2022-02-20
Oltre 100 camionisti arrestati in Canada. Morsa per soffocare il diritto al dissenso
Dopo i leader del Freedom convoy, fermati anche i manifestanti. La polizia su Twitter: «Vi avevamo detto di andarvene».Le scelte di Trudeau fanno avverare le paure dei (presunti) complottisti. Il blocco dei conti di chi si oppone al pass prova che l’identità digitale è un pericolo.Lo speciale comprende due articoli. A tre settimane dall’inizio delle proteste il redde rationem nei confronti del movimento dei camionisti canadesi, il Freedom convoy, sembra essere arrivato. Ieri a Ottawa più di un centinaio di trasportatori, camionisti e semplici simpatizzanti sono stati arrestati dalla polizia, che oltre a procedere con i fermi ha portato via dalle strade del centro una dozzina tra camion e furgoni. Mezzi che di fatto hanno bloccato la capitale del Paese e parzialmente la sua economia. Non è finita qui, dato che il capo della polizia, Steve Bell, ha fatto sapere che sono quattro i leader della protesta arrestati: tre sono finiti in carcere, uno è tornato in libertà grazie al pagamento della cauzione. Oltre alle inevitabili polemiche per l’azione degli agenti, i vertici delle forze dell’ordine e non solo dovranno fare i conti con un fermo in particolare. Rischia, infatti, di suscitare un polverone l’arresto di Pat King (presunto leader di estrema destra), ripreso e pubblicato in diretta su Facebook nel momento in cui viene privato della libertà. Senza dimenticare che tre giorni fa sono finiti in carcere Tamara Lich e Chris Barber. Il Freedom convoy è di fatto restato senza i principali organizzatori delle proteste.L’operazione è scattata alle 15 (erano le 22 in Italia) e prima di passare dalle parole ai fatti gli uomini di Bell hanno annunciato all’altoparlante: «Andatevene o sarete arrestati». Obiettivo: allentare la pressione dei manifestanti nei pressi del Parlamento. Centinaia gli agenti (provenienti da tutto il Paese) in tenuta antisommossa impiegati nell’operazione. Potrebbe far discutere e non poco il post pubblicato su Twitter, in seguito agli arresti, dall’account della polizia: «Ti avevamo detto di andartene. Ti abbiamo dato il tempo di partire. Eravamo lenti e metodici, eppure tu eri aggressivo con gli ufficiali e i cavalli. In base al tuo comportamento, stiamo rispondendo includendo elmetti e manganelli per la nostra sicurezza». Dalle prime ricostruzioni pare che alcuni agenti abbiano utilizzato spray al peperoncino e granate stordenti. Tra i manifestanti, invece, c’è chi avrebbe lanciato bombole di gas. Nessun ferito, a eccezione di un poliziotto colpito lievemente. Pochi dubbi sul fatto che gli arresti di ieri delineino una svolta. Ottawa e le sue strade paralizzate hanno rappresentato l’ultima roccaforte del movimento, dopo settimane all’insegna di manifestazioni e blocchi nei principali valichi di frontiera con gli Stati Uniti.L’intervento delle forze dell’ordine non sorprende, anzi sembra un’anticipazione di quello che potrebbe succedere nei prossimi giorni se il focolaio del dissenso non si spegnesse completamente. Infatti non bisogna tralasciare che lo scorso lunedì il primo ministro Justin Trudeau ha annunciato l’intenzione di applicare l’Emergencies act, dunque se il Parlamento approvasse lo stato di emergenza al leader di sinistra sarebbe consentito varare «misure temporanee speciali per garantire la sicurezza durante le emergenze nazionali e per modificare altre leggi in conseguenza di ciò». La strategia paventata da Trudeau, che come unico precedente dal dopoguerra «vanta» la lotta al terrorismo degli anni Settanta, non ha spiazzato solo i canadesi. Ma anche organi di stampa di rilievo internazionale, o almeno quelli che hanno avuto il merito di non oscurare le notizie provenienti dal Canada, come hanno fatto invece la maggioranza dei giornali europei. Tra questi l’Economist che ieri sul sito ha duramente attaccato il premier canadese. «I camionisti hanno tutto il diritto di esprimere il loro disaccordo. Un governo saggio ascolterebbe e risponderebbe loro educatamente, prendendo sul serio le proteste e spiegando pazientemente il perché delle restrizioni Covid». E ancora: «Justin Trudeau ha fatto il contrario. In primo luogo ha rifiutato di incontrarli. Quindi ha tentato di escluderli da un dibattito ragionevole». Nonostante la parziale retromarcia decisa da Trudeau, il quale ha garantito che le misure speciali saranno «limitate nel tempo, ragionevoli e proporzionate», le proteste non si sono sopite. All’origine del malcontento dei camionisti le norme sull’obbligo di puntura anti Covid per attraversare il confine tra Canada e Stati Uniti (in alternativa, sono previste lunghe quarantene al rientro dagli Usa, con sospensione lavorativa). Dalla normativa transfrontaliera alla critica nei confronti dell’operato di Trudeau in generale è stato un attimo. Con gli arresti di ieri, e le leggi speciali all’orizzonte, la parabola del Freedom convoy pare giunta alla fine. Circostanza confermata anche da uno dei manifestanti, Jeremy Glass: «È la nostra resistenza finale… Quando finisce, finisce ed è nelle mani di Dio. Alla fine di tutto questo avremo tutti bisogno di tornare all’unità e sbarazzarci di questa divisione». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/oltre-100-camionisti-arrestati-in-canada-morsa-per-soffocare-il-diritto-al-dissenso-2656730178.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-scelte-di-trudeau-fanno-avverare-le-paure-dei-presunti-complottisti" data-post-id="2656730178" data-published-at="1645302418" data-use-pagination="False"> Le scelte di Trudeau fanno avverare le paure dei (presunti) complottisti Ciò che molte persone chiamano sbrigativamente «complottismo» altro non è se non l’intelligenza che cerca un oggetto. Esistono alcune persone che sentono come necessaria la comprensione dei processi che hanno condotto a determinati risultati così come esistono molte persone, e sono la maggior parte, che ritengono la conoscenza dei processi e della concatenazione degli avvenimenti come una fatica superflua, un’inutile fonte di disagio. Esistono molte persone, e sono la maggior parte, che desiderano essere guidate, che vogliono sentire di essere garantite da un «padre protettore», forse perché il loro non è stato abbastanza presente, e proiettano questa esigenza sulle istituzioni. Innanzitutto sullo Stato, il grande padre che tutto regola e, in cambio di un piccolo prelievo perpetuo di denaro, tutto concede. Ma poi sulle istituzioni in genere, le fonti del potere, dalla maestra agli insegnanti alla segreteria studenti, dalla questura alla dirigenza del personale dell’azienda, dall’Inps fino alle pompe funebri, l’istituzione finale. Queste persone sono «la carne del potere», il nutrimento del sistema, ed è una fortuna in fondo che ci siano e che siano così tante. Ma ci sono altri che non riescono ad accettare qualcosa di incomprensibile, che non riescono a non completare le terzine della Divina Commedia quando le sentono, che non riescono a non pensare che 2 sommato a 2 faccia 4. Costoro vengono stigmatizzati col termine «complottisti», termine che fino a prima del Covid indicava quelli che non credevano che Oswald avesse ammazzato Kennedy e che oggi vede definire le categorie tra coloro che in generale accettano la narrazione e coloro che non la accettano. Bisogna però fare un distinguo molto chiaro: esistono ipotesi legittime e ipotesi illegittime. Le ipotesi illegittime sono semplicemente quelle che si basano su dati e informazioni non controllabili, non condivisi e non uniformi, sono le «teorie del sospetto» che nascono grazie a un presunto accesso privilegiato a informazioni segrete. Queste non sono interessanti, sono l’equivalente paranoico del «padre assente» di cui si parlava prima e, proprio come il marxismo, non possono essere mai confutate. Le ipotesi legittime, invece, sono quelle che si basano sui dati di fatto, accettati e riconosciuti da tutti e che conducono alla formulazione di ipotesi che soddisfano i criteri di funzionamento di un sistema e che possono essere confermate o smentite. Il fatto che per il vaccino del Covid si sia scelto di contravvenire a prassi e cautele sino a quel momento adottate per tutti gli altri vaccini è un dato di fatto, formulare ipotesi sulle motivazioni è legittimo. Il fatto che per il vaccino del Covid si debba firmare una liberatoria è un dato di fatto, chiedersi come mai è legittimo. L’ipotesi che i richiami ripetuti e ravvicinati possano avere effetti negativi sul sistema immunitario non è «complottismo», è un assunto medico. L’esistenza di un testo intitolato Covid 19: The great reset scritto da Klaus Schwab in cui si ipotizza la creazione di una cittadinanza nuova basata su autorizzazioni digitali rilasciate dall’autorità centrale per poter accedere ai servizi essenziali è un fatto, non è complottismo. Nel 1960, soltanto una farmacologa, Frances Kelsey, si oppose al riconoscimento del farmaco Talidomide negli Usa, già usato da anni in molti Paesi per alleviare le nausee da gravidanza, ipotizzando gravi effetti avversi sui nascituri. Dopo migliaia di morti e di malformazioni, nel 1962 il Talidomide fu ritirato in tutto il mondo e Frances Kelsey cessò di essere una «bieca complottista». Purtroppo un grande numero di «ipotesi complottiste» si sta rivelando fondata negli ultimi due anni, ma ciò che sta accadendo in questi giorni rappresenta un vero e proprio salto di qualità: in Canada il premier Justin Trudeau, incapace di fare fronte alla protesta dei truckers, sta minacciando il blocco dei conti correnti dei manifestanti. Ecco l’epifania: l’ipotesi che i «complottisti» formulano da anni, il blocco delle credenziali digitali come strumento di limitazione della libertà, si è palesato. Grazie a Trudeau il «complotto» è diventato realtà, ora sappiamo che tutto ciò non solo è teoricamente possibile ma lo stanno facendo ora. La sospensione del conto corrente per motivi politici non è più una distopia cinese, è una realtà applicata in uno Stato occidentale e democratico come il Canada. Benedetto sia Justin giacché la verità è stata svelata, il rischio si è palesato come reale, il nostro rapporto con il mondo si è arricchito di un elemento decisivo. Il complottismo non è nient’altro che l’istinto ancestrale che l’uomo usa per difendersi dai predatori. In alcuni è ancora vivo.
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
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L'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)