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Omotransfobia: «Conte attacca i diritti delle famiglie e dei bambini col gender. Ci ricorderemo»

Omotransfobia: «Conte attacca i diritti delle famiglie e dei bambini col gender. Ci ricorderemo»

«Conte ha deciso di dichiarare guerra alle famiglie. Le più vergognose leggi sono votate d'estate. Come i ladri che vengono di notte, così il suo governo spera sugli italiani in vacanza per far passare nefaste proposte di legge, senza troppi polveroni. Per questo la legge contro l'omotransfobia è stata calendarizzata e sarà lunedì in Aula alla Camera. Dopo che tutta la maggioranza ha ritirato gli emendamenti presentati al testo unificato, restano di fatto intatti gli evidenti pericoli per la libertà costituzionale dei cittadini italiani e non solo. I genitori rischiano di non poter più difendere i propri bambini dall'ideologia gender che sbarca con tutti gli 'onori' (orrori) a scuola» hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita e Famiglia onlus, dopo la notizia della calendarizzazione in Aula del Pdl Zan.

«Una violenza inaudita - hanno aggiunto - che colpisce le famiglie italiane, quelle che hanno figli e che troppo spesso non hanno soldi per arrivare neanche alla fine del mese. E cosa fa la maggioranza? Non gli dà sostegno economico, ma l'educazione al gender: Non si è uomini e donne, maschietti e femminucce perché nati con certe identità fisiche, ma in ognuno c'è la possibilità di scegliere cosa essere. Le famiglie non ci stanno caro Conte e ci ricorderemo di quello che stai facendo».

«È davvero preoccupante, infatti, che rimanga presente la cosiddetta Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia e lo svolgimento di iniziative inerenti negli istituti scolastici. Caro Conte e caro Zan - hanno concluso Brandi e Coghe - credete davvero che mamme e papà faranno subire ai propri figli i 'neo-sermoni' sulla sessualità e sull'indifferenza del sesso biologico, sulla fluida identità di genere e sulla prevalenza della soggettiva e mutevole identità di genere rispetto al sesso biologico? Non riuscirete a cambiare la realtà delle cose a far accettare ai bambini che i generi possono essere 70 (sic) moltiplicabili fino a 420 diverse identità. Noi difenderemo sempre tutti i bambini da queste follie».

Trattati «smontati» per i soldi a Zelensky, non se servono per sanità e pensioni
Christine Lagarde (Ansa)
Bruxelles si arrovella per aggirare le regole e dare agli ucraini i 90 miliardi confiscati. Un’elasticità mai dimostrata sul welfare.

È noto da tempo che le regole Ue, dai Trattati in giù, siano dotate di eccezionale flessibilità, in modo da essere applicate ai nemici e interpretate per gli amici. Ma ciò che sta accadendo pur di erogare un prestito (di fatto un sussidio) all’Ucraina rischia davvero di superare ogni limite di fantasia legale e finanziaria.

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Putin si fermerà solo se Kiev lascia il Donbass
Sergio Mattarella: «Chi muove guerra non può evocare la pace». Giorgia Meloni lunedì a Berlino al vertice con Volodymyr Zelensky.

Resta per il momento aggrovigliato il processo di pace in Ucraina. Donald Trump si è mostrato disponibile verso delle garanzie di sicurezza nei confronti di Kiev ma ha al contempo ammesso che un accordo tra i belligeranti sia più lontano del previsto. «Daremmo una mano con la sicurezza perché è, credo, un fattore necessario», ha dichiarato il presidente americano, per poi aggiungere: «Pensavo che fossimo molto vicini a un accordo con la Russia. Pensavo che fossimo molto vicini a un accordo con l’Ucraina. In realtà, a parte il presidente Zelensky, la gente ha apprezzato l’idea dell’accordo».

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L’Ue si impicca: sì al blocco degli asset. L’Italia: «Ma siamo contrari a usarli»
Proteste degli ucraini a Bruxelles (Ansa)
Via libera definitivo al congelamento dei capitali russi. Roma specifica: «Come il Belgio, non vogliamo siano utilizzati per il prestito all’Ucraina». Valdis Dombrovskis sereno all’Ecofin: «Euroclear potrà compensare i sequestri».

La marcia di Bruxelles per utilizzare gli asset russi congelati prosegue imperterrita, nonostante le ripercussioni siano dietro l’angolo. E il primo step in tale direzione è stato raggiunto con il via libera ufficiale sul blocco a tempo indeterminato degli asset russi.

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«Rep» costretta a ringraziare: «Il governo si è impegnato...»
La sede di Gedi a Torino (Ansa)
Il Cdr: «Pensiero critico a rischio se ci vendono». Matteo Renzi: «Non sono io il mediatore».

Le reazioni isteriche della sinistra lasciano il campo alle mosse istituzionali: ieri la notizia della probabile vendita da parte degli Elkann all’armatore ed editore greco Theodore Kyriakou di tutte le attività del gruppo Gedi, ovvero i quotidiani La Repubblica (ieri in sciopero) e La Stampa, il sito HuffPost.it e le radio, Deejay e Capital, è stata oggetto di incontri tra governo, editori e rappresentanze dei lavoratori. Lo sciopero di Repubblica è stato accompagnato da un comunicato apocalittico del Cdr, in cui si chiamava alla «difesa delle garanzie democratiche fondamentali per l’intero Paese», dato che «in ballo non c’è un semplice marchio, ma la sopravvivenza stessa di un pensiero critico».

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