Pasquale Tridico
A Bruxelles, la commissione guidata da Pasquale Tridico avanza la proposta di prelevare il 2% a chi è oltre 100 milioni. Gettito previsto: 67 miliardi l’anno. I contribuenti europei: si inizia così poi arriva la tassa continentale a tutti.
La patrimoniale proposta da Maurizio Landini, ovvero prelevare l’1,3% sul patrimonio netto di chi possiede più di 2 milioni di euro, è stata rispedita al mittente in Italia, però rischia di rientrare dalla finestra attraverso l’Europa. Al Parlamento europeo, gli eurodeputati hanno infatti esaminato la possibilità di introdurre una forma di imposizione minima sui patrimoni molto elevati, nell’ambito di un più ampio programma volto a rendere i sistemi fiscali «più equi». Il tema è stato al centro di un’audizione organizzata l’11 dicembre dalla sottocommissione per le questioni fiscali del Parlamento europeo - la Fisc presieduta dal grillino Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps - alla quale hanno partecipato rappresentanti della Commissione Ue, dell’Ocse, dell’Osservatorio fiscale dell’Unione e della Tax Foundation Europe.
Al centro del dibattito la proposta illustrata da Gabriel Zucman, economista dell’Osservatorio fiscale della Ue, il quale ha avanzato l’idea di un’imposta minima sui cosiddetti patrimoni «estremi». Secondo i suoi calcoli, tassare al 2% i cittadini europei con patrimoni superiori ai 100 milioni di euro potrebbe garantire un gettito fino a 67 miliardi di euro l’anno. Una cifra considerata appetibile in una fase in cui l’Unione è alla ricerca di nuove risorse per finanziare le proprie politiche, in particolare quelle per la Difesa. Senza contare i 90 e passa miliardi, in pratica a fondo perduto, che a breve prenderanno la direzione di Kiev.
Secondo Tridico, «la Ue continua a confrontarsi con profonde disuguaglianze nelle nostre società e si trova ad affrontare importanti sfide nel mobilitare le risorse necessarie per finanziare le sue politiche», e «lo studio presentato dall’Osservatorio fiscale europeo evidenzia serie preoccupazioni», ha sottolineato il candidato del Campo largo sconfitto recentemente in Calabria, «circa l’efficacia delle imposte sul patrimonio netto finora adottate dai singoli Stati membri nel contrastare le ingenti fortune concentrate in un numero ristretto di cittadini. Queste carenze derivano dalle esenzioni, dall’erosione delle basi imponibili e dalla facilità di mobilità della ricchezza». E dunque? «Per affrontare queste debolezze e offrire una soluzione credibile a livello europeo, si dovrebbero prendere in considerazione nuove proposte, tra cui quella avanzata da mister Zucman», ha detto Tridico.
Il problema, ha replicato invece Michael Christl della Tax Foundation Europe, è che l’europatrimoniale avrebbe degli effetti collaterali non secondari. Secondo Christl, un aumento della pressione fiscale sui grandi patrimoni non porterebbe maggiore equità, bensì disinvestimenti, delocalizzazioni e fughe di capitali verso Paesi extra Ue - a partire dalla Gran Bretagna passando per la Svizzera, fino a Dubai e persino Stati Uniti - rendendo l’Europa meno competitiva e meno attrattiva di quello che è già a causa della devastante burocrazia soprattutto green e la rigida impalcatura fiscale. Anche tra gli eurodeputati il fronte appare spaccato. C’è chi ha chiesto prove empiriche più solide sul legame tra nuove imposte e trasferimento dei contribuenti facoltosi, e chi invece ha sottolineato come la ricerca di maggiore equità sociale debba comunque fare i conti con la necessità di non compromettere la capacità dell’Europa di attrarre investimenti.
Nel dibattito si è inserita con toni durissimi l’Associazione dei contribuenti europei (Taxpayers of Europe), che ha definito «inquietante» la discussione in corso. Il presidente Michael Jaeger ha chiesto di «stroncare sul nascere» ogni ipotesi di armonizzazione fiscale europea, ricordando che la tassazione del reddito e del patrimonio è competenza esclusiva degli Stati membri. Secondo l’associazione, esempi come quello francese dimostrano inoltre che anche il solo annuncio di una tassa patrimoniale può provocare effetti devastanti: in Francia, è stato ricordato, la fuga di capitali avrebbe raggiunto i 35 miliardi di euro. La paura, avvertono i contribuenti europei, è che una tassa pensata oggi per colpire gli «iper ricchi» finisca domani per estendersi a famiglie e imprese, anche attraverso strumenti come il futuro Registro patrimoniale dell’Ue. Un passo che, secondo i critici ma banalmente secondo il buon senso, rischierebbe di trasformare la ricerca di equità fiscale in un boomerang per l’economia europea. Meno ricchi uguale meno lavoro, meno investimenti, meno risparmi da gestire, meno soldi che girano. Più povertà. Alla fine saremmo magari più «equi», come propongono i cervelloni continentali, nel senso che saremmo tutti più indigenti.
Un allarme che cresce mentre Bruxelles continua a discutere di nuove entrate, con il timore sempre più diffuso che, invece di trattenere capitali e investimenti, l’Europa finisca per spingerli definitivamente oltre i suoi confini.
Continua a leggere
Riduci
Antonio Di Pietro (Ansa)
L’ex magistrato lancia l’allarme in vista del referendum: «Vogliono spostare due milioni di voti di italiani all’estero, a loro insaputa». Una nuova richiesta può far slittare il voto.
La riforma della giustizia, di cui in Italia si discute ormai da decenni, potrebbe finalmente diventare realtà. Approvata dal Parlamento, deve ora superare l’ultimo scoglio: il referendum confermativo che si terrà la prossima primavera. Cavallo di battaglia di tutto il centrodestra, questa riforma epocale è invece ferocemente osteggiata dalla sinistra che, sin dai tempi del berlusconismo, sostiene che la divisione delle carriere rappresenterebbe una picconata alla democrazia e all’autonomia dei giudici.
Passata la sbornia per Gaza, che ha riportato in piazza anche i progressisti in pantofole, la sinistra si è prontamente mobilitata per condurre questa nuova battaglia. Ieri, infatti, è nato ufficialmente il comitato per il no. Tra i promotori, figurano anche Maurizio Landini (Cgil), Gianfranco Pagliarulo (Anpi) e persino una rediviva Rosy Bindi. La direzione del comitato, invece, è stata affidata al piddino Giovanni Bachelet. Che, durante la conferenza di presentazione, ha affermato che «l’unico obiettivo che persegue» questa riforma sarebbe «quello di indebolire il controllo di legalità sulle scelte di chi esercita il potere».
Non la pensa così, però, un ex magistrato come Antonio Di Pietro, di certo non sospettabile di simpatie destrorse. Anzi, attraverso il comitato «Sì separa», l’ex leader dell’Italia dei valori è sceso in campo in prima fila per perorare la bontà della riforma. Durante un convegno a Napoli, Di Pietro ha colto l’occasione per denunciare il rischio brogli al referendum: «Si stanno già costituendo organizzazioni per controllare il voto degli italiani all’estero che, come già avvenuto in passato, raccolgono gli elenchi degli elettori, costruiscono e spediscono queste lettere, ci mettono il voto, all’insaputa del diretto interessato».
Più in particolare, l’ex pm di Mani pulite si riferisce agli iscritti all’Aire: «Parliamo di 2 milioni di voti che spostano il risultato», ha precisato Di Pietro. Che poi ha spiegato: «Ci sono gruppi organizzati, appartenenti a specifici partiti politici e sindacati, che con questo sistema stanno già organizzando le “buste” di voti da far arrivare in Italia. Un fatto che rischia di determinare una falsificazione del risultato. Lo voglio denunciare oggi prima che sia troppo tardi. Invito il governo, perché fa ancora in tempo, a fare una legge di un solo articolo che permetta agli elettori all’estero di votare di persona, alle ambasciate o ai consolati, con il proprio documento di identità. Una norma con la quale si applicano al referendum le stesse modalità di voto previste per le elezioni europee». Per scongiurare qualsiasi truffa elettorale, peraltro, Di Pietro ha anche lanciato l’idea di istituire il comitato «Giustizia senza confini», proprio per tutelare il voto dei nostri connazionali all’estero.
Mentre la campagna referendaria inizia a entrare nel vivo, Carlo Nordio ha assicurato che questa riforma costituzionale è solo l’inizio di un piano d’azione molto più ampio. «Quando avremo chiuso la parentesi del referendum, metteremo subito mano al processo penale», ha dichiarato ieri il ministro della Giustizia. Secondo Nordio, occorre ripensarne l’impianto per renderlo davvero «garantista», basandolo su pochi ma irrinunciabili pilastri: la presunzione d’innocenza, la certezza di una pena umana e la rieducazione del condannato. «Questi principi spero che troveranno attuazione in questa legislatura e l’esito del referendum dovrebbe facilitarle», ha affermato il Guardasigilli.
In serata è poi arrivata la notizia di una nuova richiesta di referendum sulla giustizia (da parte di 15 cittadini) che potrebbe far slittare la data della consultazione sulla riforma Nordio. Un’eventualità che non incontrerebbe il favore della maggioranza, intenzionata ad affrontare al più presto l’esame delle urne.
Continua a leggere
Riduci
Si avvicina il cenone della vigilia e il pranzo di Natale, ed ecco un’idea sfiziosa facilissima e buonissima che mette d’accordo tutti per un antipastino veloce, o un accompagnamento per l’aperitivo da portare in tavola tiepido per aprire le giuste celebrazioni gastronomiche.
Ingredienti – Una confezione di pasta sfoglia rettangolare, una pera, 100 gr di Camembert, 100 gr di Pecorino semi-stagionato (ma i formaggi potete sceglierli a gusto vostro) 2 cucchiai di miele, 4 o 5 noci, un cucchiaio di timo secco o alcuni rametti se fresco, una mezza melagrana, alcuni rametti di rosmarino, un uovo.
Procedimento – Piegate in tre per il verso della lunghezza la pasta sfoglia: sul terzo esterno fate tanti taglietti orizzontali sì da formare una frangia, su quello centrale sistemate le fette di formaggio alternando i gusti e sopra altrettante fettine di pera che cospargerete con le noci grossolanamente sbriciolate dopo averle sgusciate, le foglioline di timo e napperete con il miele. Ora con l’altro terzo di pasta sfoglia ricoprite il cacio e pere in modo da formare uno scrigno e disponete su questo le lamelle di pasta sfoglia del primo terzo avendole un po’ attorcigliate. Ora modellate il panetto a corona. Sbattete l’uovo e pennellate la superficie. Infornate a 180 gradi per circa una ventina di minuti. Nel frattempo sgranate la melagrana. A cottura ultimata guarnite la corona con i chicchi di melagrana (sembreranno palline di Natale, ma rinfrescano molto la bocca) e qualche rametto di rosmarino.
Come far divertire i bambini – Fate decorare a loro la corona con la melagrana saranno entusiasti.
Abbinamento – Abbiamo scelto un Moscato di Pantelleria, ma vinificato fresco; ottimo l’abbinamento con Franciacorta saten spumante o con un Cartizze.
Continua a leggere
Riduci





