2023-03-13
Olga Milanese: «Quella sull’obbligo vaccinale è stata una sentenza nulla»
L’avvocato: «La Corte deve valutare se una legge è conforme alla Costituzione, non alle (presunte) evidenze scientifiche. Il diritto del singolo prevale sull’interesse collettivo».«Abbiamo avviato una petizione per chiedere le dimissioni dei giudici della Corte Costituzionale: ci sono fondati motivi per considerare le due sentenze promulgate a favore dell’obbligo vaccinale dei sanitari nulle o inesistenti». Olga Milanese, avvocato e giurista, scandisce le parole mentre annuncia l’iniziativa dell’associazione Umanità & Ragione che presiede. È lei che ha promosso la raccolta di firme per il referendum contro il green pass. È lei che ha lanciato la Richiesta di Aiuto Umanitario per l’Italia (che ha spinto Amnesty International a pubblicare l’allerta sulla violazione dei diritti umani in Italia) e ha depositato denuncia alla Corte Penale Internazionale raccogliendo le testimonianze di migliaia di italiani.Non trova potenzialmente pericoloso che sia messo in discussione l’operato del massimo organo di giustizia del nostro Paese?«Le giro la domanda: non troviamo pericoloso che tale organo, la Corte Costituzionale, anziché verificare la conformità delle norme sull’obbligo vaccinale alla Costituzione, si sia invece cimentata in una tortuosa valutazione della conformità di quelle norme alla “scienza del momento”»?Perché la Consulta non doveva adeguare le proprie decisioni alle evidenze scientifiche?«Perché non è questo il suo compito. Stabilendo che il suo giudizio dovesse “avere ad oggetto l’accertamento della non irragionevolezza e della proporzionalità della disciplina rispetto al dato scientifico posto a disposizione”, e non il rispetto ai precetti costituzionali, la Consulta ha dismesso le vesti di organo deputato alla tutela della Costituzione per trasformarsi in una “Corte garante della Scienza Suprema”: è questa la definizione che meglio descrive il ruolo e la funzione che si è ritagliata». Parte dell’opinione pubblica ritiene che essendoci una situazione di emergenza, l’obbligo di vaccinazione fosse giustificato.«Compito della Corte era vagliare il rispetto dei diritti umani da parte del legislatore; invece, nella sentenza n.14, la Consulta ha scritto che la sua decisione deve fondarsi su “l’adeguata considerazione delle risultanze scientifiche disponibili”: questo non soltanto è un errore, è proprio un orrore giuridico. La decisione avrebbe dovuto fondarsi sulla conformità dell’obbligo vaccinale ai precetti costituzionali e a null’altro». I giudici hanno dichiarato di essersi conformati a sentenze precedenti della Corte…«In realtà nelle sentenze sono citati alcuni precedenti della Corte che però erano giunti ad altre conclusioni. E comunque, il parametro avrebbe dovuto essere il rispetto della Costituzione, non dei precedenti sanciti dalla Corte».La Corte ha anche stabilito che la pronuncia riguarda «la coerenza con le conoscenze medico-scientifiche del momento».«No, la pronuncia avrebbe dovuto riguardare la conformità alla Carta Costituzionale, punto. È molto grave che la Corte ribadisca che la discrezionalità del legislatore debba “essere esercitata alla luce delle condizioni sanitarie ed epidemiologiche, accertate dalle autorità preposte”. Emblematico che la Corte sostenga che siano le “acquisizioni della ricerca medica” a dover guidare il legislatore». Non è così?«Spieghino, i giudici della Consulta, in quale parte della Costituzione è scritto che l’operato del potere esecutivo e legislativo debba essere guidato dalla scienza».Il giudice Alessandra Chiavegatti ha dichiarato che il governo e la Consulta non hanno tenuto conto dell’evidenza scientifica, che mostrava chiaramente che il vaccino non impediva il contagio. «Ripeto, a mio avviso il punto non è questo. Anche se il vaccino avesse impedito il contagio, e si sapeva già allora che non era così, la fondatezza delle “informazioni” medico-scientifiche - errate - cui la Corte ha fatto riferimento a nessun titolo avrebbe dovuto trovare spazio in un giudizio che doveva essere solo finalizzato al vaglio “costituzionale” di quelle leggi. L’errore imperdonabile dei giuristi è stato proprio quello di addentrarsi nelle “motivazioni medico-scientifiche”, dimentichi di ciò di cui si sarebbero dovuti occupare: il diritto».I diritti umani e le libertà sancite dalla Carta?«Certo. La gravità di quest’avallo da parte della Consulta è senza precedenti, e certamente non è degna di un Paese civile e democratico».Eppure, l’articolo 32 della Costituzione parla di diritto dell’individuo ma anche di interesse della collettività.«La Corte ha stravolto il pur chiaro contenuto letterale di quell’articolo: la nostra Repubblica deve, appunto, tutelare il “diritto” dell’individuo alla salute e l’“interesse” della collettività, non viceversa! Un “interesse”, pubblico o privato che sia, non può mai acquisire una rilevanza tale da sovrastare un diritto, come invece è successo. “Diritto” e “interesse” non sono equiparabili, il primo dovrebbe sempre prevalere, come spiegarono i Padri Costituenti. C’è una gerarchia tra i due riferimenti, come è ben spiegato nella chiosa finale dell’articolo 32, in cui si specifica che “in nessun caso l’obbligo sanitario può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”». Quindi la collettività viene dopo l’individuo?«È inciso con lettere di fuoco nei verbali dell’Assemblea Costituente: lo scopo primario della Costituzione consiste nel mettere al centro dell’ordinamento l’essere umano in quanto tale e garantire che diritti e libertà fondamentali dell’uomo non siano mai violati dallo Stato, che li “riconosce e garantisce” nell’articolo 2 della Costituzione».La vulgata post-pandemica sostiene invece che l’«egoismo» del singolo non possa condizionare l’interesse della collettività.«Bisogna che i cittadini (e non solo loro, ahinoi) conoscano e rispettino la loro Costituzione. Nell’articolo 2 si chiarisce che i diritti inviolabili appartengono all’uomo per nascita e non perché concessi, o negati, da una norma. Tant’è che la Costituzione non si limita a riconoscerli, ma li “garantisce”: se venissero soltanto “riconosciuti”, non sarebbero che un riflesso dei poteri dello Stato».I sostenitori dell’obbligo ritengono ci sia stato un consenso informato.«La sentenza n.14 vorrebbe tristemente insegnarci che la parola “consenso” non significa più “conformità di voleri” di due soggetti: consenso sarebbe l’accettazione di un’obbligazione, imposta dallo Stato con il ricatto della condanna alla fame in caso di inottemperanza. Stando alla nuova definizione coniata dalla Corte, non conta che tale accettazione non sia libera». Quindi non c’è stato consenso?«Le sembra legittimo obbligare a rilasciare il consenso su un obbligo?».Le persone però erano informate. O no?«La cosiddetta “informazione” è stata latitante, non solo negli hub vaccinali, ma anche, a quanto pare, nella valutazione dei giudici».Lo sdegno dei giuristi a questo punto dovrebbe essere unanime…«Ci chiediamo per quale motivo i colleghi avvocati, magistrati e i cultori della “scienze giuridiche” non abbiano il coraggio di levare la propria voce dinanzi allo scandalo di asserzioni che stravolgono la nostra cultura giuridica e mortificano la ragione. L’iter argomentativo della Consulta e le fonti citate sono, di fatto, motivazioni meramente apparenti e, pertanto, nulle».L’art. 111 della Costituzione recita che «tutti i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati».«Appunto: secondo la Corte di Cassazione (sentenza n. 37662/2021), l’art. 111 esprime un preciso imperativo di esplicitare le ragioni alla base delle pronunce. Una sentenza non può mai risolversi in apodittiche affermazioni di principio, avulse dalle evidenze probatorie. Ed è questo, invece, che è avvenuto. Sono, quindi, diversi e particolarmente gravi i motivi per i quali le sentenze n.14 e n.15 della Corte Costituzionale sull’obbligo di vaccinazione dei sanitari dovrebbero considerarsi nulle se non addirittura inesistenti».Cosa manca nelle sentenze?«Manca proprio ciò che avrebbe dovuto valutare la Corte, ossia la conformità alla Costituzione delle norme che hanno stabilito l’obbligo vaccinale. L’asserita legittimità delle norme è stata proclamata unicamente sulla base di una non meglio precisata “evidenza scientifica” assurta a verità assoluta in quanto promanante dalle istituzioni. Per di più mancano gli stessi “dati scientifici” invocati - impropriamente - dalla Corte a sostegno della giustezza delle decisioni del legislatore».Non avrebbe potuto essere diversamente: non ci sono.«È così. La Corte ha individuato le “prove” della congruità delle decisioni del governo nelle giustificazioni che lo stesso governo ha fornito a sé stesso, cimentandosi in valutazioni politiche che non le sarebbero consentite».La Corte ha tradito il suo ruolo?«Non si può giungere ad altra conclusione se non questa: non solo non ha vagliato il rispetto dei precetti costituzionali, ma ha avuto l’ardire di affermare che il conflitto tra interessi individuali e collettivi possa essere risolto in modo “tragico” con il sacrificio totale del singolo in favore della collettività». Cosa intendete fare?«Non intendiamo avallare l’indebito ed oltraggioso tentativo di sovversione dei principi sanciti nella Carta costituzionale. Il castello di carte costruito con queste sentenze crolla davanti alla Costituzione, forgiata sull’uomo e sul rispetto della persona. I lavori della “edificazione” della Carta restano ad imperitura memoria, come testimonianza e monito all’operato di tutti gli organi dello Stato. Presto avvieremo importanti azioni al riguardo».
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.