2025-05-08
Dopo aver benedetto i diktat sanitari l’Oms avvisa: «Discriminare fa male»
Tedros Adhanom Ghebreyesus (Getty Images)
L’agenzia Onu lancia l’allarme sui pesanti effetti sulla salute causati dalle disuguaglianze. Dimenticando di aver applaudito i lockdown dell’amica Cina e avallato la ghettizzazione dei cittadini non vaccinati. A determinare la qualità e la durata della vita non è solo l’accesso a un buon sistema sanitario, ma anche la situazione economica, l’educazione, le condizioni di lavoro, l’ambiente in cui si vive e le discriminazioni che si subiscono. A ribadirlo è l’ultimo report dell’Organizzazione mondiale della Sanità sui determinanti sociali dell’equità. I dati sono eloquenti: le persone nel Paese con l’aspettativa di vita più bassa vivranno, in media, 33 anni in meno rispetto a quelle nate nel Paese con l’aspettativa di vita più alta. Attualmente 3,8 miliardi di persone in tutto il mondo sono prive di un’adeguata copertura previdenziale, come i sussidi per i figli a carico o per malattia retribuita, con un impatto diretto e duraturo sulla loro salute. «Il mondo in cui viviamo è profondamente diseguale», ha dichiarato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. «Dove nasciamo, cresciamo, viviamo e lavoriamo ha un impatto diretto sulla nostra salute, ma il cambiamento è possibile». Nulla da eccepire: l’ascensore sociale è rotto, chi nasce in contesti di povertà ed emarginazione, molto probabilmente, non riuscirà a scalare la piramide sociale. La forbice tra ricchi e poveri si allarga, la disuguaglianza aumenta. L’Oms lancia un appello ai governi, ma anche al mondo sanitario, accademico, della ricerca, della società civile, e al settore privato: affrontare le disuguaglianze e superare le discriminazioni. Di nuovo: parole ineccepibili. Che tuttavia stridono con l’operato degli ultimi anni dell’agenzia Onu, specie se parliamo di «discriminazioni». Se infatti, semplificando, essere discriminati fa male alla salute, l’Oms dovrebbe spiegare perché, durante l’emergenza Covid, ha di fatto avallato l’emarginazione di migliaia di cittadini che si opposero ai diktat sanitari. Certo, l’Oms non ha mai dettato legge agli Stati né ha imposto restrizioni. Ma, soprattutto nel 2020 e 2021, le dichiarazioni dell’ente hanno avuto un enorme peso «informale» sulle scelte dei governi. Basti pensare alla benedizione dei lockdown cinesi nel febbraio 2020, imitati poco dopo dal governo italiano. Anziché bacchettare Pechino per l’occultamento dei primi contagi e le reticenze nel fornire informazioni, Ghebreyesus ringraziò la Cina: «Sta definendo un nuovo standard per la risposta alle epidemie», proclamò dopo una spedizione dei suoi funzionari a Wuhan. Chiudere in casa chiunque, obbligando a sospendere le attività economiche, senza adeguati risarcimenti, di certo non ha beneficiato alla salute dei cittadini. Per non parlare poi delle discriminazioni subite da chi rifiutò di vaccinarsi. Il green pass, certo, fu una creatura del governo Draghi, ma la corsa disperata alla profilassi di massa fu anche il risultato delle raccomandazioni dell’Oms, usate poi a loro volta come paravento dalla politica. Quanto ha pesato sulla salute dei cittadini il divieto di andare a lavorare? Senza stipendio, in condizioni economiche precarie, la salute ne risente: a dirlo, appunto, è proprio l’Oms. Per non parlare poi degli effetti nefasti dei lockdown sulla cura di altre patologie, oncologiche in primis, e del rinvio di esami e screening dovuti all’isteria da Covid. Ma a finire ai margini è anche chi, avendo obbedito ai dettami sanitari, è rimasto vittima degli effetti avversi dei vaccini ed è ancora vergognosamente ignorato dallo Stato. Covid a parte, risulta anche curioso che un appello (seppur sacrosanto) a fornire condizioni di vita dignitose a tutti arrivi da un’organizzazione così fortemente legata alla Cina. Ghebreyesus è sempre stato infatti in ottimi rapporti con Pechino, fin da quando era ministro della Sanità dell’Etiopia. Amicizia da inquadrare nel contesto della strategia neocoloniale esercitata dalla Repubblica popolare sui Paesi africani, e che valse a Tedros, successivamente, l’appoggio della Cina per la nomina al vertice dell’Oms. La stessa Cina in cui l’assistenza sanitaria gratuita per tutti è un miraggio e dove la tutela dei lavoratori non pare essere al primo posto dell’agenda politica.
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