunque modificare un passaggio chiave perché troppo «critico» verso l'organizzazione internazionale e verso le autorità italiane. Non solo: l'autore del commento ammette che l'Oms ha cercato di «giustificare» pubblicamente il comportamento italiano, anche se inadeguato. Forse vale la pena di ricordare quale fosse il quadro politico in quel periodo del 2020. Pochi giorni dopo l'intuizione dell'anestesista che aveva permesso di trovare il virus, Giuseppe Conte pensò bene di attaccare i medici di Codogno, dicendo che l'ospedale aveva messo in atto una «gestione poco prudente». In realtà, l'ospedale non aveva ricevuto indicazioni precise da Roma, anzi era stato invitato a seguire protocolli che poi si sono rivelati sbagliati. Che un gruppo di ricercatori facesse notare questo errore in un rapporto ufficiale, però, per Guerra e la Salvi non era ammissibile. La preoccupazione principale di costoro era quella di non mettere in imbarazzo il governo italiano e la stessa Oms. Purtroppo, a quanto risulta, anche il ministero della Salute ha assunto lo stesso atteggiamento: pur di non ammettere di aver sbagliato, hanno avallato la censura di uno studio che sarebbe servito a salvare delle vite.