Il blackout di San Francisco ha fermato i taxi senza conducente, incapaci di riconoscere i semafori perché spenti. Nessun ferito e una grande opportunità: trarre insegnamenti da questo esperimento imprevisto.
Quanto accaduto ieri a San Francisco dimostra che a proposito di guida autonoma c’è ancora molto da fare prima di poterla considerare una modalità di trasporto affermata e affidabile. Stando a quanto si è potuto comprendere, sabato scorso nella città californiana si è verificato un incendio che ha devastato una sottostazione elettrica provocando un blackout che ha spento taluni server. Questi hanno ha portato i veicoli senza conducente della Waymo a fermarsi. Nessuno si è fatto male ma il traffico si è bloccato.
I computer che guidano i mezzi non sono più stati in grado di calcolare come muoversi anche perché i sensori di bordo leggono lo stato dei semafori e questi erano spenti. Dunque Waymo in sé non ha alcuna colpa, e soltanto domenica pomeriggio è stato ripristinato il servizio. Dunque questa volta non c’è un problema di sicurezza per gli occupanti e neppure un pericolo per chi si trova a guidare, piuttosto, invece, c’è la dimostrazione che le nuove tecnologie sono terribilmente dipendenti da altre: in questo caso il rilevamento delle luci dei semafori, indispensabili per affrontare gli incroci e le svolte. Qui si rivela la differenza tra l’umano che conduce la meccanica e l’intelligenza artificiale: innanzi a un imprevisto, seppure con tutti i suoi limiti e difetti, un essere umano avrebbe improvvisato e tentato una soluzione, mentre la macchina (fortunatamente) ha obbedito alle leggi di controllo. Il problema non ha coinvolto i robotaxi Tesla, che invece agiscono con sistemi differenti, più simili ai ragionamenti umani, ovvero sono più indipendenti dalle infrastrutture della circolazione. Naturalmente Waymo può trarre da questo evento diverse considerazioni. La prima riguarda l’effettiva dipendenza del sistema di guida dalle infrastrutture esterne; la seconda è la valutazione di come i mezzi automatizzati hanno reagito alla mancanza di informazioni. Infine, come sarà possibile modificare i software di controllo affinché, qualora capiti un nuovo incidente tecnico, le auto possano completare in sicurezza il servizio. Dall’esterno della vicenda è invece possibile valutare anche altro: le tecnologie digitali applicate alle dinamiche automobilistiche non sono ancora sufficientemente autonome. Sia chiaro, lo stesso vale per navi e aeroplani, ma mentre per questi ultimi gli algoritmi dei droni stanno già portando a una ricaduta di tecnologia che viene trasferita ai velivoli pilotati, nel campo automobilistico c’è ancora molto lavoro da fare. Proprio ieri, sempre negli Usa, il pilota di un velivolo King Air da nove posti è stato colpito da un malore. La chiamano “pilot incapacitation” e a bordo non c’era nessun altro che potesse prendere il controllo e atterrare. Ed è qui che la tecnologia ha salvato aeroplano e occupanti: il passeggero che sedeva accanto all’uomo ha premuto il tasto del sistema “Autoland”, l’autopilota ha scelto la pista idonea per lunghezza più vicina alla posizione dell’aereo e alla rotta percorsa, ha avvertito il centro di controllo e anche messo il passeggero nelle condizioni di dichiarare la necessità di un’ambulanza sul posto. L’alternativa sarebbe stato un disastro aereo con diverse vittime. La notizia potrebbe sembrare senza alcuna correlazione con quanto accaduto a San Francisco, ma così non è: il produttore del sistema di navigazione dell’aeroplano è Garmin, ovvero il medesimo che fornisce navigatori al settore automotive. E che prima o poi vedremo fornire uno dei suoi prodotti a qualche costruttore di automobili.
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Humphrey Bogart (Getty Images)
Il 25 dicembre, oltre a rappresentare la venuta al mondo di Gesù Cristo, è anche data di compleanni illustri nella storia. Il più noto è il matematico e scienziato inglese Isaac Newton.
Il Natale è tradizionalmente associato alla nascita di Nostro Signore, ma il 25 dicembre attraversa la storia anche come data di nascita di sovrani, scienziati e protagonisti della cultura contemporanea. Dal Medioevo all’età moderna, fino alla politica, allo spettacolo e alla moda, gli annali restituiscono una costellazione di figure diverse per epoca e ruolo, unite, sventuratamente per chi compie gli anni questo giorno, da una ricorrenza che tende spesso a mettere in ombra i compleanni. Ecco alcuni dei nomi più noti, in ordine cronologico.
Giovanni IV Lascaris (1250-1305)
Giovanni IV Lascaris fu imperatore di Nicea, uno degli Stati bizantini sorti dopo la caduta di Costantinopoli nel 1204. Salì al trono ancora bambino nel 1258, sotto la reggenza di Michele VIII Paleologo, che nel 1261 riconquistò Costantinopoli. Poco dopo, Giovanni IV venne deposto, accecato e relegato in un monastero. La sua vicenda segna simbolicamente la fine della dinastia dei Lascaris e l’avvio dell’ultima fase dell’Impero bizantino.
Isaac Newton (1642-1727)
Isaac Newton nacque il 25 dicembre 1642 secondo il calendario giuliano allora in vigore in Inghilterra. È considerato uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi e una figura centrale della Rivoluzione scientifica. Con i Principia Mathematica formulò le leggi del moto e della gravitazione universale, gettando le basi della fisica classica. Fu anche matematico, astronomo e filosofo naturale. Il suo pensiero ha influenzato in modo decisivo la scienza per oltre due secoli, fino all’avvento delle innovazioni nel mondo della fisica introdotte da Albert Einstein.
Humphrey Bogart (1899-1957)
Nato il giorno di Natale del 1899, Humphrey Bogart è stato uno dei volti più iconici della Hollywood classica. Dopo anni da caratterista, raggiunse la celebrità negli anni Quaranta con film come Il mistero del falco, Casablanca e Il grande sonno. Il suo stile asciutto e disincantato lo rese il simbolo dell’antieroe moderno. Vinse l’Oscar come miglior attore per La regina d’Africa e rimane una figura centrale nella storia del cinema.
Annie Lennox (1954)
Nata ad Aberdeen, in Scozia, nel 1954, Annie Lennox è diventata celebre come voce degli Eurythmics, duo che negli anni Ottanta ha segnato la musica pop internazionale con brani come Sweet Dreams. Parallelamente ha costruito una solida carriera solista, ottenendo premi e riconoscimenti. Oltre all’attività musicale, Lennox è nota per il suo impegno umanitario e civile, in particolare sui temi dei diritti delle donne e della lotta all’Hiv/Aids.
Helena Christensen (1968)
Originaria di Copenaghen, capitale danese, Helena Christensen è una delle supermodelle simbolo degli anni Novanta. Ha lavorato per le principali maison di moda e ha posato per le copertine delle riviste internazionali più prestigiose. Accanto alla carriera sulle passerelle, ha sviluppato un percorso come fotografa, esponendo i suoi lavori in gallerie e musei.
Justin Trudeau (1971)
Figlio dell’ex primo ministro canadese Pierre Elliott Trudeau, Justin è entrato in politica dopo una carriera come insegnante. Nel 2015 ha guidato il Partito liberale alla vittoria elettorale, diventando primo ministro del Canada. Il suo mandato è stato segnato da politiche orientate all’inclusione sociale, alla transizione ambientale e a un forte profilo internazionale. Un piccolo aneddoto: l’ex primo ministro canadese ha ufficializzato la relazione sentimentale con la pop star Katy Parry.
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Getty Images
Israele è sempre più allarmato dalle ambizioni nucleari e balistiche dell’Iran. E cerca di rafforzare la sponda con Washington.
Secondo quanto riferito da Nbc News, Israele sarebbe fortemente preoccupato «per il fatto che l'Iran stia espandendo la produzione del suo programma di missili balistici». In questo contesto, sempre secondo la stessa testata, Benjamin Netanyahu avrebbe intenzione di sottoporre a Donald Trump opzioni per un nuovo attacco contro la Repubblica islamica, in occasione della sua visita in Florida prevista per il 29 dicembre.
Era inoltre il 22 dicembre, quando il Times of Israel ha riferito che «Israele ha avvertito l'amministrazione Trump che il corpo delle Guardie della rivoluzione Islamica dell'Iran potrebbe utilizzare un'esercitazione militare in corso incentrata sui missili come copertura per lanciare un attacco contro Israele». «Le probabilità di un attacco iraniano sono inferiori al 50%, ma nessuno è disposto a correre il rischio e a dire che si tratta solo di un'esercitazione», ha in tal senso affermato ad Axios un funzionario di Gerusalemme.
Tutto questo, mentre il 17 dicembre il direttore del Mossad, David Barnea, aveva dichiarato che lo Stato ebraico deve «garantire» che Teheran non si doti dell’arma atomica. «L'idea di continuare a sviluppare una bomba nucleare batte ancora nei loro cuori. Abbiamo la responsabilità di garantire che il progetto nucleare, gravemente danneggiato, in stretta collaborazione con gli americani, non venga mai attivato», aveva detto.
Insomma, la tensione tra Gerusalemme e Teheran sta tornando a salire. Ricordiamo che, lo scorso giugno, le due capitali avevano combattuto la «guerra dei dodici giorni»: guerra, nel cui ambito gli Stati Uniti avevano colpito tre siti nucleari iraniani, per poi mediare un cessate il fuoco con l’aiuto del Qatar. Non dimentichiamo inoltre che Trump punta a negoziare un nuovo accordo sul nucleare di Teheran con l’obiettivo di scongiurare l’eventualità che gli ayatollah possano conseguire l’arma atomica. Uno scenario, quest’ultimo, assai temuto tanto dagli israeliani quanto dai sauditi.
Il punto è che le rinnovate tensioni tra Israele e Teheran si stanno verificando in una fase di fibrillazione tra lo Stato ebraico e la Casa Bianca. Trump è rimasto irritato a causa del recente attacco militare di Gerusalemme a Gaza, mentre Netanyahu non vede di buon occhio la possibile vendita di caccia F-35 al governo di Doha. Bisognerà quindi vedere se, nei prossimi giorni, il dossier iraniano riavvicinerà o meno il presidente americano e il premier israeliano.
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2025-12-25
Non Sparate sul Pianista | Funaro (sindaco di Firenze): «Su Cherubini e Gui ha ragione Muti»
Il Comune fiorentino sposa l’appello del Maestro per riportare a casa le spoglie di Cherubini e cambiare nome al Teatro del Maggio, in onore di Vittorio Gui. Partecipano al dibattito il direttore del Conservatorio, Pucciarmati, e il violinista Rimonda.







