2022-08-02
Omicidio Gucci, revocato il «daspo» all’ex amica del cuore della Reggiani
Si sgonfia l’indagine per circonvenzione d’incapace. Loredana Canò: restituita la mia dignità,C’è una sentenza del Tribunale di Milano del 21 luglio scorso, che rende un po’ di giustizia a Loredana Canò, ex compagna di cella a San Vittore di Patrizia Reggiani. Infatti, nonostante il grande polverone dell’anno scorso, dopo la notizia delle indagini condotte dalla Procura di Milano contro di lei ed altre persone per una presunta circonvenzione di incapace ai danni della vedova Gucci, il tribunale (giudice Valentina Maderna), ha rigettato la richiesta di proroga dell’ordine di allontanamento della Canò avanzata dall’attuale amministratore di sostegno della Reggiani. Il tribunale ha accolto totalmente le tesi della difesa della signora Canò, assistita dall’avvocato Raffaello Fabbri, ed ha così escluso che la Canò (nonostante l’inchiesta) possa rappresentare un pericolo per la Reggiani,di cui è stata amica e assistente personale per molti anni, prima dell’inizio dell’indagine. Il giudice ha riconosciuto i rilievi mossi dal legale, tra cui il fatto che la signora Canò non ha più rapporti con la vedova Gucci da più di un anno (era il 30 giugno del 2021), ma soprattutto non intende più averne fino a quando non si sarà fatta chiarezza sulla sua posizione, anche perché nella villa di via Andreani non ha «alcun centro di interessi né materiali né affettivi».Da questo procedimento si viene anche a sapere che il 2 febbraio 2022 i pm hanno rinunciato all’interdizione della Reggiani che la stessa Procura aveva richiesto nel giugno 2021. Non è chiaro neppure perché la Procura abbia iniziato circa un anno fa il procedimento di interdizione, considerato che la vedova Gucci ha ricevuto negli anni diverse perizie che hanno sempre dimostrato la sua capacità di intendere e volere. Non a caso è stata condannata a 26 anni di carcere come mandante dell’omicidio del marito (risalente al 27 marzo 1995), poco prima che convolasse a nozze con la nuova compagna Paola Franchi.A sostegno della Canò, nell’udienza del procedimento di interdizione del 2 febbraio 2022, la stessa Reggiani, rispondendo al giudice, ha definito la donna come una sua «amica», non percependola come un pericolo. Anzi ha affermato di essere sorpresa «nel sapere che la Canò era stata allontanata da casa sua». Inoltre, è lecito domandarsi se le cure portate avanti nell’ultimo anno abbiano avuto un qualche effetto positivo sulla (ormai ex) amica Patrizia. Negli anni in cui si frequentavano, la Canò aveva sempre supportato e aiutato la Reggiani in ogni modo. Sia nelle cure, sia nelle incombenze quotidiane, sia come sostegno emotivo. Basta guardare le foto della vedova Gucci a distanza di un anno. Nel 2021 appariva ancora sorridente e più in forma al fianco dell’amica Loredana. Ora invece si muove con difficoltà seguita da una badante.Sulla vicenda Gucci sono usciti negli ultimi anni il film di Ridley Scott House of Gucci e anche un libro scritto dalla figlia Allegra, Fine dei giochi. Ma la fine di questa saga difficilmente si vedrà a breve. È ormai noto come dall’uscita dal carcere della Reggiani si sia innescata una guerra sull’eredità di Maurizio Gucci. La vedova e mandante dell’omicidio, infatti, avrebbe diritto (accordo del 1994) a un vitalizio annuo di 1,1 milioni di franchi e 35 milioni di arretrati, diritti confermati da una sentenza della Cassazione del 2020. Ma questo non le è stato mai riconosciuto dalle figlie che si rifiutano di dare a lady Gucci quanto dovuto.Canò si dice «estremamente soddisfatta per questa decisione perché ristabilisce un po’ di verità dopo più di un anno che subisco false accuse e diffamazioni dai media e dalla figlia di Patrizia, Allegra Gucci», ed inoltre dichiara che non intende «riprendere alcun contatto con Patrizia sino a quando non si sarà fatta assoluta chiarezza in merito alle gravi accuse che sono state mosse contro di me. Ringrazio tanto l’avvocato Raffaello Fabbri, perché ha creduto in me e perché mi ha supportato con grande competenza e dedizione in questo delicato processo. Ringrazio anche il giudice perché non si è fatto influenzare dal pregiudizio che è stato creato sulla mia persona, ma ha applicato correttamente la legge, restituendo così un po’ di dignità a me e a mia figlia».